Il consigliere di Trump avrebbe usato la sua Gmail per comunicazioni riservate

Dalla chat con un giornalista all’uso di Gmail

Apr 2, 2025 - 10:27
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Il consigliere di Trump avrebbe usato la sua Gmail per comunicazioni riservate

La scorsa settimana, Michael Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, è finito al centro dell'attenzione mediatica per aver inserito "per errore" un giornalista in una chat di gruppo su Signal in cui si discuteva di un attacco militare imminente. Oggi, un'inchiesta del Washington Post getta ulteriore benzina sul fuoco: documenti e testimonianze raccolte da tre funzionari statunitensi rivelano che Waltz e alcuni membri del suo staff avrebbero utilizzato indirizzi Gmail personali per comunicazioni legate alla sicurezza nazionale. In particolare, un suo collaboratore avrebbe discusso tramite Gmail di "posizioni militari sensibili e potenti sistemi d'arma relativi a un conflitto in corso".

GMAIL PERSONALI PER CONVERSAZIONI TECNICHE

Stando a quanto riportato, un assistente di alto livello avrebbe gestito da un account Gmail conversazioni tecniche con colleghi di altre agenzie governative, mentre questi ultimi comunicavano da indirizzi ufficiali. Le email visionate dal Post mostrano intestazioni che confermano l'origine commerciale dell'account. Waltz stesso avrebbe ricevuto sulla sua casella Gmail informazioni non classificate ma comunque potenzialmente sfruttabili da attori ostili, come dettagli del suo calendario e documenti di lavoro. Tali dati venivano poi in parte copiati e incollati manualmente nelle chat di Signal per organizzare incontri e discussioni.

L'utilizzo di strumenti non sicuri per la gestione di comunicazioni governative, anche se non contenenti materiale classificato, rappresenta un rischio significativo, secondo numerosi esperti di cybersicurezza. Le agenzie di intelligence, infatti, attribuiscono grande valore ai movimenti e alla routine quotidiana di alti funzionari americani, come il consigliere per la sicurezza nazionale. Eva Galperin, direttrice per la cybersicurezza della Electronic Frontier Foundation, ha ricordato che, a meno di cifrature specifiche come GPG, le email non sono criptate end-to-end e possono essere intercettate, anche sui server di Google.

Nonostante le rassicurazioni del portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Brian Hughes, che nega l'uso improprio delle email da parte di Waltz, l'amministrazione Trump appare divisa. Hughes ha spiegato che, in caso di ricezione accidentale di materiale lavorativo su un account personale, Waltz provvederebbe a mettere in copia l'indirizzo ufficiale per rispettare le norme federali di archiviazione. Tuttavia, lo stesso portavoce ha evitato di commentare nel merito le email citate dal Post, rifiutando di farlo senza poter visionare i messaggi originali.

VULNERABILITÀ DIFFUSE TRA I VERTICI DELLA SICUREZZA NAZIONALE

Le critiche si estendono anche all'uso ricorrente di Signal per discutere temi delicati. Waltz avrebbe creato e gestito gruppi di chat su operazioni in Somalia e sulla guerra in Ucraina, coinvolgendo membri del gabinetto e altri funzionari. Signal, pur approvato in alcuni casi per dispositivi governativi, non è destinato alla trasmissione di materiale classificato. In uno di questi gruppi, come riportato, Waltz ha incluso involontariamente Jeffrey Goldberg, direttore dell'Atlantic e critico esplicito di Trump. L'incidente ha causato irritazione tra diversi membri dell'amministrazione, che si sono visti esposti in conversazioni riservate.

A complicare ulteriormente il quadro è un'inchiesta pubblicata nei giorni scorsi da Der Spiegel, secondo cui numeri di telefono, indirizzi email e persino password appartenenti ad alti funzionari dell'amministrazione Trump — inclusi Mike Waltz, la direttrice dell'intelligence nazionale Tulsi Gabbard e il segretario alla Difesa Pete Hegseth — sarebbero facilmente reperibili online. I giornalisti del magazine tedesco sono riusciti a recuperare queste informazioni attraverso motori di ricerca specializzati e database hackerati disponibili pubblicamente. Molti dei contatti sono ancora attivi e risultano collegati a profili su piattaforme come LinkedIn, WhatsApp, Instagram e Signal.

Le vulnerabilità non si fermano ai numeri di telefono: Der Spiegel ha individuato numerose password nei leak associati a Waltz, insieme a profili attivi su Microsoft Teams, Signal e WhatsApp. I messaggi inviati al suo numero su queste piattaforme risultano recapitati, segno che gli account erano ancora attivi prima della disattivazione avvenuta dopo il contatto con i giornalisti. Nel caso di Hegseth, le informazioni sono state ottenute persino da un fornitore commerciale di dati, che ha fornito email e numero di telefono semplicemente partendo dal suo profilo LinkedIn. Alcune delle credenziali erano presenti in oltre venti database compromessi.


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