Macron, Starmer e Merz portano l’Europa a Kiev: ma l’Italia al tavolo non c’è

I tre leader si sono fatti fotografare in treno verso Kiev, a testimonianza dei nuovi rapporti di forza nell'Ue. Meloni assente, si è poi collegata anche con Zelensky da remoto. Nel 2022 su quel treno c'era Draghi. Cosa è cambiato?

Mag 12, 2025 - 18:24
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Macron, Starmer e Merz portano l’Europa a Kiev: ma l’Italia al tavolo non c’è

Tre anni e più di guerra in Ucraina ha modificato l’assetto dell’Europa comunitaria. Se nel 2022 a rappresentare le istanze dell’Ue si muovevano i leader di Francia, Germania e Italia, oggi il nostro Paese sembra scomparso dall’avanguardia impegnata nelle trattative.

Macron, Starmer e Merz hanno viaggiato in treno fino a Kiev, riproponendo la stessa iconografia che nel 2022 vide protagonisti lo stesso presidente francese assieme a Olaf Scholz e al “nostro” Mario Draghi. Cosa è cambiato nel frattempo?

La visita di Macron, Starmer e Merz a Kiev da Zelensky

I leader di Francia, Regno Unito e Germania si sono recati a Kiev per portare a Volodymyr Zelensky la proposta e il sostegno europei a una tregua che non penalizzi l’Ucraina. In tempi in cui l’America di Donald Trump si riavvicina alla Russia di Vladimir Putin e in cui la propaganda guida i negoziati dei dossier più caldi del pianeta, la mossa europea vuole porsi come chiave di volta del rebus e come risposta plastica alla pomposa Parata della Vittoria organizzata a Mosca dal presidente russo in compagnia dell’omologo cinese Xi Jinping. E con un arrivo in grande stile.

Il 10 maggio Emmanuel Macron, Keir Starmer e Friedrich Merz hanno raggiunto Kiev in treno, dopo 11 ore di viaggio, per formare il poker col premier polacco Donald Tusk. Quattro punte di lancia della “coalizione di volenterosi” che raccoglie gli Stati e le istituzioni Ue impegnate nel supporto dell’Ucraina soprattutto per quanto riguarda la Difesa una volta raggiunto un cessate il fuoco permanente.

Dopo le visite di rito, si è tenuta una riunione al vertice alla quale ha partecipato anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma in videocollegamento. L’oggetto di questo specifico summit era la futura “forza integrata aria-terra-marittima e di ricostruzione” da includere in un eventuale accordo di pace.

Il resto dei colloqui ha però fatto a meno della rappresentanza italiana, esclusa di fatto dalla discussione dei dettagli della tregua incondizionata di 30 giorni sostenuta dagli Stati Uniti. Riflesso dell’atteggiamento sfuggente e ondivago che Roma ha assunto nei confronti della Russia, riabilitata parzialmente dal riavvicinamento degli Usa di Trump in ottica di sottrarla all’abbraccio della Cina.

draghi macron scholz in treno per kiev
Fonte: ANSA
Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz in treno per Kiev nel giugno 2022

Da Macron-Scholz-Draghi a oggi: come ci siamo arrivati?

“L’Italia è presente in ogni aspetto della trattativa ucraina”, ha tenuto ad assicurare il ministro Antonio Tajani all’indomani del vertice di Kiev. Come si dice, excusatio non petita eccetera. La foto che ritrae Macron, Starmer e Merz all’interno del convoglio diretto a Kiev è l’ultima immagine della pala d’altare euro-ucraina. Un’iconografia che richiama e aggiorna i rapporti di forza che tre anni fa, nel giugno 2022, vedevano anche l’Italia al centro del processo negoziale. All’epoca in quel treno viaggiava anche Mario Draghi e il confronto con la situazione odierna assume l’inevitabile aspetto di uno scadimento.

Sicuramente si tratta di un cambiamento sostanziale della postura europea, impresso dalle nuove esigenze di Difesa. Non rappresentando un soggetto geopolitico o nazionale, ma un’unione economica a guida statunitense. Neanche politica, viste le profonde divisioni al suo interno.

La volontà di Washington di appaltare agli Stati Ue lo sforzo materiale e umano per la difesa dell’Ucraina, nonché il mantenimento della pace e parte della ricostruzione una volta raggiunta una tregua, hanno messo al timone quei Paesi che hanno fatto del riarmo (imposto sempre degli egemoni Usa) una prerogativa nazionale. La Polonia su tutti, come avevamo anticipato due anni fa, in scia all’opposizione viscerale e strategica alla Russia che la dominò per secoli.