Rugby, con Quesada un film visto e rivisto. L’Italia non riesce a dare continuità e gli exploit restano isolati
Si è concluso questo weekend il Sei Nazioni 2025 e per l’Italia di Gonzalo Quesada le soddisfazioni sono state ben poche. La vittoria contro il Galles era il minimo sindacale richiesto agli azzurri, considerando la profonda crisi che sta passando la squadra britannica, mentre per il resto è arrivata solo la sconfitta onorevole contro l’Irlanda […]

Si è concluso questo weekend il Sei Nazioni 2025 e per l’Italia di Gonzalo Quesada le soddisfazioni sono state ben poche. La vittoria contro il Galles era il minimo sindacale richiesto agli azzurri, considerando la profonda crisi che sta passando la squadra britannica, mentre per il resto è arrivata solo la sconfitta onorevole contro l’Irlanda nell’ultimo turno.
Per il resto è arrivato il ko contro la Scozia, match che alla vigilia era stata messa nel mirino dall’Italia, e i due pesanti ko contro Francia e Inghilterra. Insomma, dopo un 2024 che sembrava poter portare a una svolta nei destini del rugby azzurro il 2025 è ripreso come un film già visto e rivisto. Una vittoria sofferta contro la peggior squadra del torneo e che a oggi ha raggiunto 17 ko consecutivi, una sconfitta onorevole e tre sconfitte brutte.
Ma va fatto un distinguo. Le sconfitte contro Francia e Inghilterra non sono state una sorpresa. Una delusione per la dimensione del ko, ma non delle sorprese, perché Bleus e britannici sono oggi di una categoria superiore. A suonare come campanello d’allarme sono le sconfitte contro Scozia e Irlanda. La prima, all’esordio, era un match che da quel che si è visto si poteva vincere, così come l’ultima. A pesare sono stati gli errori – banali – e l’incapacità di tenere mentalmente per 80 minuti. L’errore difensivo che ha fatto la differenza con la Scozia e i cartellini presi in maniera folle da Lamaro (inaccettabile per la sua esperienza e il suo ruolo di capitano) e Vintcent sono la differenza tra una grande squadra e una squadra che ancora è un’incompiuta.
Poi, però, ci sono anche le individualità e le scelte tecniche e tattiche. Ange Capuozzo è devastante in attacco, ma ha grossi limiti difensivi e, soprattutto, schierato all’ala non può dare l’efficacia che offre a estremo. E insistere, seppur per dare spazio all’ottimo Allan a estremo, appare sempre più un azzardo. A ciò aggiungiamo che la coperta, ancora una volta, è corta. Tolti i titolari sono pochi i nomi che entrando in campo sanno dare quel contributo che serve per far vincere le partite e, soprattutto in mediana, il gap di livello rispetto agli avversari si è dimostrato ancora troppo ampio per sperare di ottenere qualcosa di più di qualche sporadico exploit.