La soluzione ai canali sommersi dalla plastica: ecco il robot subacqueo che sta liberando Venezia dall’inquinamento

Non solo gondole e romantici tramonti. Le acque di Venezia fanno da sfondo anche a un’emergenza silenziosa: tonnellate di rifiuti di plastica che invadono i fondali dei canali, minacciando l’ecosistema lagunare. Ma la tecnologia corre in soccorso, con un robot subacqueo all’avanguardia pronto a ripulire i fondali e restituire alla Serenissima il suo antico splendore....

Mar 5, 2025 - 15:43
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La soluzione ai canali sommersi dalla plastica: ecco il robot subacqueo che sta liberando Venezia dall’inquinamento

Non solo gondole e romantici tramonti. Le acque di Venezia fanno da sfondo anche a un’emergenza silenziosa: tonnellate di rifiuti di plastica che invadono i fondali dei canali, minacciando l’ecosistema lagunare. Ma la tecnologia corre in soccorso, con un robot subacqueo all’avanguardia pronto a ripulire i fondali e restituire alla Serenissima il suo antico splendore.

Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari, minacciando la fauna marina e, indirettamente, la salute umana. Gli esperti prevedono che entro il 2040 i rifiuti di plastica negli oceani potrebbero triplicare se non si interviene in modo deciso. Il problema non riguarda solo i rifiuti galleggianti: gran parte della plastica affonda, creando discariche sommerse invisibili ma devastanti.

Uno dei luoghi simbolo di questa emergenza è proprio Venezia. Nei suoi storici canali si accumulano pneumatici, reti da pesca e casse di plastica, che si frammentano in microplastiche pericolose. Pulire questi rifiuti è una sfida enorme: l’acqua torbida e il rischio per i subacquei rendono le operazioni costose e complesse.

Venezia e il robot che pulisce il fondale

Per affrontare il problema, un team di ricercatori dell’Istituto di Scienze Marine CNR-ISMAR ha sviluppato una soluzione innovativa: un robot subacqueo capace di rimuovere i rifiuti senza danneggiare l’ecosistema marino. Il progetto, denominato Maelstrom, è finanziato dall’Unione europea e combina l’intelligenza artificiale con tecnologie meccaniche avanzate. Durante i test nel Canal Grande, il robot ha dimostrato di poter recuperare oggetti di grandi dimensioni come pneumatici e lamiere, riducendo il rischio per i subacquei.

Fantina Madricardo, coordinatrice del progetto, ha sottolineato a EuroNews l’importanza di questa tecnologia non solo per Venezia, ma per tutte le città costiere: “Molti rifiuti si accumulano nei porti e nei fondali marini, rendendo difficile il recupero. I robot possono rendere il processo più sicuro ed efficace”.

L’innovazione robotica nel dettaglio

Il robot “Maelstrom” non è un semplice veicolo sottomarino. Dotato di sensori sonar ad alta risoluzione, è in grado di mappare il fondale marino e identificare con precisione i rifiuti. L’intelligenza artificiale gli permette di distinguere tra detriti e forme di vita marine, evitando danni all’ecosistema. Le braccia meccaniche, progettate con cura, consentono di afferrare e sollevare oggetti pesanti senza disperdere microplastiche.

Un aspetto cruciale è la capacità del robot di operare in autonomia. Una volta programmato, può seguire percorsi predefiniti ed eseguire la pulizia in modo efficiente, riducendo i tempi e i costi delle operazioni. Inoltre, la possibilità di trasmettere immagini in tempo reale permette ai ricercatori di monitorare le operazioni e intervenire se necessario.

robot plastica Venezia

@cnr.it

Portogallo: la barriera a bolle che ferma la plastica prima che arrivi al mare

Mentre Venezia affronta il problema nei suoi canali, in Portogallo si sta testando un altro metodo per bloccare la plastica prima che raggiunga l’oceano. A Vila do Conde, sul fiume Ave, è stata installata una barriera a bolle: un sistema di bolle d’aria che crea una cortina invisibile capace di fermare i rifiuti di plastica, lasciando passare pesci e imbarcazioni.

Questa tecnologia è in fase di studio da parte del Centro interdisciplinare di ricerca marina e ambientale dell’Università di Porto, che sta analizzando il suo impatto sull’ecosistema. “Sappiamo che stiamo raccogliendo meno rifiuti a valle, ma è necessario più tempo per valutare il beneficio complessivo sull’ambiente”, ha spiegato la professoressa Isabel Sousa Pinto.

Come funziona la barriera a bolle?

La barriera a bolle è un sistema ingegnoso e relativamente semplice. Un tubo perforato, posizionato sul fondo del fiume, rilascia aria compressa che sale in superficie, creando una cortina di bolle. Questa barriera devia i rifiuti galleggianti verso una zona di raccolta, dove possono essere rimossi.

Uno dei vantaggi principali di questa tecnologia è il suo basso impatto ambientale. Le bolle d’aria non danneggiano la fauna marina e non interferiscono con la navigazione. Inoltre, il sistema è a basso consumo energetico e può essere alimentato da fonti rinnovabili.

Gli scienziati stanno monitorando attentamente l’efficacia della barriera, analizzando la quantità e il tipo di rifiuti intercettati. Stanno anche studiando l’impatto sulle specie ittiche e sull’ecosistema dell’estuario, per assicurarsi che la soluzione sia sostenibile a lungo termine.

Tecnologia e prevenzione: la chiave per salvare i mari

Se queste soluzioni high-tech offrono un aiuto concreto, gli esperti concordano sul fatto che la vera sfida è impedire alla plastica di finire negli oceani. Per questo motivo, il progetto Maelstrom lavora anche sulla prevenzione: campagne di sensibilizzazione, collaborazione con le industrie per ridurre l’uso di plastica e programmi educativi per coinvolgere le comunità locali.

Il ricercatore Luís R. Vieira del CIIMAR evidenzia che la tecnologia da sola non basta: “Ripulire il mare è importante, ma senza un cambiamento culturale e legislativo, il problema non si risolverà. Dobbiamo ridurre i rifiuti alla fonte e responsabilizzare le persone”.

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