Le coalizioni cercano di ricucire gli strappi | L’analisi di Marcello Sorgi

“Nella maggioranza e nell’opposizione si lavora di ago e filo per ricucire i diversi strappi avvenuti mercoledì a Strasburgo, in un crescendo che nessuno è riuscito a fermare”. Lo scrive Marcello Sorgi sulla Stampa: “Un lavoro complicato – sottolinea l’editorialista – che dovrà tener conto dell’evoluzione del quadro internazionale e del negoziato Trump-Putin sulla tregua […] L'articolo Le coalizioni cercano di ricucire gli strappi | L’analisi di Marcello Sorgi proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mar 17, 2025 - 11:16
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Le coalizioni cercano di ricucire gli strappi | L’analisi di Marcello Sorgi

“Nella maggioranza e nell’opposizione si lavora di ago e filo per ricucire i diversi strappi avvenuti mercoledì a Strasburgo, in un crescendo che nessuno è riuscito a fermare”.

Lo scrive Marcello Sorgi sulla Stampa: “Un lavoro complicato – sottolinea l’editorialista – che dovrà tener conto dell’evoluzione del quadro internazionale e del negoziato Trump-Putin sulla tregua in Ucraina. Ma non impossibile nel destra-centro, in cui si tratta alla fine per Meloni di calibrare la parte critica della sua posizione rispetto all’Europa, sopportare gli interventi leghisti – non escluso Salvini – in aperta rottura con la linea del governo, e incassare, alla fine, come le volte precedenti, la generica approvazione del Carroccio alla premier e il conseguente voto in aula. “Rappattumare”, si dice, nel gergo più greve della manovra politica”.

Nell’opposizione tutto è più difficile. Innanzitutto perché si tratta di ricomporre la frattura che s’è aperta nel gruppo del Pd a Strasburgo: un compito che tocca alla Schlein, ancora molto irritata, per quanto è avvenuto, con i dieci eurodeputati, guidati da Bonaccini, che non si sono riconosciuti nella scelta dell’astensione, considerata dalla segretaria già un compromesso, essendo partita dall’idea di votare “no” al testo proposto dai Socialisti europei di cui il Pd fa parte”.

Schlein sa che aver ottenuto una maggioranza risicata tra i suoi – undici a dieci – ha in realtà mascherato la prima occasione pubblica in cui è andata in minoranza. Gli undici voti, che sul tabellone elettronico dell’Europarlamento erano dieci, e tali sarebbero rimasti se Annunziata non avesse cambiato il suo, non venivano tutti da suoi sostenitori: per fare solo due esempi, Nardella e Di Caro, in attesa del rimpatrio come candidati nelle rispettive regioni, si erano espressi per il ‘sì’”.

“Ma Schlein avrebbe voluto votare ‘no’ anche per non lasciare libero nel centrosinistra il campo pacifista a Conte, che invece ha potuto così sdraiarsi e occuparlo senza nessun disturbo. “Il danno e le beffe: peggio di così non poteva andare per la leader movimentista del maggior partito di opposizione. Che sperava di essersi liberata di tutti gli oppositori e campioni del mugugno interno spedendoli in Europa. E invece” – conclude – “dovrà fare i conti con un partito che si ripresenta tale e quale all’appuntamento alle Camere della prossima settimana”.

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