Contributi INPS non riconosciuti: cosa fare

L’INPS, ovvero l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è un ente pubblico italiano che si occupa di gestire i contributi previdenziali dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi. L’obiettivo principale dell’INPS è quello di garantire la copertura previdenziale ai lavoratori e alle loro famiglie in caso di malattia, disoccupazione, infortuni sul lavoro e pensionamento.  Tuttavia, può capitare […] L'articolo Contributi INPS non riconosciuti: cosa fare proviene da Fiscomania.

Mar 12, 2025 - 05:24
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Contributi INPS non riconosciuti: cosa fare

L’INPS, ovvero l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è un ente pubblico italiano che si occupa di gestire i contributi previdenziali dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi. L’obiettivo principale dell’INPS è quello di garantire la copertura previdenziale ai lavoratori e alle loro famiglie in caso di malattia, disoccupazione, infortuni sul lavoro e pensionamento. 

Tuttavia, può capitare che l’INPS non riconosca i contributi versati, generando disagi e preoccupazioni per i lavoratori interessati. In questo articolo vedremo cosa fare in caso di mancato riconoscimento dei contributi da parte dell’INPS.

Perché l’INPS potrebbe non riconoscere i contributi?

Prima di vedere cosa fare in caso di mancato riconoscimento dei contributi da parte dell’INPS, è importante capire perché potrebbe verificarsi questa situazione. In generale, l’INPS potrebbe non riconoscere i contributi versati per diversi motivi, tra cui:

  • Errori o omissioni nell’invio della documentazione: potrebbe capitare che il datore di lavoro o il lavoratore autonomo non invii in modo corretto o tempestivo la documentazione richiesta per l’iscrizione all’INPS o per il versamento dei contributi previdenziali;
  • Errori nella compilazione della documentazione: potrebbe accadere che la documentazione inviata contenga errori o inesattezze nella compilazione dei dati relativi ai contributi versati;
  • Verifiche o controlli dell’INPS: l’INPS potrebbe avviare verifiche o controlli per accertare la regolarità dei contributi versati, che potrebbero portare alla non riconoscenza dei contributi stessi;
  • Differenze tra i dati del datore di lavoro e quelli del lavoratore: potrebbe succedere che i dati relativi ai contributi versati riportati dal datore di lavoro non coincidano con quelli del lavoratore, ad esempio per errori di trascrizione o di calcolo.

Sebbene la responsabilità primaria del versamento dei contributi sia del datore di lavoro, il lavoratore ha comunque un ruolo attivo nel monitoraggio della propria posizione contributiva.

Cosa fare in caso di mancato riconoscimento dei contributi?

Se l’INPS non riconosce i contributi versati, è importante agire prontamente per risolvere la situazione e tutelare i propri diritti. Vediamo insieme quali sono le azioni che si possono intraprendere in caso di mancato riconoscimento dei contributi da parte dell’INPS.

Verificare la regolarità dei versamenti

La prima cosa da fare è verificare la regolarità dei versamenti dei contributi previdenziali. È possibile farlo consultando il sito dell’INPS e verificando i contributi accreditati sul proprio conto. In alternativa, è possibile richiedere un estratto conto contributivo all’INPS, che riporta l’elenco dei contributi versati e le eventuali anomalie riscontrate.

Per visionare i contributi sul sito INPS è necessario collegarsi al sito internet: www.inps.it e accedere alla propria area personale. All’interno della propria area sarà possibile ricercare “estratto conto contributivo”, da questo servizio sarà possibile visionare i contributi versati e inoltre esportare l’elenco in formato pdf. In questo documento è possibile visionare i contributi registrati in favore del lavoratore, suddivisi per tipologia (lavoro dipendente, autonomo, figurativi, ecc.) e periodo di riferimento.

Può essere consultato online tramite il sito dell’INPS utilizzando credenziali SPID, CIE o CNS. È possibile segnalare eventuali discordanze direttamente all’INPS tramite il servizio di “segnalazione contributiva“.

Richiedere informazioni all’INPS

Se si riscontrano delle anomalie nei contributi versati, è possibile richiedere informazioni all’INPS per capire le cause del mancato riconoscimento dei contributi. In caso di errori o omissioni nei dati contributivi, è possibile richiedere la rettifica dell’estratto conto contributivo tramite il servizio dedicato sul sito INPS.

Gli aspetti negativi del mancato versamento dei contributi INPS

I periodi non coperti da contributi non vengono considerati nel calcolo della pensione, né ai fini del diritto (raggiungimento del requisito minimo di contribuzione) né per la misura dell’assegno pensionistico, riducendo così l’importo finale della pensione.

