Le nuove rotte dell’azienda Italia
Il viceministro al Mimit Valentino Valentini valuta il futuro del nostro export in un mercato mondiale reso più complesso che mai dall'approccio protezionistico della nuova amministrazione americana L'articolo Le nuove rotte dell’azienda Italia proviene da Economy Magazine.

Una trasfusione di ottimismo per l’”Azienda Italia”: la crociera mondiale della nave Amerigo Vespucci, una sorta di straordinaria vetrina navigante del made in Italy, si è conclusa con la tappa di Gedda, inn Arabia Saudita, con un successo storico. E il viceministro al Mimit (Ministero del made in Italy e delle imprese) Valentino Valentini, accetta di commentare in quest’intervista con Economy le impressioni desunte anche da quest’esperienza sul futuro del nostro export in un mercato mondiale reso più complesso che mai dai toni protezionistici della nuova amministrazione americana, che minaccia dazi sui prodotti provenienti dall’Unione Europea, mentre la Cina assorbe minori esportazioni di un tempo.
Onorevole Valentini, verso quali altri mercati, anche alla luce di quanto constatato nelle numerose trasferte internazionali recentemente effettuate? Può anche citarci esperienze o suggestioni specifiche?
L’export italiano sta affrontando una fase di riorientamento strategico a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e del rallentamento economico in Cina. Gli Stati Uniti, pur rimanendo il secondo mercato di riferimento per l’Italia con un valore di export pari a 66,4 miliardi di euro (10,7% del totale), minacciano di introdurre nuovi dazi che potrebbero penalizzare alcuni settori chiave. Parallelamente, la Cina, tradizionalmente un importante partner commerciale, sta mostrando segnali di stagnazione economica con una contrazione dell’export italiano del 6% nel 2024. In questo contesto, l’Italia e le sue imprese stanno esplorando mercati emergenti che offrono opportunità significative. Innanzitutto i Paesi del Golfo: l’Arabia Saudita (+29%) e gli Emirati Arabi Uniti (+21,9%) stanno investendo massicciamente nella diversificazione economica e nello sviluppo infrastrutturale grazie a piani come Vision 2030. Questi mercati richiedono beni d’investimento, apparecchiature elettriche e prodotti di design. Altra area di riferimento è il Sud-est asiatico: paesi come il Vietnam (+35%) e la Malesia (+23%) stanno registrando una crescente domanda di macchinari industriali e beni di consumo italiani. La cooperazione economica tra Italia e Asean è in forte espansione senza trascurare altri mercati di riferimento come il Giappone e la Corea. Anche Turchia e Serbia, con incrementi rispettivamente del 24,7% e 19%, rappresentano hub strategici per il commercio con l’Europa orientale e l’Asia centrale, che sono altre aree destinate a crescere ulteriormente. Questi mercati non solo possono compensare le perdite nei mercati tradizionali, ma offrono anche nuove opportunità per settori innovativi come le tecnologie low-carbon e i macchinari ad alta intensità tecnologica.
Conosciamo bene i tanti freni competitivi che rallentano l’Azienda Italia: il caro-energia, la pressione fiscale, la burocrazia. Ma il nostro export si è sempre nutrito di grandi punti di forza: creatività, flessibilità eccetera. Nell’era del nuovo digitale e in questa geopolitica complessa, cosa ritiene prevalga e serva di più tra le nostre numerose qualità di bravi esportatori?
L’Italia ha sempre basato il successo nell’export su qualità distintive come creatività, flessibilità e artigianalità unita a tecnologia. Tuttavia, nell’attuale contesto geopolitico e tecnologico, queste caratteristiche devono essere integrate con innovazioni digitali per mantenere la competitività e per rimanere agganciati alle catene del valore globale. Le imprese che adottano tecnologie 4.0 registrano infatti un aumento della produttività del 33% rispetto al 25% delle imprese non digitalizzate. Anche l’intelligenza artificiale, intesa come opportunità, può aumentare la probabilità di crescita dell’export del 10%, raddoppiandola per le piccole imprese. L’Italia è inoltre leader nell’esportazione di tecnologie sostenibili (35 miliardi di euro nel 2024), con una crescita prevista del 13,7% entro il 2025, rispondendo alla crescente domanda globale di soluzioni green. Non dobbiamo poi trascurare l’e-commerce che sempre più rappresenta un canale fondamentale: circa il 28% dell’export italiano B2B avviene tramite piattaforme digitali, con un valore stimato di 175 miliardi di euro nel 2022. Questo consente alle Pmi italiane di superare barriere geografiche e logistiche, ampliando la portata dei loro prodotti. L’integrazione tra tradizione e innovazione è evidente anche nei settori tradizionali come agroalimentare e moda, dove le nuove tecnologie come la stampa 3D stanno rivoluzionando i processi produttivi.
La rete istituzionale italiana all’estero – dalle ambasciate all’Agenzia Ice, dai servizi Sace a quelli Simest – è nell’insieme divenuta più efficiente nell’affiancare i nostri esportatori e sostenere i loro sforzi. Ritiene che questo complesso compito possa essere ulteriormente potenziato e in che modo? Quali punti di forza ha questa nostra rete, consigliabili a chi esporta?
Premetto che questo ambito è di diretta competenza del Ministero degli Esteri con il quale collaboriamo strettamente come sistema paese ed in maniera piu specifica nell’ambito del Comitato per l’Attrazione degli Investimenti Esteri (Caie). La rete istituzionale italiana all’estero ha compiuto significativi passi avanti nel supportare le imprese esportatrici. L’efficienza della rete Ice-Sace-Simest è dimostrata dal fatto che l’83% delle aziende beneficiarie del Piano Straordinario Made in Italy valuta positivamente il supporto ricevuto. La rete diplomatico-consolare contribuisce direttamente all’economia nazionale con un impatto sul Pil dell’1,4%, generando un gettito fiscale di 8,8 miliardi di euro e creando 307.000 posti di lavoro. Un esempio innovativo di come sappiamo operare come Sistema Italia è dimostrato dal successo del tour mondiale della Nave Amerigo nel corso del quale in 8 Paesi strategici , tra cui Stati Uniti, Giappone, India ed Arabia Saudita , è stato allestito il “Villaggio Italia” che ha promosso prodotti italiani insieme a cultura e tecnologia in un format itinerante che ha attirato più di trecento mila visitatori e milioni di visualizzazioni on line. Il successo dell’export italiano dipende dalla capacità di diversificare i mercati target, integrare innovazioni tecnologiche nei processi produttivi e sfruttare al massimo le sinergie offerte dalla rete istituzionale globale. Mi preme ricordare poi che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) da parte sua ha adottato una strategia articolata per attrarre investimenti esteri in Italia, basata su strumenti innovativi e strutture dedicate, come la piattaforma “Invest in Italy”, un portale centralizzato che mira a supportare gli investitori stranieri lungo tutto il processo di investimento, e l’Unità di Missione Attrazione e Sblocco degli Investimenti (Umasi), che ha il compito di facilitare il dialogo con le amministrazioni centrali e locali, individuare gli schemi di incentivazione più adatti e agevolare la gestione delle pratiche burocratiche. Per investimenti superiori a 25 milioni di euro e con significative ricadute occupazionali, il Governo centrale puo’ sostituirsi alle amministrazioni competenti che dovessero mostrarsi inerti o in ritardo. Infine, per gli investimenti esteri considerati di interesse strategico nazionale, di valore non inferiore a 1 miliardo di euro, il Decreto Asset prevede la possibilità di nominare di un commissario straordinario di Governo per assicurare una tempestiva realizzazione del programma d’investimento.
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