Permessi Legge 104: si può uscire con il familiare disabile? La risposta che non ti aspetti
lentepubblica.it I lavoratori dipendenti che assistono un familiare con disabilità grave possono usufruire di permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992, nello specifico dall’articolo 33: ma possono uscire con il familiare disabile durante il periodo di assistenza? Scopriamolo. Questi permessi offrono la possibilità di assentarsi dal lavoro per garantire un adeguato supporto alla persona in difficoltà e […] The post Permessi Legge 104: si può uscire con il familiare disabile? La risposta che non ti aspetti appeared first on lentepubblica.it.

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I lavoratori dipendenti che assistono un familiare con disabilità grave possono usufruire di permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992, nello specifico dall’articolo 33: ma possono uscire con il familiare disabile durante il periodo di assistenza? Scopriamolo.
Questi permessi offrono la possibilità di assentarsi dal lavoro per garantire un adeguato supporto alla persona in difficoltà e possono essere fruiti in due forme: attraverso due ore di permesso al giorno o mediante tre giornate intere al mese.
L’intento della normativa è quello di agevolare il lavoratore nel compito di assistenza, consentendogli di dedicarsi concretamente al benessere del familiare senza subire ripercussioni economiche o professionali.
Cosa prevede la normativa in merito all’assistenza?
Un aspetto spesso oggetto di interpretazioni riguarda la modalità con cui deve essere fornito il supporto al familiare disabile durante il permesso. La legge, infatti, non impone che l’assistenza sia continua per tutta la giornata, né che il lavoratore debba restare costantemente accanto al congiunto. Numerose sentenze hanno chiarito che ciò che conta è che l’aiuto sia reale ed effettivo, senza la necessità di essere esclusivo. In altre parole, chi usufruisce dei permessi può allontanarsi per brevi momenti, purché il suo impegno nei confronti del familiare sia concreto e significativo.
È possibile uscire con il familiare disabile durante i permessi delle Legge 104?
Molti si chiedono se sia lecito, durante una giornata di permesso, organizzare un’uscita o un’attività ricreativa con il familiare assistito. La risposta è positiva: accompagnarlo in una passeggiata, al cinema o semplicemente in un luogo diverso dall’abitazione non è considerato un abuso del diritto, bensì un modo per migliorarne la qualità della vita e favorirne l’integrazione sociale.
Anche la giurisprudenza ha più volte ribadito che l’assistenza non si esaurisce tra le mura domestiche. Anzi, può includere il sostegno nelle attività quotidiane e la partecipazione a momenti di svago, sempre nell’ottica di garantire il benessere della persona con disabilità.
Cosa dicono i tribunali
Le sentenze in materia hanno contribuito a delineare più chiaramente il confine tra un uso corretto e uno scorretto dei permessi previsti dalla Legge 104.
Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 10959/2016, ha stabilito che l’assistenza non è necessariamente legata alla permanenza in casa, ma può comprendere diverse attività, come l’acquisto di medicinali o il disbrigo di commissioni.
Anche la Corte d’Appello di Roma, con la decisione n. 1937/2024, ha chiarito che il lavoratore ha diritto ai permessi purché l’assistenza sia preminente, escludendo l’idea che debba essere esclusiva o ininterrotta per tutta la giornata. L’abuso si verifica soltanto se il supporto è del tutto assente.
Quanto tempo deve essere dedicato all’assistenza?
Non esiste un’indicazione precisa sul numero di ore in cui il lavoratore deve prestare assistenza durante il giorno di permesso. L’unico elemento fondamentale è che vi sia un nesso concreto tra l’assenza dal lavoro e il supporto al familiare disabile.
Su questo punto, diverse pronunce giurisprudenziali hanno fornito chiarimenti.
La Corte d’Appello di Brescia, nella sentenza n. 337/2016, ha affermato che il permesso e l’assistenza devono coincidere, ma senza necessità di rispettare gli stessi orari di lavoro.
Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (sentenza n. 925/2023) ha invece precisato che il supporto non può essere marginale o puramente simbolico, sebbene la normativa non imponga vincoli temporali rigidi.
Anche la Corte di Cassazione, in varie sentenze, ha ribadito che l’assistenza non deve coprire l’intera giornata e che l’abuso si configura soltanto quando il lavoratore utilizza il permesso per scopi totalmente estranei.
In questo senso, è ammesso che il dipendente svolga alcune attività personali durante la giornata, come dedicarsi alla cura dei figli o svolgere brevi commissioni, a patto che ciò non pregiudichi l’assistenza al familiare.
Quali attività rientrano nell’assistenza?
Le attività considerate valide ai fini della fruizione dei permessi 104 sono state delineate nel tempo da diverse pronunce giudiziarie. Tra queste rientrano l’accompagnamento del familiare a visite mediche, terapie o percorsi riabilitativi, così come l’acquisto di farmaci e beni di prima necessità. Anche l’aiuto nello svolgimento di pratiche burocratiche, come il pagamento di bollette o la gestione di pratiche amministrative, è riconosciuto come parte dell’assistenza.
Rientrano inoltre tra le attività consentite i momenti di socializzazione e svago, come passeggiate o uscite ricreative, che contribuiscono al benessere psicologico della persona disabile. Infine, l’aiuto nelle azioni quotidiane, come la vestizione o l’igiene personale, è considerato a pieno titolo un’attività di assistenza.
Quali comportamenti non sono consentiti?
Non tutte le attività possono essere giustificate con la necessità di assistenza. È considerato un utilizzo illecito del permesso l’impiego del tempo per svolgere un secondo lavoro, così come partire per una vacanza senza alcuna finalità di supporto al familiare disabile. Anche dedicarsi esclusivamente a hobby personali o riposarsi a casa propria senza fornire alcun aiuto non è consentito.
Quali sono le regole fondamentali?
Perché l’utilizzo dei permessi sia corretto, è necessario che l’assistenza rappresenti l’attività principale della giornata, anche se non l’unica. Non è richiesto un supporto ininterrotto, ma è fondamentale che l’aiuto fornito sia concreto e prevalente rispetto ad altri impegni personali. L’abuso si verifica nel momento in cui l’assistenza diventa secondaria o del tutto inesistente.
L’accompagnamento del familiare disabile in attività fuori casa è perfettamente legittimo, a patto che contribuisca al suo benessere e rientri nell’ottica di un’assistenza effettiva. L’aiuto prestato deve essere tangibile, ma non per forza continuativo o rigidamente legato a determinati orari. Il lavoratore che usufruisce dei permessi della Legge 104 deve agire con correttezza e trasparenza, ponendo l’assistenza al centro della giornata di permesso. Eventuali attività personali sono consentite solo nella misura in cui non pregiudicano l’effettiva cura del familiare disabile. L’abuso, infatti, si configura solo se l’assistenza viene completamente trascurata o ridotta a un ruolo marginale.
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