Sanremo 2025, le pagelle della seconda serata del Festival

Sanremo 2025, le pagelle della seconda serata del Festival Seconda serata del Festival di Sanremo 2025. Carlo Conti è affiancato da Bianca Balti, Nino Frassica e Cristiano Malgioglio. Questa sera abbiamo ascoltato la prima metà delle canzoni in gara. Di seguito tutti i voti di TPI ai cantanti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi. Nino Frassica 9 – […]

Feb 13, 2025 - 01:06
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Sanremo 2025, le pagelle della seconda serata del Festival

Sanremo 2025, le pagelle della seconda serata del Festival

Seconda serata del Festival di Sanremo 2025. Carlo Conti è affiancato da Bianca Balti, Nino Frassica e Cristiano Malgioglio. Questa sera abbiamo ascoltato la prima metà delle canzoni in gara. Di seguito tutti i voti di TPI ai cantanti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi.

Nino Frassica 9 – Ironia, cazzeggio intelligente, sana caciara. Porta in scena tutto il suo repertorio e ci regala quei momenti di show e la sua consueta surreale comicità che sono tanto mancati nella prima serata. Patrimonio nazionale.

Bianca Balti 8 – Splendida, quasi eterea, si diverte e appare a suo agio nella conduzione nonostante non sia il suo mestiere. Orgogliosa, rifiuta il pietismo o la retorica della combattente, nonostante Carlo Conti continui a ricordare per tutta la serata della sua malattia. “Sono qua a fare il mio lavoro, non la malata di cancro. Noi donne dobbiamo essere d’esempio per tanti uomini”. Brava.

Cristiano Malgioglio 5 – Come sempre particolarmente egoriferito, si ritaglia qualche momento per sé grazie ai suoi consueti abiti sobri. Lascia poco il segno.

Rocco Hunt 7 – Lasciare la propria terra, tornare e capire che molte cose sono cambiate. Il riscatto di chi ce l’ha fatta, ma rimane legato alle proprie radici, anche nell’uso del dialetto, la lingua del cuore. Un rap che arriva chiaro, si fa ascoltare e sa di casa, come il primo Rocco Hunt che abbiamo imparato a conoscere proprio a Sanremo. Tra le cose migliori che ha cantato negli ultimi anni, dopo una serie di tormentoni estivi di dubbio gusto.

Elodie 6,5 – Quest’anno decide di rinunciare alla versione bomba sexy con evidenti scollature a cui abbiamo assistito nel recente passato. Questa versione di Elodie più composta ci convince, a cominciare dalla scelta dei look. Vocalmente è sempre impeccabile, ma il brano non decolla anche se prova a migliorare la performance aggiungendo il corpo di ballo: la sensazione è qualcosa di già sentito.

Lucio Corsi 7,5 – Un marziano, pronto a sparigliare le carte portando un po’ di sana e intelligente leggerezza all’interno della gara. Sfrutta al meglio l’occasione di farsi conoscere dal grande pubblico. Un vero artista, come ce ne sono sempre meno in giro, almeno a questi livelli. Nient’altro che Lucio, e per fortuna.

The Kolors 6,5 – L’obiettivo è dichiarato: far ballare. Un brano che si iscrive direttamente alla lista dei tormentoni dance da trascinarci fino all’estate. Gli va dato atto che il pezzo entra facilmente nelle orecchie e non esce più, con le sue sonorità anni ’80. I The Kolors si confermano hit makers implacabili.

Serena Brancale 6 – Prova a riportare le atmosfere di un suo grande successo come Baccalà, tra suoni elettronici, latini e tanto colore. Un brano a cui manca il guizzo decisivo per spiccare il volo e che non mette in evidenza le sue notevoli capacità vocali, e questo è un peccato.

Fedez 8 – Uno dei brani più belli, intensi, scritti bene e autentici di questo Sanremo. La caduta, le fragilità e la forza di rialzarsi. Una performance spinta, drammatica. La parte rappata è una confessione che mette quasi a disagio nella sua sincerità. La migliore risposta ai gossip spesso pruriginosi di questi giorni.

Francesca Michielin 6 – Più frenata rispetto alla performance vocalmente impeccabile della prima serata. Un brano squisitamente sanremese, che non decolla mai fino in fondo. Mezzo punto in più per la sincera commozione finale, dopo un inizio di Festival certamente per lei non fortunato.

Simone Cristicchi 8,5 – Quando una canzone arriva così dritta al cuore, non ci sono polemiche che tengano. Diventare genitori dei propri genitori. Il dolore della malattia e la forza dell’unione: “Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte, che non avrai paura nemmeno della morte”. Cresce in intensità in questa seconda esibizione, facendo passare in secondo piano qualche imprecisione vocale. Applausi, standing ovation e lacrime all’Ariston e sul divano. Il giusto ritorno di un artista che la grande musica aveva un po’ lasciato in un cantuccio.

Marcella Bella 5,5 – In un Sanremo tutto sentimentale, la tigre siciliana si scosta con un brano che parla di empowerment femminile. Un’artista che ha una lunga carriera alle spalle e non ha nulla da dimostrare. Rimane credibile nonostante un pezzo che non sfonda.

Bresh 6,5 – Faccia da bravo ragazzo e sorriso contagioso, un pezzo autentico, nel suo stile, senza snaturarsi. Rischia però di perdersi nel mucchio delle 29 (troppe) canzoni in gara. Quel che è certo è che la scuola genovese è sempre viva e lotta insieme a noi, anche in questa nuova generazione di cantautori.

Achille Lauro 8 – Il più stiloso. Quanto ci piace questo Achille Lauro elegante e intimo. La sua Incoscienti giovani riprende le sonorità del recente successo di Amore disperato, anche se forse quel pezzo avrebbe avuto qualcosa in più per puntare dritto alla vittoria del Festival. Un po’ vendittiano un po’ Grande Gatsby, ammalia in gessato bianco.

Giorgia 8,5 – Fa venire giù l’Ariston con il dono preziosissimo della sua voce. Con quelle corde vocali può fare di noi ciò che vuole. Il brano quest’anno c’è, ha un ritornello, e lei ha tutte le carte in regola per puntare al trionfo. Quando alza l’asticella e mette in mostra tutto il suo talento diventa ingiocabile.

Rkomi 6 – Conosco un bravo prof di dizione qualora volessi migliorare quelle vocali aperte, caro Mirko. Nel complesso l’inciso diventa martellante, anche grazie a quel caratteristico accento milanese.

Rose Villain 6,5 – Una Click boom 2.0, non semplice ma che suona come qualcosa di già sentito. Lei però è una grande performer, dal sapore internazionale. Credibile in ogni esibizione. Sa come stare sul palco e si vede.

Willie Peyote 7,5 – Un pezzo ritmato e solo all’apparenza leggero, che nasconde tanti messaggi sociali che arrivano dritti al punto come una spada: “Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze”. Tra i brani più riusciti di questo Festival, cresce con il passare degli ascolti.

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