La passione per il cinema brucia ancora: a Roma riaprirà lo storico “Fiamma”. I curatori Bettini e Giannelli: “Un polo culturale aperto alla città”
Oltre l'esperienza di Alice nella città: "Quella sala è stata un simbolo dell’epoca d’oro del cinema italiano, ci furono le anteprime de La Dolce Vita e 8 ½. Ripartiremo da Almodovar" L'articolo La passione per il cinema brucia ancora: a Roma riaprirà lo storico “Fiamma”. I curatori Bettini e Giannelli: “Un polo culturale aperto alla città” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Incredibile ma vero: ci sono cinema che (ri)aprono. Per di più, accade a Roma, in cui da anni e negli ultimi mesi ancor più si vede un brutto film: moria di sale, cinema acquisiti da fondi olandesi, paventati cambi di destinazione d’uso (sale slot e centri commerciali) e la cultura che se ne va. Tagliamo corto: il Fiamma di Via Bissolati ritorna al futuro. Chiusa dal 2017, poi rilevata dal Centro Sperimentale Cinematografia, ora acquisita dal gruppo Caroli, la storica multisala sarà gestita e curata da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini dell’Associazione Culturale PlaytownRoma, che da oltre vent’anni si occupa di promuovere il cinema e l’audiovisivo con Alice nella Città.
Bettini e Giannelli, qual è l’eccezione culturale e commerciale del Fiamma?
La manifestazione della necessità di studiare progetti che vadano oltre la sala stessa. Il Fiamma sarà un polo culturale in cui aggregare umanità e idee. Un luogo aperto e inclusivo, uno spazio polifunzionale in dialogo costante con la comunità del cinema e la città. Vogliamo restituire alla sala il valore sociale che merita, perché i cinema devono tornare a essere luoghi dell’anima.
Perché questa impresa?
Erano anni che cercavamo una sala in città. Avere una casa vuol dire portare la nostra esperienza nei festival in uno spazio nostro per tutto l’anno. Il Fiamma è l’evoluzione naturale del lavoro fatto in questi anni, arricchisce il nostro sguardo sui processi distributivi dei film.
Quale rapporto con Alice nella Città?
Alice rimarrà sempre il momento esplosivo del nostro lavoro. Sarà la chiusura del cerchio e la ripartenza del nuovo anno, mentre il Fiamma diverrà il luogo in cui dare respiro ad alcuni titoli della selezione. Vogliamo supportarli in modo organico sotto uscita, per dare gambe al cinema che ci piace mostrare e che a volte non trova spazio nei circuiti. Ovviamente, il programma del Fiamma beneficerà della ricerca e del rapporto che abbiamo con i distributori internazionali, le associazioni di categoria, gli autori, gli attori e le scuole di cinema, che da tempo ci spingevano verso questo passo.
I tempi per l’apertura?
Gli strumenti messi a disposizione per il settore dal ministero della Cultura, dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma sono importanti, noi speriamo di essere pronti – almeno con una parte – per l’edizione 2026 di Alice nella città.
L’Adriano agli olandesi, il Fiamma ai romani: qual è la differenza?
Il Fiamma è stato un simbolo dell’epoca d’oro del cinema italiano, oltre che per tanti romani. Riaprirlo rappresenta per la proprietà e per noi una mission strategica. Pensiamo che la partecipazione alla vita culturale della città possa essere un importante veicolo per la rigenerazione urbana, nonché un volano formidabile per l’inclusione sociale e lo sviluppo economico del centro storico. Per questo siamo aperti al dialogo con tutte le istituzioni e gli uffici culturali delle Ambasciate che si trovano nel nostro distretto, per definire con loro un modello virtuoso e partecipato per le sale cinematografiche.
Nel lusinghiero carnet del Fiamma ci sono le anteprime de La Dolce Vita e 8 ½, chi vorreste fosse a battezzarne la riapertura?
Vorremmo avere con noi i registi che ci hanno appassionato, ma diremmo anzitutto Almodovar, per motivi affettivi: Tutto su mia madre è stato il film del nostro primo appuntamento.
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