“Non ho un amico che sta bene. E anche io, non è che sia sempre in grande forma. Avevo dei sogni e siamo stati schiacciati. Se sei diverso non ti resta che pigliare gli psicofarmaci”: la denuncia di Marracash
Il rapper traccia una radiografia della sua generazione sulla scia del suo ultimo brano, disco d'oro, "Gli sbandati hanno perso" tratto dall'album “È finita la festa” L'articolo “Non ho un amico che sta bene. E anche io, non è che sia sempre in grande forma. Avevo dei sogni e siamo stati schiacciati. Se sei diverso non ti resta che pigliare gli psicofarmaci”: la denuncia di Marracash proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Gli sbandati hanno perso”, brano del nuovo album di Marracash “È finita la festa”, già disco di platino, è stato certificato disco d’oro. Gli sbandati hanno perso – prodotto da Marz e Zef – esplora una società consapevole di aver fallito, evidenziandone atteggiamenti che riflettono un senso di smarrimento e insoddisfazione. Si tratta del primo pezzo del disco che Marracash ha scritto, scegliendo di utilizzare una parola un po’ desueta come “sbandati” perché, con questo brano, si rivolge direttamente alla sua generazione.
“Non ho un amico che stia bene. Non uno. – ha detto Marracash a Il Venerdi di La Repubblica – E anche io, non è che sia sempre in grande forma… La mia teoria è che l’ipercapitalismo, una società basata solo sui numeri, disumanizza. Altro che intelligenza artificiale, siamo noi che ragioniamo come gli algoritmi, non cerchiamo più noi stessi, cerchiamo che cosa può funzionare. E questa uniformità fa stare tutti male”.
E ancora: “I quarantenni sono a pezzi perché siamo stati gli ultimi ad avere dei sogni, e adesso ci sentiamo schiacciati dal mainstream, dall’omologazione: se sei diverso non ti resta che pigliare gli psicofarmaci. Iperproduttività, ipercompetizione a tutti i costi, nessuna ricerca di qualità. Un successo monetario che giustifica qualsiasi mezzo”.
“Non sono uno che accetta il mondo così com’è, e anche se adesso, con il successo, mi ritrovo in una zona di comfort, non ci sto comodo. – ha continuato il rapper – Voglio essere rilevante, voglio uscire da quello che già conosco e dal pubblico che già mi conosce. Sento l’esigenza forte di far sentire la mia voce, di trovarla meglio, definirla meglio, inseguire un’identità, una personalità. Il problema della musica, in questo momento, mi sembra quello della cultura di massa in generale: tutto è algoritmico, come se il lavoro di un artista fosse solo cercare di azzeccare dov’è il pubblico e poi andare a cercarlo. Senza nemmeno provare a esprimersi in autonomia, in libertà”.
Un po’ di fiducia però c’è: “Conto sul fatto che molta gente non ne possa più della musica tutta uguale. Anche per questo il nuovo disco me lo canto tutto da solo, non va bene gonfiare i dischi con le collaborazioni, fai cantare tre rapper insieme così metti insieme tre fanbase: è un giochino troppo facile. Se fai un disco interessante, e il disco dopo già cerchi la formula giusta, segui l’algoritmo, finisce che duri poco, in un attimo arriva uno più giovane di te, più bravo di te a fiutare l’aria, e tu sparisci”.
Il rapper si sta preparando per Marra Stadi25 che parte venerdì 6 giugno allo Stadio Comunale di Bibione (VE), proseguirà poi martedì 10 giugno allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, sabato 14 giugno allo Stadio Olimpico Grande di Torino, mercoledì 25 giugno e giovedì 26 giugno (nuova data) allo Stadio San Siro di Milano, lunedì 30 giugno 2025 allo Stadio Olimpico di Roma e sabato 5 luglio allo Stadio San Filippo di Messina.
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