Parigi val bene una mossa?
Se l’Europa si lascia buttar fuori dal mondo, tornerà a essere soltanto un’espressione geografica. Il taccuino di Guiglia.

Se l’Europa si lascia buttar fuori dal mondo, tornerà a essere soltanto un’espressione geografica. Il taccuino di Guiglia
Come l’ha definita con parole adatte Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, l’Europa non accetta la pace “fittizia o dettata” dai colloqui in esclusiva tra Russia e Stati Uniti.
E per dimostrare che l’Ue non sta a guardare, a Parigi i capi di governo di Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca, i Paesi più forti o sensibili di un continente che intende avere voce in capitolo su come uscire dalla guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina tre anni fa, si sono riuniti nel primo vertice promosso dalla Francia sul tema, da quando Donald Trump è orientato a voler sbrigarsela pericolosamente da sé. Come se la partita del negoziato da aprire con l’aggressore russo potesse fare a meno della presenza e del punto di vista dell’aggredito ucraino e di quello degli europei, che si trovano al fianco politico e geografico di Kiev, garantendo da tre anni il pieno sostegno umano, cioè anche accogliendo i rifugiati ucraini, e fornendo il massimo aiuto economico e militare possibile.
Il vertice europeo avviene quasi in concomitanza con gli incontri fra consiglieri della Casa Bianca e funzionari del Cremlino previsti in Arabia Saudita. E’ la plastica evidenza di quanto l’amministrazione americana sia partita col piede sbagliato, sottovalutando la complessità del conflitto e del dopo-conflitto, ma soprattutto trascurando il doppiogioco del guerrafondaio Putin travestitosi da uomo di pace per dialogare con Trump (ma continuando a bombardare l’Ucraina come prima e più di prima).
Purtroppo, nel doveroso intento di porre fine alla guerra “ripugnante”, secondo l’insuperata definizione di Papa Francesco, sono i fatti a gridare quanto la vecchia idea trumpiana di poter risolvere la questione in 24 ore con un faccia a faccia e tante pacche sulle spalle tra lui e Putin sia solo una rischiosa illusione. Perché premierebbe la violenza dell’invasore, lasciando del tutto incerte le prospettive di pace per l’Ucraina, di fatto impossibili da assicurare dopo la luce verde data all’aggressore per i territori da lui occupati con le armi e a lui riconosciuti, e senza un esercito euro-atlantico capace di garantire che mai più sarà consentito a chicchessia di attaccare un Paese in Europa.
Ecce perché Parigi val bene una mossa, se si pensa che dirigenti russi e americani, con toni diversi, teorizzano apertamente che non c’è bisogno degli europei al tavolo delle trattative (“l’Ue è finita”, la deride Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza a Mosca). E poi Trump minaccia dazi e di sfilarsi dalla Nato, se l’Europa non aumenterà il suo contributo in soldi. Non certo un atteggiamento da principale alleato d’Oltreoceano.
Eppure, non si può non cogliere il perché dell’isolazionista americano o dell’aggressore russo, che vuole dividere l’America dall’Europa per “imperare” meglio: fanno tutti il proprio gioco.
Spetta invece agli europei capire che il destino dell’Ucraina è vitale anche per il Vecchio Continente.
Se l’Europa si lascia buttar fuori dal mondo, tornerà a essere soltanto un’espressione geografica.
(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com