Mattarella e la Russia: "L’Italia non ha cambiato linea. Mosca torni a rispettare i patti"

Il presidente richiama il memorandum di Budapest sull’autonomia dell’Ucraina "Kiev riconsegnò le testate nucleari in cambio dell’integrità del suo territorio".

Feb 19, 2025 - 08:54
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Mattarella e la Russia: "L’Italia non ha cambiato linea. Mosca torni a rispettare i patti"

Non è una risposta improvvisata. Già lunedì il capo dello Stato aveva deciso di sfruttare il viaggio in Montenegro, dove ieri ha incontrato il suo omologo Jakov Milatovic, per replicare agli attacchi della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, approfittando di una prevedibile domanda in conferenza stampa. A suggerire il rinvio di 24 ore due considerazioni: una risposta alla "libera stampa" occidentale – stoccatina voluta – non ha la pesantezza di una nota ufficiale della Presidenza della Repubblica. In secondo luogo, non voleva intralciare i lavori del vertice di Parigi. Naturalmente, Sergio Mattarella tiene il punto: "Il mondo che vorremmo è quello che rispetta il diritto internazionale".

Parla senza reticenze ma con accortezza: non si allarga facendo paragoni storici di vasta portata. Il richiamo al passato, invece, è circostanziato, riguarda il terreno specifico del conflitto in Ucraina: "È utile ricordare che quando l’Ucraina, all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, ottenne l’indipendenza con il consenso della Russia" e della comunità internazionale, "si trovò a tenere sul suo territorio circa un terzo dell’arsenale dell’Unione sovietica", che si era appena dissolta. Kiev, allora, "acconsentì alla richiesta di Usa e Russia di consegnare a Mosca migliaia di testate nucleari che l’avrebbero messa al sicuro da ogni invasione. A fronte di quello, nel memorandum di Budapest, l’Ucraina registra l’impegno di quei Paesi a rispettarne e garantirne l’indipendenza e l’integrità territoriale. Noi vorremmo che si ripristinassero quegli impegni e accordi".

Il sottinteso è chiaro: la Russia li ha violati. Epperò, il presidente cerca una formula in grado di fugare ogni pregiudizio anti-russo: "L’auspicio è che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato, nel rispetto del diritto e della carta delle Nazioni unite". Quasi a dire che se tornerà nell’alveo delle regole internazionali rispettando il diritto consolidato riavrà l’amicizia dell’Unione europea. Che Mattarella non fa mistero di voler allargare a tutti i paesi dei Balcani occidentali: per questo si trova in Montenegro, "esempio virtuoso", uno dei candidati più avanti nel percorso di avvicinamento alla Ue. Allargamento significa rafforzamento.

Ma il capo dello Stato non intende polemizzare: da lui arrivano risposte nel merito, e la conferma della linea del nostro Paese. "Da tre anni la posizione dell’Italia che ho sempre espresso è nitida, limpida chiarissima: quella del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni stato. Questa vigorosa affermazione è stata la base del sostegno che l’Italia ha assicurato all’Ucraina". La cautela che Mattarella sceglie di usare per non offrire a Mosca una scusa per attaccare parlando d’altro, non lede la drastica nettezza delle conclusioni nelle ore in cui a Riad si tengono i primi colloqui di pace tra Russia e Usa: "L’auspicio è che si raggiunga una pace giusta in Ucraina, e non fittizia o fragile". Cioè, che non sia a danno degli ucraini e non risponda a logiche spartitorie.

Prima di rientrare in Italia, ragiona anche dei guai della Nato e lo fa per veicolare un altro messaggio a Putin: "La Nato è nata decenni addietro, ha una storia robusta e non c’è nulla che può incrinare questo legame". Se qualcuno pensa che possa disgregarsi si illude. Rapporti e interessi comuni sono troppo forti perché ciò si realizzi. Incassa la solidarietà del presidente Ignazio La Russa e quella bipartisan dell’Aula del Senato, dopo gli attacchi di Mosca; si smarca Matteo Salvini: "Il presidente si ascolta, non si commenta".

Non è un caso se Mattarella ha tenuto a ricordare di avere assunto questa posizione già da tre anni. È convinto che una reazione così esagerata da Mosca sia arrivata ora e non le altre numerose volte, in cui aveva detto più o meno stesse cose, perché la Russia si sente forte grazie all’avvento di Trump alla Casa Bianca: in questo modo, voleva intimare al vecchio Continente di tirarsi fuori dal gioco senza ostacolare i manovratori, ovvero il presidente americano e Putin. Insomma, non si tratta di un diverbio tra due Stati, ma di una vicenda che riguarda l’intera Europa.