Ha le più grandi riserve di nichel al mondo, ma in Indonesia non si vedono auto elettriche

L'Indonesia è un gigante mondiale del nichel impiegato nelle batterie di auto elettriche. Ma non sta sviluppando una sua filiera interna ed è fortemente dipendente dalle commesse della Cina.

Feb 21, 2025 - 13:46
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Ha le più grandi riserve di nichel al mondo, ma in Indonesia non si vedono auto elettriche
  • L’Indonesia possiede quasi la metà delle riserve mondiali di nichel e punta a diventare l’hub globale nella produzione di batterie per veicoli elettrici entro il 2027.
  • Ma la scarsa domanda interna di auto elettriche e la nascita di batterie alternative sta minando questo obiettivo.

Karawang, situata a circa 70 chilometri dalla capitale dell’Indonesia Giacarta, è da decenni un polo chiave dell’industria automobilistica dell’arcipelago, ospitando stabilimenti di grandi marchi come Yamaha e Toyota. Nel luglio scorso, l’area industriale ha segnato un nuovo traguardo con l’inaugurazione della prima fabbrica di batterie per veicoli elettrici del Sudest asiatico. Lo stabilimento, frutto di una joint venture tra Hyundai Motor, LG Energy e la statale Indonesia Battery Corporation, ha una capacità annua sufficiente a produrre celle per 150mila veicoli elettrici.

Tale investimento rappresenta un passo importante per l’Indonesia, che mira a diventare un hub globale nella produzione di batterie per veicoli elettrici entro il 2027. Il paese, infatti, possiede quasi la metà delle riserve mondiali di nichel, un minerale essenziale per la produzione delle batterie. Minerale che l’Indonesia pare voler custodire gelosamente: nel 2020, il governo ha vietato la sua esportazione per incentivare la produzione locale e attrarre investitori internazionali. Nel giro di dieci anni il paese è passato dal fornire il 6 per cento di nichel raffinato a livello globale al 61 per cento nel 2024. “Questo significa che ora l’Indonesia controlla della fornitura di nichel mondiale più di quel che l’Opec controllava della produzione di petrolio al suo apice negli anni settanta”, ha scritto il Financial Times.

Il paradosso del nichel, tra elettrificazione e deforestazione

Tuttavia, questo protezionismo non mira a rendere l’Indonesia più sostenibile. L’industria del nichel è al centro di accuse per deforestazione, inquinamento e violazioni dei diritti dei lavoratori. Paradossalmente, nel paese le auto elettriche sono quasi inesistenti. In realtà, l’Indonesia non sta costruendo una propria filiera tecnologica verde, ma sta diventando un vassallo della Cina nella produzione di nichel per batterie. Un ennesimo caso di colonialismo economico.

miniera nichel indonesia
Una miniera di nichel in Indonesia © iStock

Il mercato del nichel è nelle mani della Cina

Il nichel sarà anche presente in grandi quantità in Indonesia, ma a controllarlo ci pensa la Cina. Infatti, negli ultimi dieci anni la Cina ha investito oltre 65 miliardi di dollari nel settore del nichel indonesiano, arrivando a controllare circa il 90 per cento delle miniere e degli impianti di lavorazione. Questo ha reso più facile ottenere permessi e avviare progetti per le industrie cinesi, ma per il territorio indonesiano ha significato un controllo ambientale più blando e a una serie di incidenti nelle miniere e fonderie locali, con decine di vittime tra i lavoratori.

Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sul commercio con aziende cinesi hanno inoltre penalizzato l’Indonesia. L’Inflation reduction act, ora sospeso da Donald Trump, offriva incentivi per accelerare l’adozione di veicoli elettrici, ma escludeva quelli con batterie prodotte in Cina, Russia, Corea del Nord e Iran. Questo ha reso l’Indonesia meno competitiva nel mercato statunitense.

A complicare la situazione, grandi aziende come Basf e Tesla hanno scelto di fermare gli investimenti nel paese. La compagnia chimica tedesca ha abbandonato un progetto per una raffineria di nichel a causa dell’impatto ambientale sulle popolazioni indigene, mentre Elon Musk ha respinto l’idea di costruire una fabbrica di batterie in Indonesia per difficoltà logistiche.

Elon Musk
Il miliardario Elon Musk in Indonesia © SONNY TUMBELAKA/AFP via Getty Images

In Indonesia si vendono pochissime auto elettriche

Nonostante gli sforzi del governo di Giacarta, la domanda locale di veicoli elettrici resta bassa. Nel 2024, le vendite di auto elettriche hanno rappresentato meno del 5 per cento del totale delle auto vendute nel paese. Ciò non si traduce solo in un parco auto obsoleto, ma riduce anche l’attrazione dell’ecosistema industriale: i produttori automobilistici, così, preferiscono rivolgersi alla Cina, dove la manodopera è più qualificata.

Non solo ma pure la tecnologia delle batterie sta evolvendo verso soluzioni che non utilizzano nichel. Le batterie al litio ferro fosfato (lfp), più sicure ed economiche, hanno visto un’impennata nella produzione, passando dal 20 per cento del mercato nel 2020 al 40 per cento nel 2023. Questo trend mette ulteriormente a rischio la strategia indonesiana basata sul nichel.

Nel tentativo di contrastare il crollo dei prezzi del nichel, scesi del 45 per cento nel 2023 a causa dell’eccesso di offerta, l’Indonesia sta valutando tagli alla produzione mineraria. Una misura che potrebbe causare licenziamenti e far perdere quote di mercato a vantaggio di altri paesi produttori.

Protezionismo di facciata

Al di là delle batterie, l’Indonesia continua a voler costringere le aziende tecnologiche a investire nel paese. Tra gli esempi più recenti c’è la Apple, che avrebbe ceduto alle richieste del governo indonesiano e si preparerebbe a produrre l’iPhone nel paese. Più che una richiesta, quella posta da Giacarta era la condizione per permettere all’azienda di Cupertino di distribuire l’ultimo modello del suo smartphone nel quarto paese più popoloso del mondo, riporta la testata Nikkei Asia. Secondo il regolamento indonesiano, stabilito per costringere le aziende straniere a investire nel paese trasferendo tecnologia e creando posti di lavoro di alto livello, gli smartphone venduti in Indonesia devono contenere almeno il 35 per cento di componenti prodotti localmente.

Da una parte, il tentativo di usare l’accesso al mercato interno per cercare di ottenere migliori condizioni d’investimento, pone una riflessione sull’attuale evoluzione dell’economia globale, in cui le potenze medie con economie in rapida espansione, come l’Indonesia, si sentono più forti nel loro potere contrattuale rispetto al passato. Dieci anni fa, infatti, sarebbe stato impensabile per Jakarta adottare una posizione così assertiva nei confronti di Apple. Oggi, invece, l’Indonesia non teme più le sanzioni derivanti dall’adozione di politiche protezionistiche, grazie a un potere d’acquisto più elevato e a un’economia di dimensioni superiori rispetto a dieci anni fa.

D’altro canto, l’Indonesia rischia di subordinare la propria economia a potenze vicine, come la Cina, perdendo l’opportunità di imporre standard più elevati in campo economico e ambientale. Rendere più sostenibile la filiera mineraria è un passo necessario che il paese deve compiere con urgenza.