Rifugio Andolla, in Valle Antrona: una storia centenaria

Nato nel 1925 principalmente come locale di appoggio per gli operai impegnati nella costruzione di una diga, il rifugio è stato più volte ingrandito, cambiando pelle. Ed è l’apprezzato punto di riferimento per gli escursionisti nella poco nota valle dell’Ossola L'articolo Rifugio Andolla, in Valle Antrona: una storia centenaria proviene da Montagna.TV.

Mag 1, 2025 - 06:21
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Rifugio Andolla, in Valle Antrona: una storia centenaria

In Alta Valle Antrona sorge la costruzione in pietra del rifugio Andolla. Le strutture, in realtà, sono tre. La più piccola, in fianco all’attuale rifugio, fu edificata dall’Edison, nel 1925, cento anni fa, un’origine comune anche a molti altri rifugi della zona, legati alla storia idroelettrica della Val d’Ossola, come il sottostante Città di Novara, all’Alpe Cheggio, proprio alla partenza del sentiero per l’Andolla. Il piccolo rifugio Andolla colmava la mancanza di punti di appoggio per chi intendesse cimentarsi in lunghe traversate o per la salita alpinistica alla piramide del Pizzo Andolla. Era l’unico spartano riparo: “una valle rude come poche altre, ma tanto sapida di vigoria montanara e di selvaggia bellezza”. La descrizione di Renzo Mortarotti (1920 – 1988), uomo di cultura e scrittore ossolano, rende perfettamente l’idea delle peculiarità della Valle Antrona. “Inizialmente era un sorta di casa vacanze per gli operai dell’Edison”, racconta Renato Broggio, presidente del Cai di Villadossola. Durante la Seconda guerra mondiale, il rifugio fu quasi distrutto. Dal 1953, la gestione passò al Cai di Villadossola. Successivamente, le mutate esigenze e la maggiore frequentazione dell’alta valle richiesero la costruzione di un nuovo edificio, più grande e confortevole, che venne inaugurato nel 1986, “una delle più grandi emozioni per noi della valle, ragazzi cresciuti con la passione per la montagna e abituati al vecchio rifugio che era poco più di un bivacco”, continua Broggio che, con orgoglio, spiega di come la struttura sia mantenuta con grande cura, “con i fiocchi e contro fiocchi”. Per un po’, l’antico rifugio fu utilizzato come locale invernale, funzione oggi svolta dalla terza struttura, un vecchio alpeggio retrostante, da sempre chiamato “lo stallone”, un richiamo che evidenzia la dicotomia storica della Valle Antrona, tra le attività tradizionali di pastorizia e le grandi dighe per l’energia idroelettrica.

Oggi i frequentatori del rifugio sono piuttosto eterogenei anche se “generalizzando, il week end è soprattutto frequentato da italiani che salgono in giornata o trascorrono una notte in rifugio, mentre, durante la settimana, la maggioranza è di stranieri che si cimentano in trekking di più giorni e fanno tappa all’Andolla, crocevia di diversi itinerari”, dice Andrea Moretti, gestore del rifugio da quasi 5 anni: ”è la mia prima esperienza come gestore, ma sono più di 10 anni che lavoro nei rifugi, tra stagioni estive e invernali. Devo molto a Tiziano, gestore del rifugio Margaroli (in Val Formazza; n.d.r.), che mi ha consigliato di partecipare al bando dell’Andolla, perché secondo lui era il rifugio adatto a me. Fortunatamente, l’ho ascoltato ed ora mi ritrovo in valle Antrona”.
Il rifugio è ancora un “vero rifugio”, abbastanza isolato, aperto solo nei mesi estivi, raggiungibile dopo due ore di buon cammino. Anche queste sono caratteristiche apprezzate da Andrea, così come il paesaggio e i sentieri limitrofi: “Solitamente mi concedo delle uscite a inizio e fine stagione. Le mie salite, nei mesi di luglio e agosto, hanno luogo quando rientriamo in rifugio la sera (solitamente una volta a settimana) dopo aver fatto la spesa a Domodossola. Ecco, questo è uno dei momenti in cui mi godo la vallata e sono contento di lavorare in Andolla. Per la grande spesa c’è l’elicottero ma per i prodotti urgenti facciamo ancora tutto a spalla”.  A differenza di qualche anno fanon abbiamo più la teleferica”, continua il presidente Renato Broggio, un problema non da poco. A volte le difficoltà nella gestione di un rifugio si presentano inaspettate, a volte sono le normali azioni quotidiane ”le difficoltà le vedo più come opportunità. Quando c’è un problema  si valuta al momento cosa fare. Sto per iniziare il quinto anno in Andolla e ogni anno ci sono situazioni ed evenienze che non avevo minimamente ipotizzato. La forza dell’Andolla sono il CAI di Villadossola e i colleghi di lavoro che mi aiutano a trovare soluzioni valide”.

Come raggiungere il rifugio Andolla

Dalla bassa Valle Antrona si sale all’Alpe Cheggio, in Val Loranco, uno dei due solchi vallivi nei quali si divide la valle. Si parcheggia alla diga del bacino dei Cavalli. Si attraversa la diga, per costeggiare il lato orografico destro (cartelli) del lago, per poi continuare in falsopiano, sino ad affrontare la salita che, dopo circa 2 ore e 600 metri di dislivello, conduce all’Alpe Andolla e all’omonimo rifugio. La posizione è straordinariamente panoramica, ai piedi di un anfiteatro di grandi vette di grigia roccia, dalle quali spiccano il Pizzo Loranco e, soprattutto, l’elegante piramide del Pizzo Andolla.

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