I dazi Usa fanno scattare l’allarme scorte

Uno studio di Ubs prospetta consistenti scorte in eccesso chiusure massicce di punti vendita e una brutale concorrenze per accaparrarsi il portafoglio dei consumatori   Chiarito che per il momento sono sospesi solo i dazi reciproci (fissati per l’Unione europea al 25%), mentre sono operativi quelli universali (al 10%), cosa ne sarà delle scorte che verosimilmente non potranno più trovare sbocco nel mercato americano a causa dell’incremento dei prezzi? È l’interrogativo che oggi si pongono tanti produttori, anche italiani, e che interessa anche i “softline retailer”, cioè i negozi che vengono prodotti come abbigliamento, calzature, tessili per la casa e accessori. L’analisi di Ubs evidenzia le difficoltà dei softline retailer Su quest’ultima categoria si concentra un report appena pubblicato da Ubs dai toni molto preoccupanti, dato che prospetta consistenti scorte in eccesso chiusure massicce di punti vendita e una brutale concorrenze per accaparrarsi il portafoglio dei consumatori. Del resto, gli investitori hanno già “prezzato” questa prospettiva, dato che gli Etf (fondi che replicano un ampio paniere di titoli sottostanti) di settore a Wall Street viaggiano in calo a due cifre percentuali rispetto a inizio anno, mentre il settore dei beni discrezionali — che comprende giganti come Home Depot, Nordstrom e Foot Locker — si classifica come il peggiore tra gli 11 settori dello S&P 500 (il principale indice di Wall Street) nel 2025. Secondo Ubs, l’incertezza legata all’evoluzione delle politiche tariffarie sta minando alle fondamenta la stabilità operativa e finanziaria di gran parte dei retailer softline, che da sempre dipendono fortemente dalle importazioni. La “trappola mortale” Il cuore del problema, secondo Ubs, sta in una gestione degli stock che rischia di trasformarsi da strategia prudenziale a trappola mortale. “La maggior parte delle aziende ha effettuato ordini di inventario presumendo l’assenza di nuove tariffe”, spiegano gli analisti. “Ora si trovano costrette a rivedere i prezzi al rialzo, con conseguente calo dei volumi di vendita. Ma come smaltire l’eccesso di merce invenduta? Il problema è sistemico: riguarda l’intero settore”. Le stime parlano chiaro: nel solo primo trimestre di applicazione delle tariffe, l’industria potrebbe accumulare da 2,2 a 4 miliardi di unità in eccesso. Un numero enorme, se confrontato con le 5 miliardi di unità che retailer come Tjx, Ross Stores e Burlington acquistano ogni anno complessivamente sul mercato statunitense. Il “fantasma delle serrande abbassate” Una simile impennata delle scorte potrebbe scatenare una spirale di conseguenze drammatiche. Secondo Ubs, uno degli esiti più probabili sarà un’ondata di chiusure di negozi, specie per quei marchi già in perdita o con performance deludenti. “Se dovessero chiudere 11 mila negozi a causa delle tariffe, parliamo del 14% dell’intera rete distributiva del settore”, avvertono gli analisti. Consumatori sempre più contesi Come se non bastasse, il contesto competitivo rischia di peggiorare. I rivenditori softline potrebbero trovarsi a dover combattere duramente per mantenere la loro quota nel portafoglio delle famiglie, in un ambiente dove altri beni e servizi discrezionali — come intrattenimento, sport e ristorazione — non saranno soggetti allo stesso livello di rincari. “Il prezzo di un biglietto per una partita di baseball, un film o un concerto probabilmente non salirà,” osserva Ubs. “Questo metterà ulteriore pressione sui rivenditori di abbigliamento, costretti a competere con offerte più attraenti e meno colpite dall’inflazione.” In mezzo alla tempesta, Ubs individua alcune isole di relativa stabilità. Gli analisti sono ottimisti verso titoli come Tjx Companies e Burlington Stores, che grazie al loro modello “off-price” — focalizzato su sconti aggressivi e rotazione rapida dell’inventario — appaiono meglio attrezzati per affrontare il nuovo scenario.   L'articolo I dazi Usa fanno scattare l’allarme scorte è un contenuto originale di Mark Up.

