La Giornata Parlamentare. Rearm Europe, Meloni ribadisce il no alle truppe e il no ai fondi di coesione
Al vertice dei 27 Meloni ribadisce il no alle truppe e il no ai fondi di coesione La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lascia il vertice straordinario dell’Ue sulla difesa e sull’Ucraina con una certa soddisfazione. L’Italia ha portato a casa diversi risultati per il finanziamento della difesa ma chiede di più: la sospensione del patto di stabilità e crescita, […] The post La Giornata Parlamentare. Rearm Europe, Meloni ribadisce il no alle truppe e il no ai fondi di coesione appeared first on Key4biz.

Al vertice dei 27 Meloni ribadisce il no alle truppe e il no ai fondi di coesione
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lascia il vertice straordinario dell’Ue sulla difesa e sull’Ucraina con una certa soddisfazione. L’Italia ha portato a casa diversi risultati per il finanziamento della difesa ma chiede di più: la sospensione del patto di stabilità e crescita, che riconosce elementi di perplessità già segnalati dall’Italia in passato, non deve limitarsi alle spese della difesa; così come viene escluso che l’Italia possa dirottare i fondi di Coesione al riarmo. “Abbiamo condotto una battaglia per escludere i fondi di coesione, cioè per escludere la possibilità che venissero forzatamente dirottate risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa. È rimasta una clausola per cui volontariamente le Nazioni possono fare questa scelta”, ha spiegato la premier in un punto stampa. “Chiaramente noi non possiamo impedire che altre Nazioni decidano di fare questa scelta, soprattutto quelle che sono più esposte, ma per quello che mi riguarda io proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi della coesione, sono fondi importantissimi per noi, sull’acquisto di armi. E questa sarà ovviamente una decisione che poi prenderemo insieme al Parlamento, sicuramente sarà la proposta che io porterò avanti”, ha assicurato.
Un’altra questione posta sul tavolo alla riunione dei ventisette riguarda il problema del debito. Buona parte delle proposte nel piano di ReArm Eu sono infatti basate su nuovo debito degli Stati, seppure scorporato dal deficit e favorito in parte dal prestito comune dei 150 miliardi. La presidente del Consiglio ha incaricato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di presentare già al prossimo Ecofin una proposta per istituire una garanzia europea per favorire gli investimenti nel settore, puntando quindi sui fondi privati, come avviene con InvestEu. Meloni, che ha raccolto molto interesse sulla proposta di convocare un vertice Ue-Usa sul futuro di Kiev, ha ribadito che trova “complessa e inefficace” la proposta di inviare delle truppe sul territorio ucraina come garanzia di sicurezza, preferirebbe l’estensione dell’articolo 5 della Nato, senza adesione al Paese. “Penso che la questione ovviamente centrale della pace in Ucraina, sulla quale penso che dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per favorire un processo di pace, chiaramente salutando favorevolmente, dall’iniziativa americana, tutti coloro che vogliono arrivare a un processo di pace. Ma una pace giusta ha bisogno di garanzie di sicurezza certe”.
“Le garanzie di sicurezza certe, secondo me, stanno sempre nell’alveo dell’alleanza atlantica, l’unico modo serio per garantirle è quello, poi ci sono diversi modi per farlo in cui stiamo portando avanti le nostre proposte ma, secondo me, quella di inviare truppe non meglio identificate, truppe europee poi, insomma francesi, britanniche, è la soluzione più complessa e forse la meno efficace. L’ho detto e l’ho ribadito. Ho anche escluso la possibilità che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani e penso che dobbiamo ragionare anche su soluzioni più durature anche di quelle che potrebbero rappresentare oggi un invio di truppe”, ha spiegato. “Altro tema sono le questioni delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite ma è tutta altra materia perché sono missioni che intervengono quando c’e’ un processo di pace iniziato e non è la proposta di cui si sta parlando in queste ore”, ha precisato ancora.
