‘L’industria della canzone’: come funzionano produzione e consumo della musica nell’era digitale
Il Festival di Sanremo si è concluso, come sempre, con una buona dose di polemiche e tutte le dietrologie del caso. Una su tutte, quella che vedrebbe la manager Marta Donà (La Tarma) come tessitrice occulta dietro le quinte, visto che quattro su cinque dei recenti Festival sono stati vinti da suoi assistiti: Maneskin, Mengoni, […] L'articolo ‘L’industria della canzone’: come funzionano produzione e consumo della musica nell’era digitale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il Festival di Sanremo si è concluso, come sempre, con una buona dose di polemiche e tutte le dietrologie del caso. Una su tutte, quella che vedrebbe la manager Marta Donà (La Tarma) come tessitrice occulta dietro le quinte, visto che quattro su cinque dei recenti Festival sono stati vinti da suoi assistiti: Maneskin, Mengoni, Mango e Olly.
Si sa: in Italia quando una persona sa fare il suo mestiere con professionalità viene spesso massacrata, soprattutto se le sue capacità sono espresse in un ambito che smuove tanti soldi e per il quale tutti si sentono in diritto di dire la propria, come quello della canzone. Parlo di professionalità, perché a determinare il mondo del pop (in particolare quello di Sanremo) concorrono tanti aspetti tra cui districarsi: l’icona, le aspettative della gente e l’immaginario mediato dall’industria, la comunicazione e il contesto sociale di riferimento. Questi sono solo alcuni degli elementi su cui stare in equilibrio.
Quanti brani ha su Spotify nelle prime posizioni Olly? Fra i cento brani più ascoltati se ne contano dieci, ed è così da mesi: o siamo di fronte al nuovo Michael Jackson, oppure Marta Donà sa fare il suo mestiere, certamente non solo a Sanremo.
Certe dinamiche andrebbero studiate o, almeno, conosciute e tenute in considerazione. Su questo spazio mi sento di consigliare un ottimo libro che chiarisce molto bene una volta per tutte cosa c’è dietro una canzone di successo. È un volume uscito poco meno di un anno fa per Laterza, scritto da Gianni Sibilla e si intitola L’industria della canzone. L’autore è uno dei più importanti studiosi in Italia, direttore di un Master in Comunicazione musicale alla Cattolica e insegnante allo Iulm. L’industria della canzone è un’opera imprescindibile per chiunque voglia comprendere le dinamiche del mercato musicale contemporaneo. Attraverso un’analisi chiara e approfondita, esplora i meccanismi che hanno regolato e regolano la produzione, la distribuzione e il consumo della musica fino all’era digitale, evidenziando l’impatto di tecnologie, piattaforme di streaming e strategie di marketing sulla creazione e diffusione delle canzoni. L’approccio è descrittivo, ordinatamente diviso in tre parti che tengono in considerazione altrettanti punti di vista: definizioni, produzione e comunicazione convergono sulla riflessione finale sul valore di una canzone.
Uno degli aspetti più apprezzabili del libro è la capacità di Sibilla di rendere accessibili temi complessi, con un linguaggio preciso ma mai troppo tecnico, adatto sia agli addetti ai lavori sia agli appassionati di musica e offre una visione completa dell’evoluzione dell’industria musicale. In sintesi, L’industria della canzone è un testo fondamentale per chiunque voglia esplorare il dietro le quinte del music business, con uno sguardo lucido e documentato su un settore in continua trasformazione. Leggerlo, in definitiva, può essere anche un modo per farla finita con molti giudizi sommari sul mondo della discografia in generale, attraverso un utile bagno di realismo.
Se c’è un problema vero in Italia per ciò che riguarda la musica e le canzoni, piuttosto, è nell’intero meccanismo basato su una pressoché totale assenza di pluralismo. Questo porta la canzone italiana d’autore in condizioni assurde e inaccettabili, perché i club che ospitano musica “artigianale”, che punta cioè alla qualità e un ascolto più riflessivo, stanno scomparendo; i pochi grandi produttori dell’industria culturale, pur di raschiare il fondo del barile, occupano quasi ogni spazio di radio e tv, plagiando i ragazzini con canzoni musicalmente inascoltabili e senza senso alcuno. Gli autori sono sempre gli stessi, pochi giusti del giro.
Questo discorso pratico e molto differente attiene alla necessità che di fianco alle canzoni come quelle di Olly abbia diritto di cittadinanza anche un modo di produrre più personale e d’autore; anche il libro di Sibilla si chiude con un ragionamento molto lucido sulla mancanza di risposta risolutoria univoca: “Senza l’artista, le canzoni non potrebbero esistere: eppure questo sistema tende a retribuire principalmente le grandi star, relegando quelli “minori” a pagamenti che non garantiscono la sopravvivenza”. Sotto questo aspetto, però, tornando a Sanremo, il piazzamento di Cristicchi, Brunori e Corsi nei primi posti della classifica ha dimostrato che le persone sentono la necessità di brani genuini e autentici. Bisognerebbe rendersi conto, dunque, che il mercato c’è anche per quel tipo di musica.
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