Referendum: si vota per la cittadinanza italiana dopo 5 anni

Speciale Referendum: analisi del quesito sui requisiti per concedere la cittadinanza italiana agli extra-comunitari ed il confronto con gli altri Paesi.

Mag 12, 2025 - 09:14
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Referendum: si vota per la cittadinanza italiana dopo 5 anni

Il prossimo 8 e 9 giugno 2025 gli italiani sono chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari. Quattro riguardano il mondo del lavoro l’ultimo riguarda la cittadinanza italiana agli extracomunitari e, più precisamente, la proposta di ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza legale per gli stranieri adulti non appartenenti all’Unione Europea.

Prima di andare a votare, vediamo i dettagli del quesito referendario, dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale,  le implicazioni della proposta e quel che c’è da sapere per partecipare al voto.

Il quesito referendario sulla cittadinanza: cosa prevede?

Il referendum in materia di cittadinanza propone l’abrogazione parziale dell’articolo 9 della legge n. 91/1992, che regola l’acquisizione della cittadinanza per gli stranieri residenti. Il testo del quesito sulla scheda elettorale è formulato come segue:

Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza?

Requisiti per la cittadinanza agli extra-comunitari

Attualmente, l’articolo 9, comma 1, lettera f), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, stabilisce che un cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione Europea può richiedere la cittadinanza italiana per residenza se risiede legalmente in Italia da almeno dieci anni. Sebbene esistano eccezioni per alcune categorie (come apolidi o rifugiati) con tempi di residenza inferiori di residenza minima, per la maggior parte degli stranieri extra-UE il requisito è dunque decennale.

La concessione della cittadinanza, lo ricordiamo, è comunque un atto discrezionale del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno.

Requisiti per la cittadinanza per da altri Paesi UE

Per i cittadini di Stati membri dell’UE, il periodo di residenza legale e continuativa in Italia richiesto per poter richiedere la cittadinanza è di 4 anni. Questo requisito è previsto dalla Legge 5 febbraio 1992, n. 91, articolo 9, comma 1, lettera d). Oltre al requisito temporale, la legge stabilisce ulteriori condizioni per l’acquisizione della cittadinanza per residenza, tra cui:

  • assenza di condanne penali gravi,
  • possesso di un reddito sufficiente a garantire il proprio sostentamento,
  • conoscenza della lingua italiana almeno al livello B1.

Questi requisiti si applicano sia ai cittadini dell’Unione Europea che a quelli extra UE, che intendono acquisire la cittadinanza italiana per residenza.

Cosa significa “residenza legale”?

Per rispondere al quesito, è necessario sapere cosa si intende per “residenza legale“. La residenza legale in Italia è un requisito che implica che lo straniero abbia una permanenza continuativa e regolare nel nostro Paese, con regolare permesso di soggiorno, sia per motivi di lavoro che di studio o altro. In altre parole, l’individuo deve aver vissuto stabilmente in Italia per il periodo previsto dalla legge (10 anni o 5 anni, in base al risultato del referendum), con tutti i diritti e doveri previsti dalla legge italiana.

La proposta referendaria: 5 anni di residenza minima

Il quesito referendario intende abrogare specificamente la lettera f) e una parte della lettera b) del comma 1 dell’articolo 9. L’obiettivo è ridurre il requisito minimo di residenza legale da dieci a cinque anni per consentire a tutti gli stranieri maggiorenni con cittadinanza di uno Stato non appartenente all’Unione Europea di presentare domanda di concessione della cittadinanza italiana.

Effetti del voto

  • Votando “Sì” si esprime la volontà di abrogare le parti di legge bersaglio, riducendo il requisito di residenza legale da 10 a 5 anni per la richiesta di cittadinanza da parte dei cittadini extra-UE maggiorenni.
  • Votando “No” si sceglie di mantenere la legge nella sua formulazione attuale, preservando il requisito di 10 anni di residenza legale per la richiesta di cittadinanza da parte dei cittadini extra-UE maggiorenni.

Anche in caso di vittoria del “Sì”, rimarrebbero in vigore gli altri requisiti per la domanda, inclusa la residenza effettiva in Italia e la conoscenza adeguata della lingua italiana. Non cambierebbe nemmeno la natura discrezionale del provvedimento di concessione.

Come si ottiene la cittadinanza negli altri Paesi?

Vediamo una panoramica dei requisiti di residenza per ottenere la cittadinanza in alcuni Stati dell’Unione Europea e in alcuni Paesi extra-UE. Sebbene esistano requisiti comuni (come la residenza legale continuativa e la conoscenza della lingua), ogni Paese ha criteri specifici che possono includere esami di lingua, prove di integrazione sociale e culturale e la necessità di dimostrare mezzi di sussistenza.

