La formazione aziendale sta vivendo un cambiamento profondo, che va ben oltre l’adozione di strumenti tecnologici. L’Intelligenza Artificiale sta modificando il modo in cui apprendiamo, lavoriamo e comunichiamo. In questo scenario, il formatore si trova a ripensare non solo il “come” fa formazione, ma anche il “perché” e il “per chi”. Come sottolinea Josh Bersin nel suo studio The Rise of the Superworker, stiamo entrando in una nuova era: quella dell’“Intelligence Age”, dove l’AI non è più soltanto un supporto per le attività meccaniche, ma un compagno di lavoro che affianca anche nei processi decisionali, creativi e, appunto, formativi.
Tra le sfide più urgenti per chi lavora nella formazione c’è quella di imparare a interagire efficacemente con l’intelligenza artificiale. Il prompting cioè la capacità di porre le domande giuste diventa una competenza chiave. Non basta più conoscere bene un argomento: serve anche sapere come istruire l’AI per ottenere contenuti pertinenti, accurati, dinamici. Pensiamo a un formatore alle prese con un corso sulla gestione dei feedback per i manager aziendali. Oggi può creare simulatori conversazionali che permettano di interagire con agenti intelligenti in situazioni reali, così da potersi esercitare durante o dopo l’aula. Il simulatore potrebbe ad esempio fare le veci del proprio collaboratore e il manager si può esercitare a dargli un feedback. Ma per farlo bene il formatore deve conoscere lo strumento, comprenderne i limiti e saperne valorizzare il potenziale. Non è un salto tecnologico: è un cambio di mentalità.
Con strumenti in grado di produrre contenuti su richiesta, il ruolo del formatore cambia: da creatore a curatore, da redattore a stratega. La vera competenza non è tanto “cosa dire”, ma come validare, personalizzare, rendere utile e sensato ciò che l’AI propone.
Immaginiamo, per esempio, un assistente virtuale impiegato in azienda per formare i dipendenti sulle normative nel proprio settore. I materiali generati automaticamente possono essere un buon punto di partenza, ma solo l’occhio esperto del formatore può garantire che siano aggiornati, corretti e in linea con la cultura aziendale. Serve un equilibrio tra velocità e rigore.
Ogni nuova tecnologia porta con sé non solo opportunità, ma anche responsabilità. E l’AI non fa eccezione. Dati parziali, algoritmi opachi, rischi per la privacy: chi si occupa di formazione non può ignorare questi aspetti. Anzi, deve conoscerli per proteggere persone e organizzazioni.
Con l’introduzione dell’AI Act europeo, chi progetta percorsi formativi è chiamato anche a essere un presidio etico. Scegliere tecnologie affidabili, garantire trasparenza nei processi, promuovere un accesso equo alle opportunità di apprendimento: sono tutte responsabilità che oggi fanno parte del mestiere. È il momento di iniziare a parlare di AI trainer, non solo come chi usa l’AI, ma come chi ne indirizza l’impatto.
Oltre alla relazione con l’AI, il formatore del futuro dovrà imparare a ripensare i ruoli professionali, fare job redesign, come si dice costruendo percorsi formativi sempre più personalizzati e flessibili, capaci di adattarsi al momento del bisogno. Sarà importante saper leggere i dati, usare strumenti predittivi, integrare diverse modalità formative. Ma soprattutto, resterà centrale la capacità di creare connessione, motivare, sostenere le persone nel loro percorso. Insomma, le competenze da sviluppare non sono poche. Anche chi lavora nella formazione è chiamato a rimettersi in gioco, a studiare di nuovo, aggiornando prima di tutto sé stesso.
In un mondo dove tutto accelera, è facile pensare che l’intelligenza artificiale possa “fare da sola”. Eppure, ciò che rende la formazione efficace non è mai stato solo il contenuto, ma l’intenzione, l’ascolto, la capacità di creare un contesto sicuro e stimolante.
Il formatore continuerà a essere una figura insostituibile, proprio perché porta con sé esperienza, empatia, capacità di leggere tra le righe, e una visione sistemica che nessun algoritmo, per quanto sofisticato, potrà replicare del tutto. Chi saprà mettere insieme tecnologia e umanità, sarà il vero protagonista della formazione nei prossimi anni.
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