Apr 12, 2025 - 06:03
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I dazi Usa fanno scattare l’allarme scorte
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Uno studio di Ubs prospetta consistenti scorte in eccesso chiusure massicce di punti vendita e una brutale concorrenze per accaparrarsi il portafoglio dei consumatori

 

Chiarito che per il momento sono sospesi solo i dazi reciproci (fissati per l’Unione europea al 25%), mentre sono operativi quelli universali (al 10%), cosa ne sarà delle scorte che verosimilmente non potranno più trovare sbocco nel mercato americano a causa dell’incremento dei prezzi? È l’interrogativo che oggi si pongono tanti produttori, anche italiani, e che interessa anche i “softline retailer”, cioè i negozi che vengono prodotti come abbigliamento, calzature, tessili per la casa e accessori.

L’analisi di Ubs evidenzia le difficoltà dei softline retailer

Su quest’ultima categoria si concentra un report appena pubblicato da Ubs dai toni molto preoccupanti, dato che prospetta consistenti scorte in eccesso chiusure massicce di punti vendita e una brutale concorrenze per accaparrarsi il portafoglio dei consumatori.

Del resto, gli investitori hanno già “prezzato” questa prospettiva, dato che gli Etf (fondi che replicano un ampio paniere di titoli sottostanti) di settore a Wall Street viaggiano in calo a due cifre percentuali rispetto a inizio anno, mentre il settore dei beni discrezionali — che comprende giganti come Home Depot, Nordstrom e Foot Locker — si classifica come il peggiore tra gli 11 settori dello S&P 500 (il principale indice di Wall Street) nel 2025. Secondo Ubs, l’incertezza legata all’evoluzione delle politiche tariffarie sta minando alle fondamenta la stabilità operativa e finanziaria di gran parte dei retailer softline, che da sempre dipendono fortemente dalle importazioni.

La “trappola mortale”

Il cuore del problema, secondo Ubs, sta in una gestione degli stock che rischia di trasformarsi da strategia prudenziale a trappola mortale. “La maggior parte delle aziende ha effettuato ordini di inventario presumendo l’assenza di nuove tariffe”, spiegano gli analisti. “Ora si trovano costrette a rivedere i prezzi al rialzo, con conseguente calo dei volumi di vendita. Ma come smaltire l’eccesso di merce invenduta? Il problema è sistemico: riguarda l’intero settore”.

Le stime parlano chiaro: nel solo primo trimestre di applicazione delle tariffe, l’industria potrebbe accumulare da 2,2 a 4 miliardi di unità in eccesso. Un numero enorme, se confrontato con le 5 miliardi di unità che retailer come Tjx, Ross Stores e Burlington acquistano ogni anno complessivamente sul mercato statunitense.

Il “fantasma delle serrande abbassate”

Una simile impennata delle scorte potrebbe scatenare una spirale di conseguenze drammatiche. Secondo Ubs, uno degli esiti più probabili sarà un’ondata di chiusure di negozi, specie per quei marchi già in perdita o con performance deludenti. “Se dovessero chiudere 11 mila negozi a causa delle tariffe, parliamo del 14% dell’intera rete distributiva del settore”, avvertono gli analisti.

Consumatori sempre più contesi

Come se non bastasse, il contesto competitivo rischia di peggiorare. I rivenditori softline potrebbero trovarsi a dover combattere duramente per mantenere la loro quota nel portafoglio delle famiglie, in un ambiente dove altri beni e servizi discrezionali — come intrattenimento, sport e ristorazione — non saranno soggetti allo stesso livello di rincari. “Il prezzo di un biglietto per una partita di baseball, un film o un concerto probabilmente non salirà,” osserva Ubs. “Questo metterà ulteriore pressione sui rivenditori di abbigliamento, costretti a competere con offerte più attraenti e meno colpite dall’inflazione.”

In mezzo alla tempesta, Ubs individua alcune isole di relativa stabilità. Gli analisti sono ottimisti verso titoli come Tjx Companies e Burlington Stores, che grazie al loro modello “off-price” — focalizzato su sconti aggressivi e rotazione rapida dell’inventario — appaiono meglio attrezzati per affrontare il nuovo scenario.

 

L'articolo I dazi Usa fanno scattare l’allarme scorte è un contenuto originale di Mark Up.