Paesi dell’Unione Europea

  • Francia: è richiesta una residenza legale continuativa di almeno 5 anni. La durata può essere ridotta a 2 anni se si è completato con successo un ciclo di studi superiori in Francia o se si è contribuito in modo eccezionale alla società francese.
  • Germania: è richiesta una residenza legale di almeno 8 anni, riducibile a 7 anni con il completamento di un corso di integrazione. È necessaria anche la conoscenza della lingua tedesca a livello B1, l’autosufficienza economica e l’assenza di condanne penali.
  • Spagna: è richiesta una residenza legale di 10 anni. Tuttavia, per i cittadini di paesi iberoamericani, Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo e discendenti di ebrei sefarditi, il periodo di residenza è ridotto a 2 anni.
  • Portogallo: è richiesta una residenza legale di almeno 5 anni. È necessario dimostrare conoscenza della lingua portoghese a livello A2 e avere un reddito sufficiente.
  • Paesi Bassi: vengono chiesti 5 anni di residenza legale continuativa, la conoscenza della lingua olandese a livello B1, integrazione sociale e culturale, e assenza di condanne penali.
  • Estonia: servono 8 anni di residenza legale, con gli ultimi 5 anni come residente permanente. Condizioni aggiuntive: conoscenza della lingua estone, superamento di un esame sulla Costituzione estone e dimostrazione di mezzi di sussistenza.
  • Grecia: servono 7 anni di residenza legale. Condizioni aggiuntive: conoscenza della lingua greca, integrazione nella società greca, e assenza di condanne penali.
  • Bulgaria: i cittadini dell’UE possono acquisire la cittadinanza bulgara dopo 4 anni di residenza legale, mentre i cittadini non UE devono risiedere nel Paese per almeno 5 anni. Inoltre, i cittadini non UE devono rinunciare alla loro cittadinanza precedente, mentre per i cittadini dell’UE non è richiesta la rinuncia.
  • Romania: i cittadini dell’UE possono richiedere la cittadinanza rumena dopo 4 anni di residenza legale, mentre i cittadini non UE devono risiedere nel Paese per almeno 8 anni. Anche in questo caso, i cittadini non UE devono rinunciare alla loro cittadinanza precedente, mentre per i cittadini dell’UE non è richiesta la rinuncia.
  • Slovenia: i cittadini dell’UE possono acquisire la cittadinanza slovena dopo 5 anni di residenza legale, mentre i cittadini non UE devono risiedere nel Paese per almeno 10 anni. Inoltre, i cittadini non UE devono rinunciare alla loro cittadinanza precedente, mentre per i cittadini dell’UE non è richiesta la rinuncia.
  • Cechia: i cittadini dell’UE possono richiedere la cittadinanza rumena dopo 3 anni di residenza legale, mentre i cittadini non UE devono risiedere nel Paese per almeno 5 anni.
  • Slovacchia: i cittadini dell’UE possono acquisire la cittadinanza slovacca dopo 5 anni di residenza legale, mentre i cittadini non UE devono risiedere nel Paese per almeno 8 anni.

Paesi Extra UE

  • Canada: è richiesta una residenza permanente di almeno 3 anni (1095 giorni) nell’arco di 5 anni. La residenza temporanea conta metà del tempo ai fini del calcolo.
  • Stati Uniti: è richiesta una residenza permanente di almeno 5 anni. È necessario superare un test di cittadinanza che include la conoscenza della lingua inglese e della storia degli Stati Uniti.
  • Argentina: è richiesta una residenza legale continuativa di almeno 2 anni. È permessa la doppia cittadinanza.
  • Emirati Arabi Uniti: è possibile ottenere la cittadinanza dopo 20 anni di residenza, a condizione di non essere mai stati condannati per reati e di avere una conoscenza fluente dell’arabo.

Gli altri quesiti referendari di giugno 2025

Oltre al quesito sulla cittadinanza, saranno sottoposti al voto altri quattro quesiti, tutti promossi dalla CGIL e riguardanti il diritto del lavoro. Si tratta di quesiti che mirano a modificare norme introdotte o consolidate con il Jobs Act e successive modifiche. Ecco di seguito una breve sintesi (cliccando su ciascun link si accede all’articolo con l’analisi dettagliata del quesito referendario e degli effetti in caso di vittoria del sì o del no, caso per caso).

  • Quesito 1: contratto a tutele crescenti. Questo quesito propone l’abrogazione integrale del decreto legislativo sul “Contratto a tutele crescenti” (D.Lgs. n. 23/2015), con l’obiettivo di ripristinare le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (post riforma Fornero).
  • Quesito 2: risarcimenti per licenziamento nelle piccole imprese. Questo quesito interviene sull’articolo 8 della legge n. 604/1966, relativo ai licenziamenti individuali nelle piccole imprese (fino a 15 dipendenti). In caso di vittoria del “Sì”, resterebbe la soglia minima (2,5 mensilità), ma verrebbe eliminato il limite massimo di 6 mesi, consentendo al giudice di stabilire l’importo dell’indennità senza limitazioni prefissate.
  • Quesito 3: contratti a termine. Questo quesito propone l’abrogazione parziale di alcune norme del decreto legislativo n. 81/2015 relative ai contratti a tempo determinato, con l’obiettivo di ripristinare l’obbligo di indicare le “causali giustificative” in quasi tutti i casi, ammettendo il ricorso al contratto a termine solo nelle ipotesi previste dai contratti collettivi o da specifiche leggi, indipendentemente dalla durata.
  • Quesito 4: responsabilità solidale negli appalti. Questo quesito mira ad abrogare una parte dell’articolo 26, comma 4, del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008). In caso di vittoria del “SÌ”, la responsabilità solidale del committente si estenderebbe integralmente anche ai danni derivanti dai rischi specifici delle attività appaltate o subappaltate.