Sentenza Turetta, i giovani assassini saranno pure inesperti ma questo non li rende meno crudeli
Provate a contare fino a 75. Anzi, provate a mimare una coltellata e fate su e giù col coltello per 75 volte. Durante questi interminabili secondi, che diventano minuti, vi renderete conto che la vostra mente ha tutto il tempo di elaborare ciò che state facendo. Nello specifico, voi state solo mimando una serie di […] L'articolo Sentenza Turetta, i giovani assassini saranno pure inesperti ma questo non li rende meno crudeli proviene da Il Fatto Quotidiano.

Provate a contare fino a 75. Anzi, provate a mimare una coltellata e fate su e giù col coltello per 75 volte. Durante questi interminabili secondi, che diventano minuti, vi renderete conto che la vostra mente ha tutto il tempo di elaborare ciò che state facendo. Nello specifico, voi state solo mimando una serie di coltellate, ma provate a pensare a chi effettivamente si avventa su un altro essere umano con la precisa intenzione di ferirlo, di fargli male e coltellata dopo coltellata, vede il sangue sgorgare sul corpo della vittima, la sente urlare e dimenarsi nel tentativo di divincolarsi e questo, potrebbe avvenire già dopo la prima coltellata. Pensate alle restanti 74, pensate a quanta ferocia e a quanta crudeltà sono necessarie per continuare ad infierire su quel corpo. Anche perché quel corpo, appartiene ad una persona conosciuta, a qualcuno che ha fatto parte della vita dell’assassino.
Martedì, la Corte d’assise di Venezia ha stabilito che le 75 coltellate inflitte da Filippo Turetta – condannato all’ergastolo – sul corpo di Giulia Cecchettin non possono essere considerate espressione di crudeltà, semmai di inesperienza. Secondo la Corte, infatti, a mani più esperte sarebbero bastate meno coltellate per ferire a morte una vittima. Della serie, pochi colpi ben dati. Dunque, Filippo Turetta ha martoriato il corpo di Giulia e poi, con estrema lucidità, ha cercato di nascondere il corpo e di fuggire. Il tutto, senza “crudeltà”, ma solo con la misera inesperienza di uno che non sa bene come si ammazza una ex fidanzata. Di sicuro, qualcosa di veramente crudele c’è: il dolore di un genitore costretto ad accettare una sentenza che liquida come inesperto, ma non crudele l’assassino di sua figlia, brutalmente ammazzata con 75 coltellate. Turetta è stato spietato, ma non crudele. E’ stato inesperto, ma efferato per motivi abbietti.
Le sentenze si rispettano, ma non sempre si condividono. Questa in particolare è una sentenza che obbliga ad una riflessione. Turetta ha avuto la pena massima e gli è stata attribuita anche la premeditazione, ma tutto questo stride un po’ con il mancato riconoscimento dell’aggravante della crudeltà, tenendo conto delle modalità con le quali è avvenuto questo delitto. Turetta sapeva come e quando agire, ha infierito sul corpo di Giulia più e più volte, fermandosi solo quando certo di aver definitivamente messo a tacere quella donna che lo tormentava coi suoi rifiuti, con la sua volontà di essere libera, sopraffatto da quell’insopportabile sensazione di sentirsi inferiore a lei.
Forse anche Mark Samson – l’assassino di Ilaria Sula – potrebbe essere considerato semplicemente inesperto, per essersi avvalso dell’aiuto di sua madre per ripulire il sangue della povera Ilaria dalla sua cameretta. Come pure Stefano Argentino, che ha sgozzato in mezzo alla strada la sua collega universitaria Sara Campanella davanti a decine di persone, per poi scappare insieme ai genitori nella casa al mare di Noto. A pensarci bene, risulta quasi ovvio che tutti questi giovani assassini siano piuttosto inesperti nel compiere i loro efferati delitti, nessuno di loro è un serial killer o un sicario di professione. Ma questo non li rende meno crudeli, questo non attenua la violenza con la quale hanno agito e non minimizza la loro colpa. Il loro non è il delitto perfetto, quello studiato a tavolino con tanto di appunti sul muro e fredda analisi di tutti i possibili rischi di essere beccati, non è il lavoro minuzioso di un boia di professione, di un cecchino esperto.
E’ un omicidio, un violento e agghiacciante assassinio di un altro essere umano, compiuto in un giorno qualunque, ad un’ora qualunque, pieno di imprecisioni e di prove lasciate qua e là. Eppure, dietro tutta questa inesperienza, la fredda decisione di porre fine alla vita di donne colpevoli di averli rifiutati, punite per la loro voglia di libertà e di autoaffermazione. Assassini improvvisati eppure non meno determinati ad infliggere sofferenza e morte nelle loro inconsapevoli vittime. Azioni premeditate senza alcun calcolo matematico o strategie da psico-thriller, guidate solo da una cieca rabbia e dall’impossibilità di accettare un rifiuto.
In definitiva, reiterare la sofferenza infliggendo 75 coltellate ad un corpo ormai stremato, davvero può giuridicamente non definirsi un’azione crudele, ma solo frutto dell’inesperienza di un killer improvvisato?
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