Pensioni, decreto da 200 milioni per fermare l’aumento dell’età
Il governo è pronto a intervenire sulle pensioni. A sterilizzare l’aumento di tre mesi previsto dal primo gennaio 2027 per via dell’aumentata speranza di vita. «Lo faremo subito, l’aumento sarà sospeso. Il costo non è proibitivo: all’incirca 200 milioni», conferma il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon. Il veicolo potrebbe essere un nuovo “decreto Primo […] L'articolo Pensioni, decreto da 200 milioni per fermare l’aumento dell’età proviene da Iusletter.

Il governo è pronto a intervenire sulle pensioni. A sterilizzare l’aumento di tre mesi previsto dal primo gennaio 2027 per via dell’aumentata speranza di vita. «Lo faremo subito, l’aumento sarà sospeso. Il costo non è proibitivo: all’incirca 200 milioni», conferma il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon. Il veicolo potrebbe essere un nuovo “decreto Primo Maggio”. Nel provvedimento dovrebbero confluire anche misure per i salari. Tarate per incentivare il rinnovo dei contratti e la contrattazione di secondo livello. Non si esclude anche una norma fiscale per bloccare l’errore del super acconto Irpef, calcolato con le 4 aliquote anziché le 3 più basse. Norma necessaria prima dell’invio da parte dell’Agenzia delle entrate delle dichiarazioni dei redditi precompilate, ormai alle porte. Ma è tutto ancora da definire.
Tornando alle pensioni. Il sottosegretario Durigon e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si sono espressi più volte a favore di uno stop ai tre mesi ufficializzati da Istat e recepiti dalla Ragioneria. Senza interventi, dal primo gennaio 2027 gli italiani andrebbero in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi. E in pensione anticipata con 43 anni e un mese di contributi (un anno in meno per le donne). Esattamente tre mesi in più dei requisiti attuali, in vigore dal 2019. La Cgil ha già calcolato 44 mila esodati potenziali. Lavoratrici e lavoratori che hanno firmato “scivoli” aziendali tra il 2020 e il 2024. E che si troverebbero per tre mesi senza pensione né redditi né contributi versati. Un buco che il governo vuole evitare nel 2027. Anno di elezioni politiche. La cifra di 200 milioni, ragiona Ezio Cigna, responsabile politiche previdenziali della Cgil, sarebbe «adeguata per evitare i 44 mila esodati». Molto di meno se si allarga lo sguardo ai potenziali pensionati: circa 300 mila di vecchiaia e 200 mila anticipati. Non meno di un miliardo, forse due all’anno. I calcoli del governo sono altri. Anche perché pensa di sospendere i tre mesi solo per il 2027. E di lasciarli correre nel 2028. E probabilmente sommarli con l’altro aumento che si registrerà dal 2029. Alla fine si potrebbe salire nel giro di pochi anni di sei mesi, a 67 anni e mezzo.
Il decreto ora è urgente. Anche perché l’Inps è appeso alla politica. Dopo la fuga in avanti di gennaio, l’Istituto ha dovuto cancellare dai suoi database l’aumento dato per certo dei tre mesi, prima della loro definitiva ufficialità. Ma senza una decisione del governo, tutte le imprese, alle prese con accordi di prepensionamento del loro personale, si trovano spiazzate da requisiti ballerini: i tre mesi in più ci sono o no? Un fattore di incertezza. Come se non bastasse la guerra dei dazi.
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