Partita Iva per nomadi digitali: come si apre?

I nomadi digitali sono persone che vivono in modo nomade, in costante movimento da un paese all’altro. Si tratta di soggetti che sfruttano la tecnologia ed il web per gestire le proprie relazioni personali, ma soprattutto per lavorare. Nel panorama lavorativo contemporaneo, caratterizzato da una crescente digitalizzazione e flessibilità, la figura del nomade digitale ha […] L'articolo Partita Iva per nomadi digitali: come si apre? proviene da Fiscomania.

Mar 18, 2025 - 12:11
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Partita Iva per nomadi digitali: come si apre?

I nomadi digitali sono persone che vivono in modo nomade, in costante movimento da un paese all’altro. Si tratta di soggetti che sfruttano la tecnologia ed il web per gestire le proprie relazioni personali, ma soprattutto per lavorare.

Nel panorama lavorativo contemporaneo, caratterizzato da una crescente digitalizzazione e flessibilità, la figura del nomade digitale ha assunto un ruolo sempre più rilevante. Questi professionisti moderni, che coniugano l’attività lavorativa con la passione per i viaggi, necessitano di strumenti fiscali adeguati per gestire la propria attività nel rispetto delle normative vigenti. La partita Iva rappresenta uno di questi strumenti fondamentali, soprattutto per chi desidera mantenere legami fiscali con l’Italia pur lavorando da diverse parti del mondo.

Vediamo dunque, come possono aprire una partita IVA i nomadi digitali!

Chi sono i nomadi digitali

I nomadi digitali sono lavoratori altamente specializzati che svolgono la propria attività professionale da remoto, utilizzando strumenti tecnologici che consentono loro di operare virtualmente da qualsiasi luogo. Possono essere liberi professionisti, collaboratori o anche dipendenti di un’impresa non necessariamente residente in Italia. Questo stile di vita dinamico, che permette di esplorare nuovi paesi mentre si lavora, richiede tuttavia una corretta gestione degli aspetti fiscali.

Per un nomade digitale italiano o che intende mantenere la propria residenza fiscale in Italia, l’apertura di una partita Iva diventa essenziale quando si svolgono attività professionali con continuità. La partita Iva, infatti, rappresenta lo strumento principale per operare in regola con il fisco italiano, emettere fatture e gestire correttamente la propria posizione contributiva e previdenziale.

È opportuno precisare, da subito, che la partita Iva italiana per un nomade digitale significa restare con un rilevante elemento di collegamento con l’Italia che lo porterà a dover, comunque, dichiarare i redditi della propria attività di lavoro autonomo in Italia, anche se magari, l’attività viene svolta in giro per il mondo.

Categorie di lavoratori

Come dicevamo nel paragrafo precedente, invero, al fenomeno dei nomadi digitali appartengono svariate categorie di lavoratori. Tuttavia, è possibile individuare determinati soggetti che si definiscono tali. Questi, infatti, sono professionisti che per la maggior parte opera in ambiti molto avanzati ed innovativi rispetto al passato:

  • Web marketing: tale attività è divenuta piuttosto comune negli ultimi anni, e coinvolge diverse figure professionali. Dal social media manager al copywriter, dal blogger all’ideatore di campagne online. Questo, infatti, è un settore fiorente e in pieno sviluppo, che può comportare un considerevole sviluppo per la nostra economia;
  • Design e arti grafiche  anche il settore del Web design è in forte crescita negli ultimi anni. Tale attività viene svolta dal grafico pubblicitario, designer di prodotti che lavorano come liberi professionisti e, sovente, con il lavoro da nomadi digitali;
  • Video e fotografia, la figura del nomade digitale, dunque, abbraccia anche gli artisti e professionisti in settori non necessariamente legati a social media ma che sono più “tradizionali”, sebbene sono attività che vengono svolte mediante l’ausilio delle nuove tecnologie, come macchine professionali digitali, computer, e altri strumenti, che valgono a qualificare l’artista come nomade digitale;
  • Insegnamento e formazione, anche l’attività di formazione può essere effettuata a distanza, come ci ha insegnato negli ultimi due anni l’esperienza della DAD. Invero, anche prima dell’emergenza pandemica erano comuni delle attività di formazione a distanza, mediante Zoom o Myteams. Soprattutto le grandi aziende svolgono suddetti corsi di formazione a distanza, ma talvolta anche i corsi di lingua si avvalgono di tali ausili;
  • Informatica Tra i settori con la più alta concentrazione di nomadi digitali, non può di certo mancare l’informatica: programmatori, sviluppatori di app per smartphone, esperti di UX design e via di seguito.

I nomadi digitali esteri che operano in Italia

La normativa nazionale con il Decreto sostegni Ter ha inteso regolare in maniera più compiuta quelle che sono le norme in tema di lavoratori dei Paesi extra UE, che vengono ad operare in Italia.

