Licenziamenti nella PA: le regole in Italia e i nuovi trend
Il numero dei licenziamenti nella PA è contenuto rispetto ai dati del privato, interruzioni e sospensioni soprattutto nella sanità e nelle PA centrali.

Il licenziamento nella Pubblica Amministrazione è un fenomeno raro ma comunque previsto dalla legge. In base alle ultime rilevazioni disponibili, in cinque anni ci sono stati oltre 15mila casi di sospensioni o licenziamenti, concentrate in particolare in due settori: sanità e funzioni centrali (ministeri).
In Italia, nel 2023 ne sono stati effettuati 657 licenziamenti disciplinari, un numero in linea con quello degli anni precedenti. Le cause più frequenti sono le assenze ingiustificate, seguite dalle fattispecie in cui è stato commesso un reato, mentre le negligenze o i comportamenti lavorativi scorretti si posizionano al terzo posto. Più numerose le sospensioni dal servizio, circa 2mila 214.
Secondo elaborazioni del Centro Studi Enti Locali, basate su dati del Ministero della Pubblica Amministrazione.
Licenziamenti e sospensioni nella PA
Il 44% dei licenziati e il 33% dei sospesi provengono da Ministeri e Agenzie. Nei Comuni sono stati 120 i dipendenti licenziati e 438 quelli incappati in una sospensione.
Sui 657 licenziamenti avvenuti nel 2023 il 35% è motivato da un’assenza ingiustificata, espressione che definisce sia i casi in cui il lavoratore non ha effettuato alcuna comunicazione per motivare la mancata prestazione lavorativa, sia quelli in cui invece ha presentato un certificato medico falso.
Relativamente simile al percentuale dei licenziamenti connessi a reati, pari al 33% del totale, mentre scende leggermente, al 26%, il numero di coloro che hanno perso il lavoro per inosservanza di disposizioni servizio, negligenza, comportamenti scorretti.
L’analisi sul lungo periodo: fra il 2018 e il 2023 le sospensioni dal servizio e i licenziamenti nel pubblico impiego sono stati oltre 15mila. Più della metà riguardano il comparto sanità (4mila 666 provvedimenti disciplinari gravi, pari al 30% del totale) e i dipendenti delle amministrazioni centrali, come ministeri e agenzie, (4mila 181, il 27%).
Seguono i comuni con 3.138 sospensioni e licenziamenti (20% del totale), le scuole (1.625, 11%), gli enti pubblici (4%), le regioni (3%) e, infine, le università e le province, ferme entrambe a quota 2%.
Le regole sui licenziamenti nel pubblico impiego
Le regole su licenziamento nel settore pubblico sono le stesse previste nel privato, su cui intervengono però specifiche disposizioni contenute nell‘articolo 55-quater del decreto legislativo 165/2001. In base a questa norma, fatte salve le regole generali sui licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo, ci sono alcune fattispecie che rappresentano causa di licenziamento disciplinare nella PA, ovvero:
- falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente, ovvero giustificazione dell’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa o che attesta falsamente uno stato di malattia;
- assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni, ovvero mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata, entro il termine fissato dall’amministrazione;
- ingiustificato rifiuto del trasferimento disposto per motivate esigenze di servizio;
- falsità documentali o dichiarative commesse ai fini o in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro ovvero di progressioni di carriera;
- reiterazione nell’ambiente di lavoro di gravi condotte aggressive o moleste o minacciose o ingiuriose o comunque lesive dell’onore e della dignità personale altrui;
- condanna penale definitiva con interdizione perpetua dai pubblici uffici o estinzione del rapporto di lavoro;
- gravi o reiterate violazioni dei codici di comportamento, ai sensi dell’articolo 54, comma 3 (regole anticorruzione);
- commissione dolosa, o gravemente colposa, dell’infrazione di cui all’articolo 55-sexies, comma 3 (omissione di atti d’ufficio);
- reiterata violazione di obblighi concernenti la prestazione lavorativa, che abbia determinato l’applicazione, in sede disciplinare, della sospensione dal servizio per un periodo complessivo superiore a un anno nell’arco di un biennio;
- insufficiente rendimento dovuto alla reiterata violazione degli obblighi contrattuali o di legge concernenti la prestazione lavorativa.
Il confronto con il settore privato
Per fare un paragone con il settore privato, confrontando il dato di questo report con quelli dell’ISTAT, rispetto ai 3,6 milioni di dipendenti pubblici nel 2023, il numero dei licenziamenti corrisponde a una percentuale nell’ordine dello 0,018%.
I dipendenti del privato sono circa 17,3 milioni, ed elaborando le cifre dell’Istituto Nazionale di Statistica risulta un 2,6% di licenziamenti (450mila circa nel 2023).