Mangerete macroalghe, che vi piacciano o no

5 anni di studi svelano il potenziale delle macroalghe come fonte proteica: crescono senza pesticidi, fertilizzanti o terra, e assorbono CO2. Questi non sono insetti, non fate gli schizzinosi. L'articolo Mangerete macroalghe, che vi piacciano o no è tratto da Futuro Prossimo.

Feb 12, 2025 - 18:08
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Mangerete macroalghe, che vi piacciano o no

Cinque anni di ricerca intensiva hanno svelato un segreto nascosto nelle profondità marine: le macroalghe potrebbero essere la chiave per “riposizionare” (e forse salvare) il nostro sistema alimentare. Non richiedono terra, fertilizzanti o pesticidi, e mentre crescono ripuliscono le acque e catturano CO2. Devo dirvi altro? Beh, si, c’è ancora tutto l’articolo da leggere: però si capisce già dove voglio andare a parare. Il nuovo metodo di coltivazione che vi raccontiamo è un esempio perfetto di come la natura possa offrire soluzioni sostenibili ai nostri problemi più urgenti. E mi aspetto che ne conveniate. Ma procediamo con ordine.

Anzitutto: cosa sono le macroalghe?

Potrei dirvi con semplicità: “sono le alghe che potete vedere ad occhio nudo in acqua”. Ma mi piace essere preciso quando mangio. Per cui: signori, si tratta di organismi pluricellulari con una struttura più complessa, simile a quella delle piante ma senza radici, fusto o foglie vere e proprie. Hanno un tallo che assorbe nutrienti direttamente dall’acqua. Vivono generalmente in acque marine poco profonde. Hanno tre tipologie principali: Alghe rosse (Rhodophyta), alghe brune (Phaeophyta) e alghe verdi (Chlorophyta).

La differenza con altre alternative proteiche

Quando si parla di fonti proteiche alternative, la reazione istintiva di molti è il rifiuto. Vi capisco: anche io farei fatica a mangiare insetti, per quanto possano essere sostenibili o nutrienti. Ma le macroalghe sono completamente diverse. Non solo sono già parte della dieta di milioni di persone in Asia (vabbè, anche gli insetti, direte) ma hanno un profilo nutrizionale eccezionale e caratteristiche organolettiche che le rendono un ingrediente versatile e appetibile. Non vi ho convinto? Ok. Gli insetti hanno una coscienza. Anche le piante, forse? Fermiamoci qui, sennò restiamo digiuni.

“Dal punto di vista alimentare, le macroalghe contengono, oltre alle proteine, fibre alimentari e una vastissima gamma di micronutrienti interessanti come la vitamina B12, minerali e piccole quantità di omega-3 marini. Inoltre, hanno un profilo gustativo molto interessante ricco di umami e sapidità”, spiega Ingrid Undeland, professoressa di Scienze Alimentari alla Chalmers University.

Certo, ci sono delle sfide da superare. Le proteine delle macroalghe possono essere difficili da digerire per il nostro sistema digestivo, e alcune specie brune come il kelp zuccherino possono accumulare livelli elevati di iodio. Ma la ricerca sta trovando soluzioni: il progetto CirkAlg, una collaborazione tra università, aziende alimentari e agenzie governative, ha sviluppato una strategia in due fasi per rendere le macroalghe una fonte proteica attraente, gustosa e sicura.

CirkAlg, una coltivazione innovativa e sostenibile

La vera rivoluzione sta nel metodo di coltivazione. Le macroalghe vengono fatte crescere utilizzando le acque di processo dell’industria alimentare, ricche di nutrienti come azoto e fosforo. Questo approccio circolare non solo riduce i costi di depurazione per le aziende, ma aumenta anche il contenuto proteico delle alghe. In particolare, la lattuga di mare ha raggiunto livelli proteici paragonabili alla soia. A differenza di altre alternative proteiche che suscitano resistenza istintiva, i sondaggi condotti mostrano che i consumatori hanno un atteggiamento positivo verso le macroalghe come alimento. La chiave sta nel modo in cui vengono presentate e preparate: aspetto, gusto e odore sono fondamentali per l’accettazione.

“Le differenze che abbiamo visto in CirkAlg illustrano chiaramente che dovremmo considerare sia le diverse specie di macroalghe che le loro condizioni di coltivazione individualmente quando si tratta di esigenze di lavorazione e futuro consumo, allo stesso modo in cui si fa oggi per diversi tipi di verdure e cereali”, afferma Barbro Kollander, chimico senior della Swedish Food Agency.

La ricerca di João Trigo alla Chalmers University (ve la linko qui) ha portato allo sviluppo di nuovi metodi di estrazione proteica che hanno triplicato la resa rispetto ai metodi tradizionali. Questa tecnologia non solo migliora la digeribilità delle proteine, ma concentra anche la vitamina B12 e gli omega-3.

Macroalghe: buon appetito, giusto?

I risultati del progetto CirkAlg stanno già trovando applicazione in nuovi progetti collaborativi tra Chalmers University, University of Gothenburg e Nordic Seafarm. La tecnologia di estrazione proteica ha generato una domanda di brevetto. Allora? Voi che fate? Non vedo antennine in giro, c’è poco da fare gli schifiltosi.

“Sebbene sia ancora necessario altro lavoro per ottimizzare e scalare questa soluzione circolare che può fornire nuove proteine alternative nei nostri piatti, CirkAlg ha fatto passi iniziali molto importanti verso uno sviluppo completamente nuovo”, conclude Undeland.

La verità è che non c’è nessun motivo razionale per rifiutare le macroalghe come fonte di proteine. Non sono insetti da mangiare interi, non hanno un aspetto inquietante, non richiedono di superare barriere culturali significative. Sono semplicemente un alimento nutriente, sostenibile e dal sapore interessante che può essere incorporato in molti piatti diversi. La domanda non è “se” inizieremo a mangiarle, ma “quando” diventeranno parte integrante della nostra dieta.

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