Rendita vitalizia Inps per i contributi prescritti o non versati, come funziona
L'Inps prevede un meccanismo per recuperare i contributi non versati dal datore di lavoro, anche se andati in prescrizione: per fare la domanda bastano alcuni documenti

L’Inps ha chiarito le regole per la costituzione della rendita vitalizia, un meccanismo che consente ai lavoratori di recuperare periodi di lavoro svolto per cui non erano stati versati i relativi contributi previdenziali. Questa possibilità, recentemente aggiornata con la Legge n. 203 del 2024 e illustrata nella Circolare n. 48 del 2025, offre un’opportunità per chi rischia di subire penalizzazioni sulla pensione a causa di omissioni contributive.
Nel documento di approfondimento dell’Inps su rendita vitalizia e pace contributiva pubblicato il 17 marzo 2025, l’Istuto spiega nel dettaglio con quali modalità è possibile coprire i buchi previdenziali.
Cos’è la rendita vitalizia e a cosa serve
La rendita vitalizia permette di regolarizzare i contributi non versati, riconoscendo ai lavoratori il diritto a una pensione adeguata al lavoro effettivamente prestato durante la carriera.
La recente riforma ha ampliato le possibilità di accesso, consentendo ai lavoratori stessi di regolarizzare la propria posizione anche quando i datori di lavoro non hanno adempiuto ai loro obblighi.
Per chi si trova in situazioni di contribuzione incompleta, questa opportunità può fare la differenza tra una pensione ridotta e il pieno riconoscimento del proprio diritto previdenziale.
Quali categorie possono accedere al riscatto
La Circolare Inps numero 78 del 2019 definisce quali categorie di lavoratori possono accedere alla rendita vitalizia. Si tratta di:
- lavori dipendenti con rapporti regolari ma privi di contribuzione per omissione del datore di lavoro;
- ex lavoratori in nero che riescano a dimostrare l’attività lavorativa svolta;
- superstiti dei lavoratori deceduti che intendono riscattare i contributi non versati per la rivalutazione della pensione di reversibilità.
Le richieste possono essere avanzate da:
- il datore di lavoro, se ha omesso il versamento dei contributi e intende regolarizzare la posizione del dipendente;
- lavoratore o superstiti, in sostituzione del datore di lavoro, sia mentre il lavoratore è ancora in attività che dopo il pensionamento;
- lavoratore o superstiti, in proprio e non in sostituzione del datore di lavoro, una volta scaduti i termini per l’esercizio della facoltà da parte del datore di lavoro o per la richiesta sostitutiva.
Quando scade la rendita vitalizia
Nei primi due casi, bisogna agire entro 10 anni dalla maturazione della prescrizione dei contributi omessi (che scatta dopo 5 anni dall’anno in cui avrebbero dovuto essere versati).
Nell’ultimo caso, invece, non c’è prescrizione e il diritto può essere esercitato in qualsiasi momento.
Dopo il pagamento della somma richiesta, i contributi riscattati vengono riconosciuti ai fini pensionistici, aumentando così l’importo della pensione o consentendo il raggiungimento dei requisiti minimi per l’accesso alla pensione stessa.
Come presentare la domanda
Il procedimento per il riscatto della rendita vitalizia segue un iter preciso:
- domanda all’Inps con documentazione che attesti il periodo di lavoro svolto senza copertura contributiva;
- verifica dell’Istituto, con controlli su documenti fiscali, testimonianze e altre prove per accertare la veridicità della richiesta;
- determinazione dell’importo da versare, calcolato in base ai criteri stabiliti dal D. lgs. 184/1997.
Le richieste possono essere inoltrate dai lavoratori o dai superstiti attraverso:
- il portale Inps, andando su Pensione e Previdenza / Riscatto dei periodi per contributi omessi e prescritti;
- il contact center al numero 803.164 da rete fissa o 06.164.164 da cellulare;
- patroni e intermediari.
I datori di lavoro devono invece:
- compilare il modulo Rend. Vit. Riv. Cod. AP81 sul sito dell’Inps;
- rivolgersi a un patrono.
Chi può accedere alle rate
Per i lavoratori che presentano domanda in proprio, sono previste forme di pagamento rateizzato, pensate per agevolare chi decide di riscattare più anni di contributi.
Tuttavia, nelle gestioni private, i pensionati non possono beneficiare della rateizzazione e devono saldare l’importo in un’unica soluzione.
Quali documenti servono per la richiesta
Per dimostrare il rapporto di lavoro e l’omissione dei contributi non calcolati per la pensione, il lavoratore deve presentare documenti ufficiali, come:
- buste paga, contratti di lavoro e libretti di lavoro;
- attestazioni del centro per l’impiego;
- comunicazioni aziendali che dimostrino la presenza del lavoratore in azienda.
Per dimostrare la continuità della prestazione lavorativa, possono essere presentate anche le testimonianze di ex colleghi o del datore di lavoro.
Le differenze tra rendita vitalizia e pace contributiva
Mentre la rendita vitalizia serve a coprire periodi in cui si è lavorato ma i contributi non sono stati versati dal datore di lavoro, la pace contributiva permette di riscattare 5 anni in cui il lavoratore non ha versato contributi perché non era soggetto ad alcun obbligo previdenziale, per inattività o interruzione della carriera.