Le imprese italiane faticano a investire in sostenibilità e innovazione
La BEI analizza gli investimenti delle imprese italiane in nuove tecnologie e sostenibilità: con margini di miglioramento, ma quasi in linea con l'Europa.

Le imprese italiane stanno aumentando gli investimenti in innovazione, puntando soprattutto su tecnologie come Big Data e piattaforme digitale (meno sull’Intelligenza Artificiale), e investono sempre più in sostenibilità, anche se spendono meno della media europea per combattere il cambiamento climatico. Di contro, sono più attive nel contrasto degli eventi estremi.
Per finanziarsi, scelgono più frequentemente risorse interne, anche se non si registrano scostamenti rispetto alla media UE nella decisione di ricorrere a finanziamenti esterni, nonostante gli alti costi dei prestiti unanimemente percepiti.
Sono dati comunicati dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti), che ha analizzato le strategie di circa 13mila imprese nella UE e negli Stati Uniti.
Rapporto BEI: Italia verso la transizione digitale e green
Gli investimenti delle imprese italiane per affrontare il cambiamento climatico sono aumentati ma rimangono inferiori alla media UE. Bel l’82% ha adottato misure per ridurre le emissioni di gas serra, con una percentuale comunque inferiore rispetto alla media europea (91%). Ad eccezione della produzione di energia rinnovabile, investono meno nella transizione green.
«Sebbene il percorso non sia ancora completato, è evidente che le imprese riconoscono che la doppia transizione ecologica e digitale non è solo una sfida, ma anche un’opportunità strategica. Per rafforzare la competitività e l’autonomia del Paese, è fondamentale accelerare ulteriormente gli investimenti in questi settori» segnala Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della BEI.
Il 71% delle aziende italiane utilizza tecnologie digitali, percentuale in linea con il 74% della media europea. I settori più attivi sono il manufacturing e le infrastrutture, mentre le costruzioni sono fanalino di coda. Le PMI investono meno delle grandi imprese, 62% contro 83%.
La suddivisone per tecnologie evidenzia un’adozione ancora bassa dell’Intelligenza Artificiale e dei Big Data, 25% contro una media UE del 34%. Un dato rilevante, in considerazione del fatto che l’IA viene considerata prioritaria anche dagli ultimi trend emersi al Summit AI di Parigi. Siamo invece sopra la media in materia di Internet of Things, piattaforme digitali e droni. Ci sono anche investimenti diffusi sulla robotica, ma con un 44% inferiore a 53% europeo.
Gli investimenti nella transizione sostenibile
Sul fronte della sostenibilità, sono largamente diffuse le pratiche per ridurre le emissioni, 82%, pur restando sotto la media europea del 91%. Relativamente in linea il dato sulla generazione di energia rinnovabile, 44% contro il 43% della media UE. Bassa la propensione all’efficienza energetica, 46 contro 65%.
Alta la sensibilità delle imprese italiane sui rischi da eventi climatici estremi: oltre la metà delle imprese ha adottato misure per contrastarli (56% contro 48% UE) e il 46% stipula un’assicurazione, più del doppio della media UE (21%).
Gli ostacoli agli investimenti
Fra le principali barriere, l’incertezza sul futuro e i costi dell’energia. Su quest’ultimo fronte, però pur essendo l’Italia uno dei paesi in cui questa voce è fra le più care d’Europa, la percentuale di imprese che ha indica come ostacolo è più bassa rispetto a quella dell’intero Vecchio Continente, 41% contro 46%.
In base al rapporto BEI, le imprese italiane finanziano la maggior parte degli investimenti con risorse proprie, mentre il ricorso ai finanziamenti esterni resta stabile e sopra la media UE (52% contro 42%). La maggior fonte di finanziamento esterno sono le banche, utilizzate con più frequenza dalle grandi aziende, 88%, che non dalle PMI, 84%. Sia in Italia sia in Europa le imprese lamentano il costo elevato dei prestiti.