In Siria riesplode la violenza: centinaia di morti negli scontri tra militari e alawiti

Sono entrati nel terzo giorno gli scontri tra i gruppi alawiti sostenitori dell’ex regime di Bashar al-Assad e le forze militari del nuovo governo in carica. Secondo alcune fonti, sono centinaia i civili massacrati nelle campagne di Homs e in quelle tra Latakia e Tartus, nell’ovest della Siria, a forte maggioranza alawita. L’Osservatorio Siriano per […] The post In Siria riesplode la violenza: centinaia di morti negli scontri tra militari e alawiti appeared first on L'INDIPENDENTE.

Mar 8, 2025 - 13:40
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In Siria riesplode la violenza: centinaia di morti negli scontri tra militari e alawiti

Sono entrati nel terzo giorno gli scontri tra i gruppi alawiti sostenitori dell’ex regime di Bashar al-Assad e le forze militari del nuovo governo in carica. Secondo alcune fonti, sono centinaia i civili massacrati nelle campagne di Homs e in quelle tra Latakia e Tartus, nell’ovest della Siria, a forte maggioranza alawita. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) riporta come siano almeno 340 alawiti uccisi durante gli scontri, ma che il numero di civili massacrati potrebbe superare il migliaio. A questi si aggiungerebbero almeno 120 membri dei ministeri della Difesa e dell’Interno, dei quali 89 uccisi solamente nelle ultime ore. Le forze siriane starebbero portando avanti rastrellamenti e uccisioni senza sosta. Il presidente siriano ad interim, al-Jolani, ha chiesto ai ribelli di deporre le armi e arrendersi «prima che sia troppo tardi».

La presenza di forze armate del regime siriano si era intensificata nelle zone costiere occidentali dopo le proteste antigovernative registrate lo scorso dicembre. Proprio qui, i gruppi alawiti fedeli all’ex presidente Assad hanno organizzato attacchi contro le milizie al comando di al-Jolani. La risposta non si è fatta attendere, dando luogo ai più gravi scontri dalla caduta dell’ex regime. Solamente ieri sarebbe stato compiuto un massacro nella città di Al-Mukhtareyah e nei villaggi a nord di Latakia, dove 52 alawiti sarebbero stati uccisi, menre a Banias 60 persone sono state uccise. 31 vittime si conterebbero ad al-Tuwaima, insieme ad altre decine nella campagna di Jablah: molti, tra questi, sarebbero donne e bambini. Sui numeri non vi è ancora conferma ufficiale da parte delle autorità siriane. Sono numerosi i video che circolano in rete che mostrano i corpi ammassati per le strade, esecuzioni sommarie di massa e sparatorie contro edifici.

Ieri, il portavoce del ministero della Difesa, Hassan Abdul Ghani, citato dall’agenzia di stampa statale SANA, ha riferito che sono stati compiuti rapidi progressi sul campo ed è stato ristabilito il controllo del governo su vaste aree prese di mira dalle milizie. «Abbiamo condotto rigorose operazioni di accerchiamento, stringendo il cappio sui resti del defunto regime, mentre le forze continuano ad avanzare secondo i piani operativi approvati». Ghani ha anche invitato le persone che sono accorse in aiuto delle zone sotto attacco a rientrare nelle proprie case, in quanto la situazione è «sotto completo controllo» e sta proseguendo «secondo il piano preciso» del governo, minacciando «terribili conseguenze» per chiunque tra i seguaci di Assad non si arrenda allo Stato. Dal canto suo, al-Jolani si è rivolto alle milizie alawite dicendo che «con il vostro atto atroce di uccidere coloro che proteggono la Siria e rimangono in piedi per servirla, assaltando ospedali e terrorizzando gli innocenti, avete attaccato tutti i siriani», intimandoli a gettare le armi e arrendersi «prima che sia troppo tardi».

Il nuovo regime siriano, guidato dal gruppo jihadista Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), ha condotto attacchi e rastrellamenti contro le minoranze sin dal giorno del suo insediamento. Nelle città di Tartus e Latakia, a maggioranza alawita, le proteste contro il regime di al-Jolani sono state soffocate nel sangue da HTS e SNA (Esercito Nazionale Siriano) e con l’aumento di miliziani nella regione costiera. Al momento, la situazione è in rapido aggiornamento e tenere la conta precisa delle vittime è impossibile. Tuttavia, sembra chiaro che per il regime di al-Jolani questa si sia dimostrata l’occasione perfetta per fare strage degli oppositori tra le minoranze che mettono in discussione la legittimità del suo governo.

[di Valeria Casolaro]

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