Per questi soggetti l’attività autonoma può essere svolta anche al di fuori della soglia prevista annualmente dal Decreto Flussi. Tale soglia è stata individuata dal decreto legislativo numero 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazone). In particolare, all’articolo 27 del Testo Unico la lett. q-bis il legislatore ha individuato la categoria di lavoratori “nomadi digitali e lavoratori da remoto, non appartenenti all’Unione europea”. Questi sono definiti come segue:

Dunque, appartengono a questa categoria le professioni altamente qualificate. Tra queste rientrano alcuni soggetti che abbiamo citato nel paragrafo precedente: programmatori web, specialisti di digital marketing, scrittori e blogger o ancora traduttori e graphic designer.

Ciò in quanto queste sono le categorie che in genere possono svolgere la propria attività in smart working. Proprio in fase di emergenza pandemica si era posto il problema, più volte presentato all’Agenzia delle entrate, di tali soggetti che svolgessero la propria attività da remoto in Italia.

Con la suddetta previsione, si dispone che possono entrare in Italia e lavorare come autonomi o per imprese, anche non residenti nello Stato. A differenza di quanto si prevedeva, non vi è più la necessità di ottenere il nulla osta. Il permesso di soggiorno, della durata massima di un anno, verrà rilasciato loro purché siano in possesso di una assicurazione sanitaria.

Quando aprire partita Iva: criteri di residenza fiscale

Prima di procedere con l’apertura della partita Iva, è fondamentale comprendere quale sia il proprio status di residenza fiscale. Il criterio principale adottato dalla maggior parte dei paesi, Italia inclusa, è quello dei 183 giorni: se si trascorre più di metà anno in un determinato paese, si è generalmente considerati residenti fiscali di quel paese.

Pertanto, per decidere se aprire partita Iva in Italia, occorre valutare:

  • Se si trascorrono più di 183 giorni all’anno in Italia, è necessario aprire partita Iva nel nostro paese;
  • Se si trascorrono meno di 183 giorni in Italia, si può potenzialmente scegliere di pagare le tasse in un altro paese.

Deve essere sottolineato che la residenza fiscale può essere determinata anche dal “criterio del centro di interessi vitali“, indipendentemente dal tempo trascorso nel paese. Questo significa che se si hanno interessi economici rilevanti in Italia (come un’azienda registrata, proprietà immobiliari o conti bancari significativi), si potrebbe comunque essere considerati residenti fiscali nel Paese.

Tutto questo vale, a specchio, sia per i soggetti extra-UE che desiderano svolgere attività autonoma in Italia, sia per i soggetti italiani che vogliono non essere più considerati fiscalmente residenti per pagare le imposte all’estero. A tal proposito, laddove si decida di versare la imposte all’esteso, è necessario conformarsi al relativo sistema fiscale. Inoltre, è opportuno provvedere a rispettare le previsioni delle convenzioni con l’Italia, al fine di prevenire la doppia imposizione fiscale.

Tipologie di attività e scelta della forma giuridica

Per aprire correttamente una partita Iva come nomade digitale, occorre innanzitutto identificare la tipologia di attività svolta, poiché da questa dipenderà la forma giuridica da adottare.

Il sistema italiano distingue fondamentalmente tra:

Attività intellettuali: come copywriter, social media manager, consulente informatico, traduttore o graphic designer. In questo caso, si aprirà la partita Iva come libero professionista.

Attività imprenditoriali: come influencer, advertising specialist o e-commerce manager. Per queste attività è necessario aprire una ditta individuale.

La differenza non è meramente formale, ma comporta procedure di apertura e regimi contributivi differenti che analizzeremo nei prossimi paragrafi.

Procedura per aprire Partita IVA come nomade digitale

La procedura per aprire una partita Iva varia in base alla tipologia di attività svolta. Vediamo nel dettaglio entrambi i percorsi.

Apertura come libero professionista

Per le attività intellettuali, il processo di apertura è relativamente semplice e prevede:

  1. La compilazione e l’invio del modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate, che può essere effettuato tramite il sito web dell’Agenzia, mediante posta raccomandata o con consegna a mano presso gli uffici territoriali;
  2. L’iscrizione alla Gestione Separata INPS, obbligatoria per i liberi professionisti. Per il 2025, l’aliquota contributiva prevista è del 26,07% sul reddito imponibile.

Apertura come ditta individuale

Per le attività imprenditoriali, la procedura è più articolata e richiede:

  1. L’invio telematico della pratica ComUnica, che consente in un’unica soluzione di aprire la partita IVA, iscriversi al registro delle imprese della Camera di Commercio e alla Gestione Commercianti INPS;
  2. L’invio della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) allo sportello SUAP del comune in cui avrà sede l’attività;
  3. L’acquisto di un servizio di PEC (Posta Elettronica Certificata) e di firma digitale, strumenti indispensabili per la gestione della propria attività.

