Made in Italy alla prova dei dazi: un piano in 3 tappe per guidare le aziende italiane
L’inasprimento delle politiche degli Usa sui dazi rischia di pesare come un macigno made in Italy, con un potenziale aggravio di oltre 13 miliardi di dollari sui costi dei beni destinati all’export nel mercato americano. È quanto emerge uno studio di Deloitte, che propone alle imprese una strategia articolata in tre fasi per contenere l’impatto […] L'articolo Made in Italy alla prova dei dazi: un piano in 3 tappe per guidare le aziende italiane proviene da Economy Magazine.

L’inasprimento delle politiche degli Usa sui dazi rischia di pesare come un macigno made in Italy, con un potenziale aggravio di oltre 13 miliardi di dollari sui costi dei beni destinati all’export nel mercato americano. È quanto emerge uno studio di Deloitte, che propone alle imprese una strategia articolata in tre fasi per contenere l’impatto e trasformare l’instabilità in un’occasione di evoluzione.
1. Quantificare e comprendere l’impatto economico:
La prima mossa per le aziende è stimare l’effetto dei dazi sui propri conti: margini di profitto, costi di produzione e dinamiche di vendita potrebbero infatti subire pressioni rilevanti. Solo attraverso un’analisi chiara sarà possibile prendere decisioni efficaci.
2. Rivedere catene e flussi:
Nel secondo step si tratta di esplorare soluzioni operative e logistiche, ridefinendo la supply chain globale, valutando nuovi mercati di approvvigionamento e puntando su un uso più intelligente dei processi doganali.
3. Rilanciare la competitività:
L’ultima fase è strategica: serve costruire un piano di lungo termine che includa la diversificazione dei mercati esteri, l’innovazione digitale e la valorizzazione del marchio italiano come sinonimo di qualità.
“Il tema dei dazi è tornato centrale nel dibattito economico e politico globale – spiega Pier Paolo Ghetti, responsabile della linea Global Trade di Deloitte – e le imprese italiane devono farsi trovare pronte. È un momento di complessità, ma anche di opportunità per ripensare i modelli di business in chiave più resiliente.”
Secondo Marco Vulpiani, senior partner e responsabile Economia per Deloitte, la chiave sarà anche comprendere l’elasticità della domanda. “Bisogna adattare pricing, posizionamento e strategie commerciali al nuovo scenario, evitando impatti eccessivi sui flussi di cassa”.
Il made in Italy negli Stati Uniti con i nuovi dazi
L’analisi è stata condotta su dati del database Comtrade delle Nazioni Unite: con gli attuali livelli di export – pari a 78 miliardi di dollari nel 2024 – le nuove aliquote doganali provocherebbero un rialzo significativo dei prezzi per i consumatori americani, minando la competitività del prodotto italiano, soprattutto in settori cruciali come macchinari (14,2 miliardi), farmaceutica (11,6 miliardi) e automotive (5,5 miliardi).
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Gli USA importano dalla sola Italia circa il 3% del totale, ma l’Unione Europea resta un partner commerciale chiave, con 693 miliardi di dollari di beni esportati complessivamente. Germania, Irlanda, Italia, Francia e UK si confermano protagonisti del commercio transatlantico, anche se la concorrenza con giganti come Messico, Cina e Canada resta serrata.
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