L’Itia torna a difendere Sinner: “Nessuna regola violata. Nemmeno dai membri del suo team”
Jannik Sinner sta scontando una squalifica di tre mesi dopo l’accordo raggiunto con la WADA in merito alla positività al Clostebol riscontrata lo scorso anno durante il Masters 1000 di Indian Wells. Il numero 1 del mondo era stato assolto dal tribunale indipendente dell’ITIA, ma la WADA aveva presentato ricorso al TAS ritenendo che il […]

Jannik Sinner sta scontando una squalifica di tre mesi dopo l’accordo raggiunto con la WADA in merito alla positività al Clostebol riscontrata lo scorso anno durante il Masters 1000 di Indian Wells. Il numero 1 del mondo era stato assolto dal tribunale indipendente dell’ITIA, ma la WADA aveva presentato ricorso al TAS ritenendo che il tennista italiano fosse stato negligente in quella circostanza non accertandosi dell’operato dei propri collaboratori. Il processo presso il Tribunale di Losanna non ha avuto luogo perché il fuoriclasse altoatesino ha patteggiato con l’Agenzia Mondiale Antidoping e resterà fermo fino al prossimo 4 maggio, ritornando in azione agli Internazionali d’Italia che scatteranno tre giorni dopo sulla terra rossa del Foro Italico a Roma.
L’ITIA è tornata a parlare del caso per bocca della direttrice Karen Moorhousen, che in un’intervista concessa all’agenzia Afp ha voluto rispondere in merito all’accusa di poca trasparenza e di un sistema antidoping imperfetto: “I problemi di comunicazione che hanno riguardato il caso Sinner potrebbero aver creato un malinteso sulle nostre regole in merito all’annuncio. Si è erroneamente creduto che stessimo annunciando test positivi, quando in realtà stavamo annunciando sospensioni provvisorie. Sia nel caso di Sinner che in quello di Swiatek le regole sono state rispettate: i giocatori hanno presentato ricorso contro la sospensione provvisoria entro il termine di dieci giorni previsto dalle nostre normative e poiché il ricorso ha avuto successo, le sospensioni provvisorie non sono state rese pubbliche”.
Karen Moorhousen ha puntualizzato: “Se avessimo fatto le cose in maniera differente ci saremmo trovati ad infrangere le nostre stesse regole. Se meditiamo un cambiamento? Sì, in futuro tale regola potrebbe anche cambiare. La maggior parte dei reati in questione implicano un’intenzione di doparsi. Nel caso Sinner, secondo la consulenza legale che abbiamo ricevuto, non c’era alcuna giustificazione per perseguire penalmente nessun membro del suo entourage. Non c’è stata alcuna violazione delle regole del programma antidoping del tennis, che si rifà al Codice mondiale antidoping“.
In un’intervista a tennis365.com si ha fornito ulteriori dettagli: “Le nostre regole si basano sul Codice mondiale antidoping che elenca diversi reati. Essi possono essere commessi dall’entourage di un giocatore: medico, allenatore, agente. Ma la maggior parte dei reati in questione implica l’intenzione di dopare. Nel caso Sinner, secondo la consulenza legale che abbiamo ricevuto, non c’era alcuna giustificazione per perseguire penalmente nessuno del suo entourage. Non c’è stata alcuna violazione delle regole del programma antidoping del tennis“.
La presidente è tornata sui “problemi di comunicazione che hanno circondato il caso Sinner. Essi potrebbero aver rivelato un malinteso sulle nostre regole in merito all’annuncio di test positivi e sospensioni provvisorie. Si é erroneamente creduto che stessimo annunciando test positivi, quando in realtà stavamo annunciando sospensioni provvisorie. In entrambi i casi, le regole sono state rispettate, Sinner non ha violato nessuna regola. Poiché i ricorsi hanno avuto successo, le sospensioni provvisorie non sono state rese pubbliche“.