La Banca Centrale Russa Mantiene il Tasso di Interesse al 21% in risposta all’Inflazione persistente
la Banca centrale russa mantiene invariati i tassi d'interesse al 21%, nell'aspettativa di un calo dell'inflazione L'articolo La Banca Centrale Russa Mantiene il Tasso di Interesse al 21% in risposta all’Inflazione persistente proviene da Scenari Economici.


Per la seconda volta consecutiva, la Banca Centrale della Russia ha deciso di lasciare invariato il tasso di interesse di riferimento, confermandolo al valore record del 21% annuo. Questa decisione, annunciata venerdì come previsto dagli analisti, è una risposta diretta alla persistente e elevata pressione inflazionistica che affligge l’economia russa.
La Banca Centrale descrive tale pressione inflazionistica come “sostenibile”, sottolineando come la sua origine risieda in una forte domanda interna registrata nella seconda metà del 2024. Questa domanda robusta ha superato la capacità dell’economia di espandere l’offerta di beni e servizi, creando uno squilibrio. A contribuire al rialzo dei prezzi ha concorso anche la svalutazione del rublo osservata durante l’autunno.
Secondo le stime della Banca Centrale, nel quarto trimestre del 2024, l’inflazione destagionalizzata ha raggiunto una media annualizzata del 12,1%, in aumento rispetto all’11,3% del trimestre precedente.
Tuttavia, i dati settimanali relativi a gennaio e all’inizio di febbraio suggeriscono un lieve rallentamento della corsa dei prezzi, con una stima dell’inflazione al 10% al 10 febbraio.
Nonostante questi segnali di rallentamento, la Banca Centrale evidenzia che i rischi per l’inflazione rimangono prevalentemente orientati al rialzo. Tra i fattori di rischio, vengono citate le elevate aspettative di inflazione da parte dei consumatori e delle imprese, una crescita economica russa che nel 2024 si è attestata al 4,1% (superiore alle previsioni di ottobre) deviando “verso l’alto rispetto alla traiettoria di crescita equilibrata”, e un contesto commerciale estero che si è fatto meno favorevole.
Nonostante queste preoccupazioni, la Banca Centrale intravede le condizioni per un graduale ritorno dell’economia verso un sentiero di crescita più equilibrato. Sebbene il mercato del lavoro rimanga teso, con una disoccupazione bassa e aumenti salariali superiori alla crescita della produttività, si osservano segnali di raffreddamento.
Questi includono una diminuzione della domanda di lavoro in alcuni settori, una riduzione della percentuale di imprese che segnalano carenza di personale e piani di assunione e aumenti salariali più moderati da parte delle aziende.
Proprio per questo, nelle sue nuove previsioni, la Banca Centrale ha rivisto al rialzo le stime di crescita del PIL per il 2025, portandole all’intervallo 1-2%, rispetto alla precedente previsione dello 0,5-1,5%.
Guardando al futuro, la Banca Centrale si aspetta che la pressione inflazionistica inizi a diminuire gradualmente nei prossimi mesi. Questo calo è previsto come conseguenza del raffreddamento della dinamica dei prestiti, in particolare dei mutui e del credito al consumo, unito a una maggiore propensione al risparmio da parte delle famiglie.
Secondo l’istituzione, l’attuale politica monetaria restrittiva “crea le condizioni necessarie per la ripresa del processo di disinflazione e per riportare l’inflazione all’obiettivo del 4% nel 2026”. Per il 2025, la Banca di Russia prevede un’inflazione al 7-8%, un valore significativamente più elevato rispetto alla precedente stima del 4,5-5%.
Ora bisogna vedere cosa succederà con il conflitto in Ucraina: se dovesse risolversi allora la spinta inflazionistica dovrebbe rallentare, sia per il ritorno sul mercato di beni importato a costi inferiori a quelli interni, sia perché la forza lavoro che ora si trova al fronte tornerebbe a casa, sia per la riconversione di produzioni militari in produzioni civili.
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