In entrambi i casi, è fondamentale scegliere accuratamente il codice ATECO, un codice alfanumerico che identifica la specifica attività svolta e che sarà utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per classificare correttamente la propria attività professionale

Scelta del regime fiscale

Una volta aperta la partita IVA, è necessario scegliere il regime fiscale più adatto alle proprie esigenze. Per i nomadi digitali, le opzioni principali sono:

Regime forfettario

Rappresenta la scelta ideale per molti nomadi digitali, grazie alla sua semplicità gestionale e alla tassazione agevolata. Ecco le caratteristiche principali:

  • Imposta sostitutiva unica che varia dal 5% (per le nuove attività nei primi 5 anni) al 15% sul fatturato, calcolata applicando un coefficiente di redditività che varia in base al tipo di attività svolta;
  • Esonero dall’IVA sulle fatture emesse (che rappresenta un vantaggio per chi lavora con clienti privati o extra-UE);
  • Contabilità semplificata, senza obbligo di tenuta dei libri contabili;
  • Fatturazione elettronica obbligatoria.

Per aderire a questo regime nel 2025, è necessario rispettare alcuni requisiti, tra cui il limite di fatturato annuo di 85.000 euro.

Regime ordinario

È il regime standard che prevede:

  • Tassazione IRPEF con il sistema degli scaglioni progressivi (dal 23% al 43% in base al reddito);
  • Obbligo di applicare e versare l’IVA sulle prestazioni;
  • Possibilità di dedurre i costi sostenuti per l’attività e i contributi versati.

La seguente tabella illustra le principali differenze tra i due regimi:

Costi di apertura e gestione della Partita IVA

Un aspetto importante da considerare per un nomade digitale è il costo complessivo dell’apertura e della gestione della partita IVA.

Costi di apertura

Per aprire una partita Iva forfettaria, i costi variano generalmente tra i 200 e gli 800 euro, a seconda che si proceda autonomamente o ci si avvalga di un consulente. Questi costi possono includere:

  • Consulenza professionale per la scelta del regime più adatto;
  • Eventuale iscrizione alla Camera di Commercio (per le ditte individuali);
  • Acquisto di servizi di PEC e firma digitale.

Il nuovo visto per nomadi digitali in Italia

Una novità significativa per i nomadi digitali extra-UE è l’introduzione del visto specificoNomadi digitali“, che consente di soggiornare e lavorare da remoto in Italia. Questo visto, recentemente regolamentato, presenta i seguenti requisiti:

  • Reddito minimo annuo non inferiore al triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria (circa 28.000 euro annui);
  • Possesso di un’assicurazione sanitaria valida per tutto il periodo del soggiorno;
  • Dimostrazione dell’alloggio in Italia;
  • Esperienza lavorativa di almeno sei mesi nell’attività da svolgere come nomade digitale.

Per richiedere il visto, è necessario presentare domanda all’ufficio diplomatico-consolare competente. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, il codice fiscale viene generato automaticamente dalla questura, e si può richiedere l’attribuzione di un numero di partita Iva all’Agenzia delle Entrate.

Gestione della residenza fiscale e implicazioni internazionali

Per i nomadi digitali, la gestione della residenza fiscale rappresenta un aspetto cruciale. Lavorare da diversi paesi può comportare il rischio di doppia imposizione fiscale, ovvero il pagamento delle tasse sia nel paese di origine che in quello in cui si risiede temporaneamente.

Fortunatamente, l’Italia ha sottoscritto più di 90 accordi internazionali che specificano come e dove saranno tassate le diverse tipologie di reddito del cittadino italiano trasferito fiscalmente all’estero. Il fine di queste convenzioni è proprio quello di evitare la doppia imposizione e di garantire trasparenza fiscale.

Prima di trasferirsi all’estero, è quindi consigliabile effettuare una consulenza fiscale pre-espatrio, che permetta di pianificare correttamente il trasferimento della residenza fiscale, analizzando le conseguenze che questo comporta in relazione alla propria specifica situazione in Italia.

Consulenza fiscale online

Aprire e gestire una partita Iva come nomade digitale richiede un’attenta pianificazione e una buona conoscenza delle normative fiscali, sia italiane che internazionali. La scelta del regime fiscale più adatto, la corretta gestione della residenza fiscale e il rispetto degli adempimenti burocratici sono aspetti fondamentali per operare in conformità con le leggi vigenti e ottimizzare il proprio carico fiscale.

Il recente visto per nomadi digitali rappresenta inoltre un’opportunità interessante per i professionisti extra-UE che desiderano lavorare da remoto in Italia, combinando la qualità della vita italiana con la flessibilità del lavoro digitale.

Per navigare con sicurezza in questo complesso panorama normativo, è consigliabile affidarsi a consulenti fiscali specializzati nella gestione dei nomadi digitali e delle attività internazionali. La consulenza di un esperto può fare la differenza, permettendo di evitare errori costosi e di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla normativa vigente.

Vi invitiamo a prenotare una consulenza fiscale online dedicata ai nomadi digitali, per ricevere un supporto personalizzato e professionale nella gestione della vostra partita IVA, indipendentemente da dove vi troviate nel mondo.

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