La mancanza di contributi può impedire il raggiungimento dei requisiti minimi per accedere alla pensione, come i 20 anni di contribuzione richiesti per la pensione di vecchiaia o i 35-42 anni per altre forme di pensionamento anticipato.

L’aspetto da controllare è se il periodo non coperto è legato ad una situazione di mancanza di attività lavorativa, oppure se, sia stata una problematica legata al mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Questi, ad esempio, in caso di situazione di crisi finanziaria, potrebbe non aver versato i contributi e utilizzato tali somme per far fronte a spese dell’azienda stessa.

Questo comporta anche una maggiore difficoltà per i lavoratori di poter recuperare, somme di denaro spettanti. È opportuno, qualora si sospetti del mancato versamento dei contributi previdenziali, accedere nel profilo INPS e controllare i contributi che sono stati versati fino a quel momento. Il mancato versamento da parte del datore di lavoro, gli può comportare l’applicazione di multe e sanzioni.

Cosa può fare il lavoratore?

In caso di omissioni contributive legate a violazioni legate al datore di lavoro, il lavoratore può comunque vederseli riconosciuti in alcune circostanze, ma ci sono limiti legati alla prescrizione e alle modalità di recupero. Ecco i dettagli:

Contributi non prescritti (entro 5 anni)

Se il mancato versamento è avvenuto meno di cinque anni fa, il lavoratore può segnalare la situazione all’INPS. L’ente, collaborando con l’Agenzia delle Entrate, può avviare un’azione di recupero forzoso nei confronti del datore di lavoro per ottenere i contributi omessi.

La denuncia all’INPS prima della scadenza dei cinque anni estende il termine di prescrizione a dieci anni, permettendo un recupero più ampio.

Questo significa che se il datore di lavoro non ha versato i contributi previdenziali dell’anno X, l’INPS può richiedere il pagamento di tali contributi entro il quinto anno successivo alla scadenza del termine di pagamento dei contributi per quell’anno.

Se l’INPS non richiede il pagamento dei contributi entro questo termine di prescrizione di 5 anni, il diritto dell’INPS di richiedere il pagamento dei contributi si estingue.

Controllare la posizione contributiva è importante, in quanto ci permette di poter agire con tempestività in situazioni di questo tipo. Inoltre, il lavoratore che scopre di non avere i contributi versati quindi può affidarsi ad un avvocato per poter agire in giudizio e richiedere un risarcimento del danno nei confronti del datore di lavoro.

Contributi prescritti (oltre 5 anni)

Dopo cinque anni, i contributi cadono in prescrizione e non possono essere recuperati con le modalità ordinarie. Tuttavia, è necessario tenere in considerazione che il lavoratore può chiedere la costituzione di una rendita vitalizia all’INPS per coprire i periodi scoperti. Questa opzione è a carico del lavoratore e consente di ottenere l’accredito dei contributi mancanti, anche se prescritti.

La rendita vitalizia è uno strumento introdotto per tutelare il lavoratore dai danni causati dall’inadempimento del datore di lavoro.

Copertura tramite riscatto

In alternativa, il lavoratore può riscattare i periodi scoperti pagando un onere specifico. Questo riscatto è utile per evitare vuoti contributivi che potrebbero influire sull’importo della pensione o sul raggiungimento dei requisiti minimi. Tuttavia, si tratta di una decisione onerosa per il richiedente. Si pensi al costo finanziario a cui viene sottoposto l’ente che si trova ad anticipare tutti gli anni di contributi arretrati sulla base dei contribuenti presenti che versano i contributi.

La richiesta può essere presentata in qualunque momento anche quanto si è già in pensione, la richiesta può essere presentata dal lavoratore stesso, dai superstiti del lavoratore e dal datore di lavoro che intende sanare il danno causato al suo dipendente.

È opportuno presentare apposita documentazione che vada a testimoniare che sia intercorso l’effettivo rapporto di lavoro e che sussista la mancanza del versamento dei contributi. Sarà cura del richiedente, presentare idonea documentazione e sarà responsabilità di quest’ultimo garantire nella veridicità della stessa, non risultano riscattabili i contributi versati ad altri enti diversi dall’INPS.

Cosa succede se il datore di lavoro è in fase di liquidazione giudiziale? 

Se l’omissione contributiva avviene a seguito di liquidazione giudiziale del datore di lavoro, quindi dell’azienda, il lavoratore può comunque agire. Nel caso occorre effettuare l’insinuazione al passivo. In particolare, i lavoratori possono insinuarsi al passivo per recuperare i propri crediti, incluse le retribuzioni non pagate ed i contributi previdenziali non versati (sia la quota a carico del lavoratore che quella del datore di lavoro).

Ulteriore garanzia è legata all’intervento del Fondo di Garanzia INPS per:

  • Il pagamento del TFR;
  • La liquidazione dei crediti di lavoro.

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