La Lega va “a caccia” di pale eoliche
L’esponente della Lega Francesco Bruzzone ha costituito un intergruppo parlamentare su eolico ed energie alternative, aprendo dal 14 marzo le adesioni di deputati e senatori. L’intento, si spiega in una nota, è evitare un’eccessiva proliferazione sul territorio nazionale, richiamando a titolo di esempio la provincia di Savona, “dove abbiamo chiesto l’intervento del ministro dell’Ambiente per […] The post La Lega va “a caccia” di pale eoliche first appeared on QualEnergia.it.

L’esponente della Lega Francesco Bruzzone ha costituito un intergruppo parlamentare su eolico ed energie alternative, aprendo dal 14 marzo le adesioni di deputati e senatori.
L’intento, si spiega in una nota, è evitare un’eccessiva proliferazione sul territorio nazionale, richiamando a titolo di esempio la provincia di Savona, “dove abbiamo chiesto l’intervento del ministro dell’Ambiente per scongiurare il rischio che ai già esistenti 18 impianti se ne aggiungessero altri 16 in aree che vanno tutelate”.
Inoltre, “il moltiplicarsi dei parchi eolici non può prescindere da un esame attento dei benefici, ma anche dei rischi per il territorio a livello idrogeologico, ambientale, naturalistico, paesaggistico, storico e artistico. Ambientalisti sì, uso di energie rinnovabili sì, ma senza demolire aree che meritano una tutela particolare e senza sacrificare sull’altare delle fonti alternative di energia quello che di più bello ci offre la natura”.
Questa la posizione di Bruzzone, alla quale ha dato una lettura la capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Luana Zanella, che mette in relazione questa “battaglia contro le pale eoliche” alla vicinanza dell’esponente leghista al mondo venatorio: “Forse vuole utilizzare quelle aree completamente per le attività di caccia. Bruzzone è infatti noto per i suoi tentativi di cancellare la legge sulla fauna selvatica del 1992 e azzerare il ruolo dell’Ispra” con alcuni progetti di legge.
Esiste una correlazione tra eolico e fauna locale?
QualEnergia.it ha posto la domanda a due associazioni: Federazione Italiana della Caccia e Anev.
Nel primo caso a rispondere è il presidente Massimo Buconi, per il quale “la caccia, quale uso sostenibile di una risorsa naturale, si inserisce nei programmi di conservazione ambientale e della fauna e per questo è corretto che i rappresentanti dei cacciatori analizzino e dove necessario critichino la realizzazione degli impianti eolici, ma da parte nostra non sussiste nessuna preclusione ideologica o contrasto nei confronti dell’eolico, così come di altre fonti rinnovabili, purché queste non vadano a danneggiare l’ambiente nel suo complesso e la fauna, cacciabile o meno che sia”.
Attualmente, “gli impianti eolici sono stati analizzati per il loro impatto sull’avifauna e alcuni studi confermano che sono causa di mortalità su varie specie, tra cui in particolare i rapaci veleggiatori. La realizzazione di queste strutture in determinate zone ha anche modificato alcune rotte migratorie, portando all’assenza in aree di sosta e transito”.
In Italia, infine, “la costruzione di impianti eolici su creste montuose non appare aver tenuto conto delle rotte di migrazione e si inserisce nel più grande problema del consumo di suolo, che è senza alcun dubbio un fattore limitante per la presenza e la conservazione di molta avifauna” (si veda anche Le pale eoliche, un po’ di verità sul presunto killer degli uccelli).
Di segno completamente opposto l’indicazione data da Simone Togni, presidente di Anev: “Questi impianti e le rinnovabili in generale contribuiscono ad aumentare la biodiversità e lo sviluppo delle specie autoctone”. Inoltre, “sono tecnologie che migliorano la resilienza idrogeologica dei territori, grazie agli interventi di consolidamento eventualmente necessari”.
A tal riguardo Anev cita nella sua brochure annuale che già nel 2011 la Comunità europea “ha pubblicato delle linee guida sull’energia eolica e i siti Natura 2000, le quali includono le zone di protezione (Zps) poste lungo le rotte di migrazione dell’avifauna. Nel documento viene esplicitato che non si può affermare che l’eolico crei un impatto sull’avifauna, ma che occorre considerare caso per caso, anche in zone ad alta valenza ambientale come le Zps”.
