Lo storico. Fare i conti col passato è per lei una necessità
Pinto: la premier toglie argomenti ai suoi avversari

Pinto Meloni fa i conti con la storia. Una necessità, secondo uno dei leader dell’antifascismo storico Pietro Nenni. I suoi diari iniziano proprio con la fine del fascismo. Il leader socialista si trovava, arrestato, a Ponza. La sera del 27 luglio 1943 giunse una motonave. Sconvolto, si rese conto che le parti si stavano invertendo, nella sua vita e nel paese. Alcuni militi scortavano Benito Mussolini, arrestato due giorni prima e inviato al confino.
Nenni, prigioniero del suo ex amico ed ex compagno di partito Mussolini, visse uno scambio di ruoli beffardo, drammatico, che dava inizio a un mondo nuovo. I Conti con la storia diventarono un titolo del diario, intesi come una potente rottura del presente, condizionata dal passato. Meloni ha deciso di affrontarla definitivamente.
La presidente del Consiglio ha preso atto di un dibattito pubblico dove la storia torna in forme inedite e sorprendenti (forse inconcepibili per buona parte delle democrazie occidentali). Meloni diventò dirigente nell’Italia di Berlusconi. Paradossalmente, era il leader di Forza Italia a denunciare gli avversari come comunisti (lui era detestato, ma con altri argomenti). Il partito di Meloni diventò An sotto la guida di Gianfranco Fini; fece i conti con il fascismo, ma non guidava il centrodestra. Così fu accettato con un certo rispetto, a parte le tensioni nelle celebrazioni della Resistenza. Invece gli ex comunisti del Pds/Ds iniziarono una lunga marcia per accreditarsi all’interno dell’Internazionale socialista; Renzi formalizzò definitivamente l’ingresso nel socialismo europeo.
Il tema dell’antifascismo ha ripreso quota con il successo di Meloni e la formazione del suo governo. La presidente del Consiglio vuole chiuderlo. Le sue parole vogliono presentare FdI come pilastro del centro destra, su posizioni liberal-conservatrici, all’interno delle forze moderate europee. La cesura con il fascismo è inevitabile, quanto difficile: il fascismo con il regime annientò lo Stato liberale contrapponendo l’Italia al mondo occidentale e con la guerra distrusse la patria del Risorgimento e la potenza nazionale. Meloni, che si richiama al patriottismo risorgimentale e al conservatorismo occidentale, deve posizionare il suo partito nella destra europea storicamente.
La presidente deve legittimare la sua scelta e togliere argomenti agli avversari; risultato necessario per conservare i caratteri di un partito a vocazione maggioritaria. Non è semplice: le congiunture politiche, le tensioni ideologiche, i temi internazionali diventano pericolose anche grazie all’uso del passato. Il fascismo però è lontano, soprattutto si tratta di una esperienza storica non ripetibile, esattamente come l’antifascismo che lo contrastò. Restituendo queste categorie al passato e liberandone l’Italia del presente, si può tentare un contributo alla stabilizzazione di un sistema politico oggi costretto ad affrontare autocrazie globali.