Il dialogo fra governo e magistrati boicottato dalle opposizioni
Che cosa succede fra governo, magistrati e opposizioni. I Graffi di Damato pubblicati sul quotidiano Il Dubbio.

Che cosa succede fra governo, magistrati e opposizioni. I Graffi di Damato pubblicati sul quotidiano Il Dubbio
Mi è sembrato evidente l’interesse della premier Giorgia Meloni ad una riduzione, quanto meno, della conflittualità esplosa con i magistrati. Evidente, per esempio, con la rapidità usata nel raccogliere la richiesta di un incontro col governo avanzata dal nuovo presidente dell’associazione delle toghe, Cesare Parodi, pur con lo sciopero confermato per il 27 febbraio: ma “non contro” l’esecutivo, ha cercato di attenuare lo stesso Parodi. E allora contro chi, essendo sempre uno sciopero una protesta contro qualcuno o qualcosa? Contro il Parlamento, addirittura, per il percorso della riforma della giustizia? Dalla quale i magistrati sotto la presidenza di Giuseppe Santalucia hanno ritenuto minacciata persino la Costituzione, ostentandola mentre abbandonavano di recente le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario quando toccava parlare a un ministro o sottosegretario.
Anche su questo punto, comunque, il nuovo presidente dell’associazione si è distinto dal precedente dicendo in una intervista al Giornale che “non tocca a noi scrivere le leggi”. E riconoscendo che nella progettata separazione delle carriere fra giudici e inquirenti “i pubblici ministeri non sono a rischio.
Ci sono insomma, bene o male, elementi per sperare, se non addirittura per scommettere su una nuova fase dei rapporti fra governo e toghe. Che potrebbe procurare un respiro di sollievo anche al silente e prevedibilmente preoccupato presidente della Repubblica e del Consiglio Superiore della Magistratura.
Non mi è sembrato evidente, tuttavia, un analogo interesse delle opposizioni a un cambiamento di clima. Esse hanno continuato ad accusare il governo di “bullonismo” contro la magistratura -come ha fatto Giuseppe Conte in una intervista al Corriere della Sera- anche dopo la disponibilità della Meloni ad un incontro pur con la conferma di uno sciopero.
Se non collaborano anche le opposizioni all’abbassamento dei toni, e continuano invece a fare da sponda alle parti o aree, come preferiscono chiamarsi, più integraliste e corporative dell’associazionismo giudiziario, non vi saranno incontri sufficienti fra Parodi e Meloni per cambiare davvero clima. O almeno invertire una marcia allo scontro permanente che si trascina da ben prima della stagione di “Mani pulite”, cui generalmente si fa risalire il conflitto fra la politica e la giustizia.
Già nel 1985, cioè 40 anni fa, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga mobilitò una brigata dei Carabinieri perché fosse pronta a intervenire per interrompere una seduta del Consiglio Superiore dove si voleva censurare il presidente del Consiglio in carica Bettino Craxi. Non ce ne fu il bisogno, per fortuna, ma Cossiga tolse platealmente una parte delle deleghe al vice presidente del Consiglio Superiore e collega di partito Giovanni Galloni, che aveva aperto a quello scenario considerato al Quirinale eversivo, dipendendo un capo del governo dalla fiducia o sfiducia del Parlamento.