La reazione di Meloni: "Chi vuole la democrazia di sicuro non gioisce"

Nessuno dei tre leader della maggioranza andrà alla manifestazione di Parigi. Tajani cauto: sono garantista, tutti sono innocenti fino alla condanna definitiva.

Apr 2, 2025 - 07:34
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La reazione di Meloni: "Chi vuole la democrazia di sicuro non gioisce"

Salvo improbabili acrobazie, Salvini non ci sarà, ma solo per comprovata causa di forza maggiore: è impegnato nel congresso del suo partito, altrimenti sarebbe corso a Parigi domenica per partecipare alla manifestazione di sostegno a Marine Le Pen fissata per le 15. Non ci saranno nemmeno Giorgia Meloni e Antonio Tajani e del resto non se ne stupirà nessuno. Un tantinello più stupefacente è che i due alleati non si facciano vedere nemmeno alle assise della Lega. Anche se – dopo essersi accorta dell’effetto che l’assenza avrebbe avuto – la premier starebbe ragionando su un collegamento o un video. È vero, almeno sinora, che quando si vota in Parlamento il centrodestra è graniticamente unito. In tutte le altre occasioni va sempre più per conto suo. E se c’è una cartina di tornasole che lo attesta, è proprio il caso Le Pen. Tre partiti, tre posizioni diverse.

Il giorno dopo, la rabbia di Salvini per quello che considera un complotto giudiziario non è diminuita. Sia per motivi personali come conferma un post leghista su X con i volti di Le Pen, Trump, Musk, Bolosonaro, Georgescu e la scritta: "Colpiscono chi difende la libertà. Ma il vero obiettivo siete voi". Sia per le comuni radici sovraniste: ecco perché continua ad affondare la lama, fa sapere di aver scambiato "affettuosi messaggi" con la leader del Rassemblement National. "Ho dato tutta la mia solidarietà e amicizia umana, prima ancora che politica, a Marine, che non si arrende, perché non può essere una sentenza a mettere fuori gioco la maggioranza del popolo francese". Da patriota a patriota, il vicepremier nonché ministro per le Infrastrutture prima di partire per Modan per l’avvio di una grande fresa nell’ambito dei lavori della Tav Torino-Lione, osserva. "Essere in Francia nel giorno seguente alla indegna vergognosa, antidemocratica condanna ed esclusione dalla vita politica dell’amica e più amata dai francesi è qualcosa che fa male".

Conservatori e patrioti sono pur sempre cugini. Così, Giorgia Meloni dice la sua ma è impossibile fare un paragone con la virulenza fiammeggiante del Capitano. Segnala compassata: "Non conosco il merito delle contestazioni mosse a Marine Le Pen, né le ragioni di una decisione così forte, ma penso che nessuno che abbia a cuore la democrazia possa gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito e toglie rappresentanza a milioni di cittadini". Qualcuno nota che la mazzata inflitta alla leader francese potrebbe in fondo non dispiacere alla premier. In fin dei conti, la leadership della destra europea, almeno finché si tratta di paesi fondatori, è in ballo tra queste due signore. Non significa certo che Meloni preferirebbe continuare ad avere a che fare con Macron o con un suo clone. Piuttosto meglio chiunque, forse persino il ’rosso’ Melenchon. Ma certo dover fare i conti con un leader della destra meno carismatico, magari giovane, magari di nome Jordan, le garantirebbe il primato assoluto. In ogni caso, la solidarietà da lei e dal suo partito, FdI, non manca: "Si poteva evitare l’interdizione dai pubblici uffici – osserva il ministro degli Affari Europei Tommaso Foti – certo per l’Europa non è una bella immagine".

Diverso il caso di Forza Italia. Antonio Tajani fa parte del Ppe che considera i Patrioti nemici giurati. Situazione difficile: schierarsi con Marine significa sfidare gli eurocolleghi, attaccarla vorrebbe dire mettersi contro gli alleati italiani. Per fortuna viene in soccorso il garantismo: "Sono garantista, anche la signora Le Pen per me è innocente finché non ci sarà una condanna di terzo grado", dice il leader forzista. Ma a Salvini che lunedì aveva parlato di "dichiarazione di guerra dell’Europa" replica: "È una sentenza della giustizia francese e l’Europa non c’entra niente". Possibile che il rischio di una destabilizzazione in Francia in un momento così delicato non turba la maggioranza? In realtà una crisi di governo è considerata una chimera. Per Marine vorrebbe dire essere messa fuori dal Parlamento: farà il possibile per evitarla fino al processo di appello.