Romania, si è dimesso il presidente ad interim Klaus Iohannis: le opposizioni avevano raccolto firme per la sua sospensione
Il 4 maggio sono in programma nuove elezioni dopo il primo annullamento da parte della Corte Costituzionale. Ma le opposizioni incalzano L'articolo Romania, si è dimesso il presidente ad interim Klaus Iohannis: le opposizioni avevano raccolto firme per la sua sospensione proviene da Il Fatto Quotidiano.

Stretto nella morsa dei partiti anti-establishment in Parlamento e pressato dalle richieste della popolazione, il presidente della Romania Klaus Iohannis ha deciso di rassegnare le dimissioni con due mesi di anticipo rispetto alle prossime elezioni nel Paese. Il capo dello Stato, esponente del Partito Nazionale Liberale, in Europa col Ppe, viveva ormai accerchiato politicamente dopo la decisione della Corte Costituzionale di annullare le ultime elezioni presidenziali con l’accusa di interferenze russe dopo la vittoria, al primo turno, del candidato Călin Georgescu, considerato vicino a Mosca.
L’ormai ex presidente, che ricopriva la carica ad interim, non è riuscito a mantenere l’incarico fino al 4 maggio, quando sono in programma nuove consultazioni. Il Parlamento, infatti, aveva già avviato la procedura per un referendum popolare e la sospensione del presidente che ha il mandato formalmente scaduto dal il 21 dicembre scorso. A spingere per la sua cacciata alcuni partiti che hanno sostenuto Georgescu e altri che comunque orbitano nell’area dei cosiddetti anti-establishment: le 178 firme raccolte appartengono ad Alianta pentru Unirea Romanilor (Aur), al Pentru Oameni Si Tara (Pot), a Sos Romania e a parte del partito Uniunea Salvati România (Usr) della candidata Elena Lasconi che si sarebbe dovuta scontrare proprio con Georgescu al ballottaggio. Un numero sufficiente ad avviare la procedura, ma non necessario dato che Iohannis ha deciso di dimettersi.
Adesso il Paese dovrà aspettare fino al 18 maggio, giorno in cui si terrà il secondo turno delle nuove presidenziali, per avere un nuovo capo dello Stato. Alle elezioni di fine anno avevano avuto accesso al ballottaggio Georgescu e Lasconi: il primo considerato un uomo vicino alla Russia e per questo inviso all’establishment e all’Unione europea, la seconda esponente di un partito liberale ed europeista ma pur sempre un’outsider. La Corte Costituzionale, dopo aver giudicato il voto corretto, ha fatto un passo indietro decretandone l’annullamento sostenendo che, secondo alcuni documenti d’intelligence desecretati, alcuni influencer siano stati pagati, insieme a membri di gruppi estremisti di destra e persone legate alla criminalità organizzata, per promuovere online la candidatura di Georgescu prima del voto del 24 novembre. L’Anaf (Agenzia per l’amministrazione fiscale nazionale) ha però scoperto che anche la campagna “equilibrio e verticalità” finanziata dal Pnl, Partito nazionale liberale di Iohannis, può aver favorito la vittoria del politico nazionalista.
Adesso gli equilibri sono cambiati. Per timore di una vittoria di Georgescu, i partiti tradizionali hanno deciso di allearsi costituendo una coalizione ‘contro’, anche se i consensi del candidato presidente sembrano in crescita. Il risultato rimane quindi incerto e anche un altro intervento della Corte, che potrebbe trovare un modo per escludere Georgescu dalla corsa alla presidenza, non è da escludere.
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