Le major del fossile sempre più scollate dagli obiettivi climatici

Nessun grande produttore del settore oil&gas si avvicina agli obiettivi fissati per il rispetto degli Accordi di Parigi su investimenti, piani di produzione o riduzione delle emissioni. Anzi, molti hanno fatto passi indietro nell’ultimo anno. Nel rapporto “Paris Maligned III” (link in basso), Carbon Tracker ha mostrato come 30 tra le principali major stiano disattendendo […] The post Le major del fossile sempre più scollate dagli obiettivi climatici first appeared on QualEnergia.it.

Apr 11, 2025 - 18:29
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Le major del fossile sempre più scollate dagli obiettivi climatici

Nessun grande produttore del settore oil&gas si avvicina agli obiettivi fissati per il rispetto degli Accordi di Parigi su investimenti, piani di produzione o riduzione delle emissioni. Anzi, molti hanno fatto passi indietro nell’ultimo anno.

Nel rapporto “Paris Maligned III” (link in basso), Carbon Tracker ha mostrato come 30 tra le principali major stiano disattendendo i target di contenimento delle temperature entro 1,5 °C, analizzando sei parametri (opzioni di investimento, recenti approvazioni, piani di produzione, emissioni di gas serra, emissioni di metano, remunerazione dei dirigenti) e assegnando a ciascuna azienda un “voto” da 0 a 4 in ogni ambito, sintetizzato poi in una valutazione complessiva in lettere dalla A alla H.

Nessuno ha ricevuto una valutazione superiore a D e nessuno ha avuto punteggi elevati (3 o 4) per più di uno dei sei princìpi. La spagnola Repsol, una delle pochissime ad avere messo in atto piani per il taglio della produzione, è la prima in questa classifica. Harbour, con sede nel Regno Unito, si piazza al secondo posto.

Le società quotate in borsa con sede in Europa ottengono i risultati migliori, piazzandosi in sette dei primi 10 posti.

Quattro aziende condividono invece l’ultima posizione con un voto “H”: la major statunitense ConocoPhillips e tre compagnie petrolifere nazionali, KPC (Kuwait), PEMEX (Messico) e Sonatrach (Algeria).

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Bp, Eni, Equinor, Shell e TotalEnergies hanno visto i loro punteggi scendere rispetto alla valutazione dell’anno scorso. Bp è scesa dalla prima posizione, con un voto “D”, a una “F”, dopo il dietrofront sui suoi obiettivi di riduzione della produzione (Bp ci ripensa: più investimenti oil&gas, rinnovabili tagliate)

Molti esempi di regressione, osservano gli analisti di Carbon Tracker, si sono verificati nelle ultime settimane, in concomitanza con gli annunci dell’amministrazione Trump di allontanamento dagli obiettivi climatici internazionali e il rilancio della produzione di idrocarburi.

Ad esempio, Equinor ed Eni hanno entrambe aumentato i loro obiettivi di produzione meno di un mese dopo gli ordini esecutivi firmati dal neo-presidente Usa per facilitare lo sfruttamento delle vaste riserve di combustibili fossili disponibili nel Paese.

Troppi investimenti incompatibili

Soltanto un’azienda ha ottenuto un punteggio sufficiente per quanto riguarda le opzioni di investimento, Saudi Aramco, con un 3.

Le società europee quotate in borsa e alcune major cinesi si collocano per lo più nel mezzo della classifica. Sul fondo si trovano i produttori canadesi di sabbie bituminose, in particolare Suncor. Il produttore statunitense di shale Ovintiv ha le opzioni ritenute meno compatibili, con un punteggio pari a zero.

Il grafico in basso mostra con le barre arancioni la percentuale di investimenti potenziali compatibili con uno scenario di +1,7 °C e con quelle rosse la quota incompatibile.

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Molti produttori hanno in cantiere progetti potenziali che risulterebbero incompatibili addirittura con uno scenario di +2,4 °C, indicati con le barre in grigio.

Nessuno arretra nelle estrazioni

Anche sugli obiettivi di produzione i risultati sono sconfortanti. Quasi tutte le aziende prese in esame prevedono di aumentare i volumi nei prossimi anni, con punteggi per lo più pari a 1 oppure a zero. Rispetto all’anno scorso si è assistito anche a un arretramento, in particolare da parte delle società europee.

Bp ha perso tutti e tre i suoi punti registrati un anno fa, Equinor e Shell sono scese di due punti, mentre Eni e TotalEnergies hanno perso un punto ciascuna. Anche la major statunitense ExxonMobil ha perso un punto dopo aver annunciato nuovi obiettivi di crescita a lungo termine.

Eni, nella sua valutazione da zero punti, paga il piano di aumento della produzione oil&gas del 3-4% l’anno da qui al 2030. Inoltre, nei prossimi anni dovrebbe prendere una decisione finale di investimento sul giacimento di gas Verus in Australia, che – secondo l’analisi – sarebbe probabilmente incompatibile addirittura con uno scenario di riscaldamento di+ 2,4 ˚C.

Il cane a sei zampe è però quella che ha ottenuto il punteggio più alto (3) sulla riduzione delle emissioni. Non ha ottenuto un 4, spiega Carbon Tracker, perché si affida a strategie “di dubbia credibilità”, come le dismissioni di attività o la CCUS (cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio).

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