Nell’atto Ue si sottolinea “che in alcuni casi, fornendo strutture per la nidificazione, gli impianti hanno comportato degli effetti benefici sulle specie ornitiche locali”. Infine, Anev e Legambiente Onlus, in collaborazione con Ispra, hanno instituito un Osservatorio nazionale su eolico e fauna.
A tal proposito si segnala che la Lega italiana protezione uccelli ha pubblicato a settembre dello scorso anno delle “mappe di sensibilità degli uccelli”, che per la Lipu sono “uno strumento prezioso a disposizione delle Amministrazioni regionali per una pianificazione corretta degli impianti eolici tramite l’individuazione delle aree idonee e di quelle non idonee, come previsto dalla normativa europea e italiana” (si veda Come contenere l’impatto dell’eolico offshore sulle specie animali).
Il caso delle pale eoliche nel Savonese
In presidente di Anev, Simone Togni, interviene anche sull’opportunità di creare un intergruppo parlamentare dedicato a eolico e Fer: “Bene qualsiasi iniziativa che si focalizza sullo sviluppo ordinato delle rinnovabili, ricordando però che il nostro Paese è quello che già garantisce processi autorizzativi tra i più cautelativi rispetto a impatti ambientali e paesaggistici”.
Una rassicurazione in tal senso è stata data allo stesso Bruzzone dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo il 12 marzo alla Camera a un’interrogazione dell’esponente leghista sullo sviluppo degli impianti nella provincia di Savona.
“Vorrei rassicurare gli onorevoli interroganti che, per quanto riguarda i nuovi progetti eolici menzionati, verranno prese in considerazione, nell’ambito dei singoli procedimenti di valutazione ambientale, le esigenze di tutela del patrimonio culturale, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici – ha spiegato il titolare del Mase – e gli ipotetici impatti significativi sulle componenti ambientali e sul paesaggio o la necessità di misure di mitigazione in relazione alla localizzazione degli impianti”.
L’atto ispettivo lamenta l’esistenza di quattordici progetti eolici nel Savonese che “potrebbero portare alla perdita di ecosistemi” e a rischi ambientali, paesaggistici e culturali, in un territorio che genera “l’89,75% dell’energia elettrica derivante dagli aerogeneratori installati in Liguria”.
Pichetto ha dunque segnalato che “in questo caso si tratta di fare repowering su siti che già ci sono e, quindi, si tratta di interventi di modifica che consentono di aumentare considerevolmente la capacità installata, minimizzando al contempo gli impatti sul territorio” (i testi dell’interrogazione, sottoscritta da 58 deputati della Lega, e della risposta sono disponibili in allegato).
WindEurope evidenzia i vantaggi dell’eolico
Passando al piano europeo, WindEurope è impegnata a far comprendere meglio i benefici che l’eolico porta ai vari Paesi con una campagna divulgativa dal titolo “Wind Works for Europe”.
Grazie a una serie di video illustrativi è possibile osservare i principali cantieri attivi tra gli Stati membri “per scoprire tutto sull’attuale espansione del comparto”, spiega una nota.
“La filiera europea dell’energia eolica sta attualmente investendo oltre 11 miliardi di euro in nuove fabbriche per soddisfare gli obiettivi del Clean Industrial Deal, costruendo nuove fabbriche o espandendo i siti esistenti”.
Il settore “contribuisce con 52 miliardi di euro al Pil dell’Ue e impiega 370.000 persone. Entro il 2030 questa cifra di posti di lavoro è destinata ad aumentare a 550.000”. Inoltre, “ogni turbina eolica costruita in Europa genera 16 milioni di euro di attività economica”.
L’associazione, dunque, parla di un ambito strategico pronto a cogliere la sfida dello sviluppo, nonostante “l’Ue stia costruendo meno della metà della nuova capacità di energia eolica di cui ha bisogno”. Il potenziale, ad esempio, è di una generazione da 1.830 TWh entro il 2040.
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