La politica italiana resta divisa sul piano Rearm Europe
Mentre a Bruxelles si discute il piano di Ursula von der Leyen sulla Difesa e si cerca una linea comune sui prossimi passi da compiere sul conflitto in Ucraina, la politica italiana resta divisa. Alle opposizioni, tutte contrarie (con l’eccezione di Azione), seppure con diverse sfumature, a dirottare fondi sul riarmo, si unisce da tempo la voce del leader della Lega Matteo Salvini, che ribadisce che “il Rearm Europe è una scelta sbagliata, a partire dal nome. È il paradosso europeo: non si poteva investire un euro in più per sanità e scuola, mentre ora si possono spendere 800 miliardi per la difesa comune?”. Salvini non fa mistero di non fidarsi di alcuni Paesi: “Se oggi avessimo un esercito europeo, Francia e Germania ci avrebbero già mandato in guerra. L’Italia deve difendere i suoi interessi, non farsi trascinare”. E lancia per sabato e domenica i gazebo della pace della Lega: “Se dobbiamo investire miliardi non lo facciamo sulle armi ma su scuole, strade e ospedali”.
Sul fronte opposto l’altro vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che in mattinata a Bruxelles ha incontrato la von der Leyen poco prima del Consiglio straordinario. “Il messaggio è che siamo favorevoli al quadro disegnato da von der Leyen per garantire la sicurezza dell’Europa. Noi siamo sempre stati a favore della difesa europea. Era il grande sogno di De Gasperi e poi di Berlusconi e quindi se adesso si concretizza questo sogno non può che essere un fatto positivo”. Secondo Tajani, i fondi di coesione non sono a rischio: “Non li useremo perché devono essere destinati a fare altre cose, quindi non c’è alcuna preoccupazione da questo punto di vista”. Una cosa però, sottolinea, è inevitabile e necessaria: “Dobbiamo arrivare al 2% del Pil per rispettare gli impegni presi con la Nato e dobbiamo lavorare per garantire la nostra sicurezza”.
Dal centrosinistra è forte la contrarietà al piano da parte della segretaria dem Elly Schlein, anche lei a Bruxelles per mettere a punto una strategia comune con il gruppo dei Socialisti. “Confermiamo le critiche del Pd alle proposte avanzate da Ursula von der Leyen. Lavoriamo con socialisti e democratici per cambiare le proposte e farle andare nella direzione che serve, che non è quella indicata da Ursula von der Leyen”. Schlein spiega che i dem sono “favorevoli a una difesa comune, ma anche contrari al riarmo dei 27 Stati europei”. Una posizione non da tutti condivisa al Nazareno, ma la segretaria non mostra preoccupazione. Il leader del M5S, Giuseppe Conte, attacca direttamente il Governo: “Il piano von der Leyen per spese folli in armi dei Paesi europei non cade improvvisamente dal cielo. Il governo Meloni ne è totalmente e pienamente responsabile”, scrive sui social.
Eutelsat annuncia una trattativa con Roma. Il governo smentisce
Eutelsat Communications annuncia di essere in pista nella trattativa con Roma per la rete satellitare diventando il diretto competitor di Starlink ma il Governo smentisce questa ipotesi. Ci sono “colloqui molto positivi” con l’esecutivo italiano sull’ipotesi di fornire comunicazioni satellitari sicure, annuncia la Ceo Eva Berneke, in un’intervista a Bloomberg Television, e sottolinea che “i contatti con il Governo indicano che l’Italia ha necessità di una costellazione di satelliti, e sta valutando le sue opzioni”.
L’operatore francese starebbe intensificando i rapporti con l’Ue anche per sostituire Starlink in Ucraina. Da Palazzo Chigi non filtra nulla, mentre su X Andrea Stroppa, referente italiano di Elon Musk, interviene postando una serie di faccine e brevi commenti perplessi e la foto con il patron di Tesla “Always by your side”. In serata intervengono però con nettezza fonti di Governo chiarendo lo stato dell’arte: “Le recenti notizie circolate su presunte trattative tra il Governo italiano ed Eutelsat non corrispondono al vero. Al momento, non sono in corso trattative con Eutelsat né con altre aziende del settore. È naturale che diverse aziende possano manifestare interesse a proporsi, ma ciò non implica l’avvio di negoziazioni formali. Qualsiasi eventuale decisione in questo ambito verrà presa nel pieno rispetto delle procedure istituzionali e con la massima trasparenza”.
