Morta a 100 anni la staffetta “Gina”. La storia di Virginia Manaresi: la lotta partigiana, la deportazione, l’evasione

È morta all’età di 100 anni “Gina”, nome di battaglia di Virginia Manaresi, staffetta partigiana, deportata politica e testimone dei valori della Resistenza. A darne notizia Marco Panieri, sindaco di Imola, dove Manaresi viveva. “Con coraggio e lucidità Gina ha attraversato uno dei periodi più bui della nostra storia, scegliendo da che parte stare – […] L'articolo Morta a 100 anni la staffetta “Gina”. La storia di Virginia Manaresi: la lotta partigiana, la deportazione, l’evasione proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 7, 2025 - 18:57
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Morta a 100 anni la staffetta “Gina”. La storia di Virginia Manaresi: la lotta partigiana, la deportazione, l’evasione

È morta all’età di 100 anni “Gina”, nome di battaglia di Virginia Manaresi, staffetta partigiana, deportata politica e testimone dei valori della Resistenza. A darne notizia Marco Panieri, sindaco di Imola, dove Manaresi viveva. “Con coraggio e lucidità Gina ha attraversato uno dei periodi più bui della nostra storia, scegliendo da che parte stare – sottolinea il sindaco -. Lo ha fatto come donna, come giovane resistente, come cittadina impegnata per tutta la vita nei valori della libertà, della giustizia, dell’emancipazione femminile”. Panieri ricorda che la città aveva festeggiato i cent’anni di Virginia Manaresi il 26 novembre. “In suo onore, questa mattina abbiamo confermato la conferenza stampa dedicata all’80/o anniversario della Liberazione, scegliendo di dedicarla a lei. Perché quando perdiamo una testimone diretta come Gina, non si chiude una pagina, ma cresce una responsabilità“.

Virginia Manaresi, classe 1925, entrò giovanissima nel movimento per la Resistenza fondando la sezione imolese – città di cui lei era originaria – dell’Udi (Unione Donne in Italia), impegnandosi nella lotta al regime come staffetta partigiana e operando all’interno di reti clandestine. Fu addetta sia alla distribuzione della stampa clandestina, sia ai collegamenti con il movimento resistenziale di Castel San Pietro Terme, Ozzano Emilia, Castenaso, Sesto Imolese e Osteriola. Partecipò anche ad azioni di guerriglia. Fu staffetta personale di Domenico Rivalta, giovane muratore di poco più di 30 anni, noto anche con lo pseudonimo di Minghinè, che avrà medaglia d’oro al valor militare alla memoria: fu una delle vittime dell’Eccidio del pozzo Becca, per mano dei fascisti.

Il 29 novembre 1944 Virginia Manaresi fu arrestata. Aveva avuto la possibilità di fuggire, ma si fece prendere insieme ad altri 8 partigiani: “Avevo scelto la mia strada e dovevo essere responsabile di quello che facevo senza mettere a repentaglio la vita di mio padre” avrebbe raccontato. Gina fu rinchiusa nella Rocca di Imola, dove subì estenuanti interrogatori e maltrattamenti. Poi fu trasferita nel carcere di San Giovanni in Monte, a Bologna, poi inviata al campo di concentramento di Bolzano, pochi giorni prima di Natale. “Fui fortunata. Sono ritornata” a differenza di altri compagni di battaglia. Nel campo fa l’addetta ai servizi della cucina – che le permettono di sottrarre qualcosa da mangiare per i compagni di prigionia come delle bucce di patate – poi in officina. E’ qui che conosce alcuni operai ferraresi che nell’aprile del 1945 la aiutano ad evadere e raggiungere il movimento partigiano che operava in Val di Non.

Qui la sua testimonianza sul portale Noipartigiani.it

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