Guerra commerciale: Trump raddoppia i dazi Usa alla Cina. Pechino risponde con nuove tariffe: “Lotteremo fino alla fine”
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha raddoppiato i dazi imposti su tutte le importazioni dalla Cina, portando dal 10 al 20 per cento le aliquote entrate in vigore il mese scorso e accusando Pechino di non aver “adottato misure adeguate” per contrastare il traffico internazionale di “oppioidi sintetici, tra cui il fentanil”, provocando […]

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha raddoppiato i dazi imposti su tutte le importazioni dalla Cina, portando dal 10 al 20 per cento le aliquote entrate in vigore il mese scorso e accusando Pechino di non aver “adottato misure adeguate” per contrastare il traffico internazionale di “oppioidi sintetici, tra cui il fentanil”, provocando però la dura risposta della Repubblica popolare che ha imposto nuove tariffe, dal 10 al 15 per cento, sul settore agroalimentare americano e una serie di restrizioni ad alcune aziende Usa.
“L’incapacità del Governo della Repubblica popolare cinese di agire per attenuare l’afflusso sostenuto di oppioidi sintetici, tra cui il fentanil, dalla Cina agli Stati Uniti costituisce una minaccia insolita e straordinaria, che ha la sua fonte in gran parte al di fuori degli Usa, per la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia americane”, si legge nell’ordine esecutivo firmato nella notte italiana da Trump. I nuovi dazi statunitensi, annunciati a meno di 24 ore dal discorso che nella nottata di oggi il presidente Usa terrà al Congresso, si applicano, secondo Bloomberg, a 525 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina.
Per tutta risposta, Pechino ha imposto tariffe fino al 15 per cento su determinati beni statunitensi e ha vietato le esportazioni verso alcune aziende americane del comparto difesa. “Se gli Stati Uniti persistono nel condurre una guerra tariffaria, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, la parte cinese li combatterà fino in fondo, fino a un’amara conclusione”, ha minacciato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica popolare, Lin Jian.
Secondo un annuncio diramato oggi dal ministero delle Finanze cinese, la Repubblica popolare applicherà dazi del 15 per cento sui prodotti agricoli e alimentari americani, tra cui pollo e cotone, mentre soia, manzo e frutta importati dagli Usa saranno soggetti a un’aliquota aggiuntiva del 10 per cento.
Inoltre, il ministero del Commercio di Pechino ha fatto sapere che avrebbe aggiunto altre 10 aziende statunitensi, per lo più coinvolte nel settore difesa, alla “lista delle entità inaffidabili”, inserendo poi 15 società, tra cui gli appaltatori militari General Dynamics Land Systems, Skydio e altri già destinatari di provvedimenti simili, in una lista di imprese soggette a controlli sulle esportazioni. Restrizioni che renderanno più difficile per queste aziende, che generalmente non esportano sui mercati cinesi, acquistare componentistica o prodotti realizzati nella Repubblica popolare, essenziali ad esempio per la produzione di droni.
Il governo cinese ha inoltre vietato l’importazione delle macchine per il sequenziamento genico prodotte dalla società Illumina, aggiunta lo scorso mese per la prima volta all’elenco delle “entità inaffidabili” insieme alla Pvh Corp., proprietaria del marchio Calvin Klein.
Le Dogane cinesi hanno poi annunciato l’immediato stop all’importazione di tutto il legname proveniente dagli Usa dopo aver rilevato, nel periodo di quarantena, “la presenza di parassiti forestali come i coleotteri nei tronchi”, una misura volta a impedire “l’introduzione di parassiti e tutelare la produzione agricola e forestale”, nonché “la sicurezza e l’integrità ecologica” della Cina. Pechino ha anche ritirato le licenze concesse per l’importazione di soia a tre aziende Usa, dopo aver rilevato un prodotto trattato con agenti vietati o con funghi.
“Ai grandi agricoltori degli Stati Uniti: preparatevi a iniziare a produrre un sacco di prodotti agricoli da vendere ALL’INTERNO degli Stati Uniti. I dazi entreranno in vigore sui prodotti esteri il 2 aprile. Divertitevi!”, ha risposto Trump sul social Truth, tentando di rassicurare il settore agroalimentare americano.
Per ora però, rispetto alla guerra commerciale del primo mandato del magnate repubblicano si tratta ancora di misure limitate, soprattutto da parte cinese. Secondo Bloomberg infatti, la risposta di Pechino colpisce “solo” 36 miliardi di dollari di esportazioni Usa in Cina. D’altronde l’inquilino della Casa bianca ha già manifestato il desiderio di negoziare con il presidente cinese Xi Jinping un accordo commerciale, ma i due non hanno ancora avuto alcun colloquio dopo la prima telefonata avvenuta quasi un mese e mezzo fa in occasione dell’insediamento di Trump.
Al contempo, l’amministrazione Usa ha annunciato anche dazi del 25 per cento sulla maggior parte delle importazioni provenienti dal Canada e dal Messico, accusando entrambe le nazioni vicine di non aver fatto abbastanza per contenere il traffico di stupefacenti e l’immigrazione illegale ai confini. Il governo del Canada ha risposto imponendo tariffe graduali su 107 miliardi di dollari di merci statunitensi, mentre la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha annunciato che attenderà la decisione ultima di Trump in materia prima di reagire. Queste misure, secondo il Budget Lab di Yale, portano le tariffe sulle importazioni negli Usa al livello medio più alto mai visto dal 1943, gravando su circa 1.500 miliardi di dollari di flussi commerciali e comportando fino a 2.000 dollari di costi aggiuntivi per le famiglie americane.