Si riparte quindi da zero, dopo le polemiche che avevano coinvolto proprio Stroppa, protagonista nei giorni scorsi di una serie di contestati post a proposito del ddl sulla space economy che ha avuto il suo primo via libera alla Camera. Il corposo provvedimento cha creato non poche polemiche e ha spinto le opposizioni a parlare di un “regalo a Musk”. Niente di tutto ciò, replica la maggioranza con il relatore di FdI Andrea Mascaretti, che specifica che il ddl di fatto colma un vuoto normativo e consentirà agli investitori privati di entrare in un mercato che ad oggi non ha regolamentazione. “Siamo il primo Paese” commenta il ministro Adolfo Urso “a dotarsi di una legge sulla Space economy, che rafforza la nostra sovranità tecnologica e proietta il nostro sistema industriale nel futuro. Un modello che ispirerà la normativa europea e consoliderà la nostra leadership”. ì
La Cabina di regia sul Pnrr si è riunita per un focus sulla Missione Salute
Si è riunita ieri a Palazzo Chigi la Cabina di regia PNRR dedicata esclusivamente alla Missione Salute, presieduta dal Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione Tommaso Foti, alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci, oltre che dei presidenti delle Regioni e dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni, per una puntuale verifica dello stato dell’arte degli interventi in sede territoriale. La Cabina di regia Salute rientra nell’ambito del monitoraggio rafforzato degli investimenti finanziati dal PNRR, che vedono le Regioni parte attiva come soggetti attuatori. Nel corso della riunione è stato fatto il punto sulla messa a terra di opere strategiche, quali l’attivazione degli Ospedali e delle Case di Comunità, delle grandi apparecchiature sanitarie, degli interventi di riqualificazione e di messa in sicurezza degli edifici per ospedali sicuri e della digitalizzazione dei DEA di I e II livello, interventi che rivestono una significativa importanza per il potenziamento dell’intero Ssn.
Al fine di agevolare le Regioni nella verifica dei cronoprogrammi e nel conseguimento degli obiettivi programmati, è stata predisposta un’attestazione per asseverare lo stato di attuazione e il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi del Piano. Tale puntuale ricognizione del Governo consentirà alle Regioni di indicare eventuali profili di attenzione legati alle specificità attuativedelle proprie misure e di rappresentare possibili soluzioni e azioni mirate al conseguimento degli obiettivi previsti. La Struttura di Missione PNRR della PCM, in raccordo con il Ministero della Salute, assicura la massima collaborazione alle Amministrazioni titolari per un adeguato supporto nella redazione delle attestazioni. Fermo restando gli obiettivi da traguardare con la nona e la decima rata, i dati ufficiali 2024 confermano l’attivazione di 480 Centrali Operative Territoriali, delle prime Case e Ospedali di Comunità aperte sull’intero territorio italiano e di circa 2.500 grandi apparecchiature sanitarie, che risulteranno determinanti per ridurre i divari territoriali e per efficientare le prestazioni erogate dal sistema sanitario nazionale.
L’Anm si mobilita in vista sul referendum sulla separazione delle carriere
Una mobilitazione culturale per sensibilizzare l’opinione pubblica, anche in scuole e università e sui social, in vista del probabile referendum sulla riforma costituzionale della Giustizia, ma anche una manifestazione nazionale, che forse nei prossimi mesi vedrà sfilare le toghe. L’Associazione nazionale dei magistrati studia la strategia per la nuova mobilitazione contro il provvedimento del Governo che punta alla separazione delle carriere dei magistrati: il ddl è attualmente in discussione in Parlamento ma l’iter della sua approvazione alle Camere potrebbe terminare entro l’estate. In tal caso, secondo quanto auspicato anche dall’Esecutivo, scatterà poi il percorso che porterà al referendum. Chiarite le intenzioni del Governo dopo il faccia a faccia a Palazzo Chigi, la partita dell’Anm si gioca ora proprio sulla quasi certa consultazione diretta dei cittadini che andranno alle urne per bocciare o promuovere il disegno di legge costituzionale. Le proposte sulle nuove iniziative del sindacato delle toghe saranno già lanciate sabato prossimo, quando si riunirà il Comitato direttivo centrale dell’Associazione, che ha fissato come primo punto all’ordine del giorno un dibattito sui risultati dell’incontro con la premier Giorgia Meloni. Archiviato lo sciopero dello scorso 27 febbraio e il confronto con la politica, la fase due della protesta prevede una sensibilizzazione dell’opinione pubblica “sui pericoli della riforma”.
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