Lo sciopero dei magistrati è stato un po’ taroccato

Lo sciopero dei magistrati visto dalle prime pagine dei quotidiani. I Graffi di Damato

Feb 28, 2025 - 13:52
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Lo sciopero dei magistrati è stato un po’ taroccato

Lo sciopero dei magistrati visto dalle prime pagine dei quotidiani. I Graffi di Damato

Pur con l’annunciato 80 per cento di adesioni, comprese però quelle solo virtuali di magistrati rimasti al lavoro per evitare le trattenute dallo stipendio, le toghe coccardate e guidate anche fisicamente dal presidente e dal segretario della loro associazione sindacale, Cesare Parodi e Rocco Manuotti, hanno sostanzialmente fallito l’assalto alle prime pagine dei giornali.

Lo sciopero è finito sopra gli altri titoli – come su Libero di Mario Sechi e sull’Unità di Piero Sansonetti – solo in chiave critica per gli “insulti” alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e all’articolo 111 della stessa Costituzione. Che nel testo aggiornato nel 1999 sul cosiddetto giusto processo ne ha spianato la strada. Sulla quale il governo di Giorgia Meloni è deciso a proseguire in migliori condizioni politiche dei precedenti, pur aperto -come è emerso ieri da un vertice- a qualche modifica sulle modalità del ricorso al sorteggio per la composizione degli organi di rappresentanza istituzionale dei magistrati.

Sulle altre prime pagine dei giornali hanno continuato a prevalere Trump con i suoi rapporti rovesciati contro l’Europa e a favore della Russia di Putin, la Brexit un po’ rientrata di fronte alle prospettive di una pace ingiusta in Ucraina, il Papa col suo ricovero al Policlinico Gemelli, il caro-bollette e, fresca di agenzie, la morte misteriosa del famoso attore americano Gene Hackman, della moglie e del loro cane.

Persino Il Fatto Quotidiano, pur mettendo in rilievo la partecipazione – taroccata, ripeto – dell’80 per cento delle toghe allo sciopero ha ammesso le difficoltà dei magistrati nella lotta alla separazione delle carriere. Esso ha cercato, in particolare, di amplificare riserve e simili dei “grandi avvocati”. Fra i quali il giornale di Travaglio ha scelto, per appendervisi come a una stampella, Franco Coppi. Che ha dichiarato di non avere perso una sola causa per le carriere non ancora separate dei giudici e dei pubblici ministeri. Non sembra pensarla così però, in materia di carriere separate, il più famoso e riuscito avvocato uscito dalla scuderia di Coppi: Giulia Bongiorno, anche presidente della Commissione Giustizia del Senato