Germania, tutti i nodi programmatici da sciogliere fra Cdu e Spd

In Germania i leader dell’Unione Cdu/Csu e del Partito socialdemocratico hanno sorprendentemente anticipato i colloqui esplorativi per la formazione di un nuovo governo. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

Mar 1, 2025 - 10:12
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Germania, tutti i nodi programmatici da sciogliere fra Cdu e Spd

In Germania i leader dell’Unione Cdu/Csu e del Partito socialdemocratico hanno sorprendentemente anticipato i colloqui esplorativi per la formazione di un nuovo governo. L’articolo di Pierluigi Mennitti

Si parte, in anticipo sull’orario previsto. In un clima di crescente urgenza, i leader dell’Unione Cdu/Csu e del Partito socialdemocratico hanno sorprendentemente anticipato i primi colloqui esplorativi per la formazione di un nuovo governo federale. Inizialmente programmati per la metà della prossima settimana, dopo le elezioni comunali di Amburgo e la conclusione dei festeggiamenti di carnevale, gli incontri sono stati invece avviati venerdì 28 febbraio, segnalando un’inedita accelerazione nel processo di formazione del governo tedesco.

Un’inattesa rapidità che riflette la crescente consapevolezza della gravità delle sfide che attendono la Germania, sia sul fronte internazionale (leggi Trump ed Europa) che su quello interno (avanzata e consolidamento di AfD). Il leader della Cdu Friedrich Merz, cancelliere in pectore, ha dopo il voto sottolineato la necessità di non perdere tempo prezioso, esprimendo l’ambizione di formare un nuovo esecutivo entro le festività pasquali. “Date le grandi sfide, non possiamo permetterci ritardi”, ha detto Merz, delineando un calendario ambizioso per affrontare questa fase politica.

Il presidente della Csu Markus Söder ha utilizzato un’immagine particolarmente evocativa per descrivere la posta in gioco: il prossimo governo rappresenta “l’ultima cartuccia della democrazia”. Questa espressione, nella sua drammaticità, rivela quanto i leader conservatori considerino critica la situazione, specialmente alla luce del raddoppio dei consensi di AfD. La perdita di un milione di elettori dell’Unione a favore dell’estrema destra costituisce infatti un campanello d’allarme che i partiti tradizionali non possono permettersi più di sottovalutare.

Anche da parte socialdemocratica, nonostante la batosta subita e tentazioni introspettive, è palpabile la consapevolezza dell’urgenza, soprattutto riguardo agli scenari internazionali. Ralph Stegner, esponente di spicco del partito, ha dichiarato alla ZDF che “data la situazione mondiale, non possiamo permetterci di riflettere su noi stessi per settimane”. Tuttavia, lo stesso Stegner ha avvertito che i negoziati potrebbero rivelarsi complessi, considerando le notevoli divergenze tra i due partiti su questioni fondamentali.

Lars Klingbeil, nuovo capogruppo dell’Spd e figura centrale nella gestione del partito nel post-Scholz, ha adottato un approccio più cauto e ad alzare la posta, sottolineando che “non è affatto certo che si arriverà a formare un governo e che l’Spd vi entrerà”. Questa prudenza riflette le cicatrici lasciate da una campagna elettorale particolarmente aspra, durante la quale i socialdemocratici hanno accusato Merz di aver “infranto le regole del linguaggio e i tabù” per ail voto insieme ad AfD al Bundestag sull’immigrazione, arrivando persino a paragonarlo a un “Trump in miniatura”.

I nodi da sciogliere nei colloqui sono molteplici e di non facile soluzione. Proprio la questione migratoria si preannuncia come uno dei punti più controversi, con Merz che insiste sulla possibilità di respingere i richiedenti asilo direttamente ai confini tedeschi e l’Spd che ritiene tale approccio incompatibile con la Legge fondamentale e il diritto comunitario.

Sul fronte delle politiche sociali, le divergenze sono altrettanto marcate. I conservatori propongono di sostituire il sussidio di cittadinanza con una “nuova garanzia di base” e di tagliare completamente i sussidi a chi rifiuta qualsiasi collaborazione nella ricerca di un impiego. I socialdemocratici, pur favorevoli a maggiori controlli sull’accettazione delle offerte di lavoro, difendono l’attuale sistema di sussidi e spingono per un aumento del salario minimo a 15 euro, oltre a voler garantire un livello di pensioni non inferiore al 48% del reddito medio dei lavoratori.

La politica fiscale rappresenta un altro terreno di scontro e particolarmente spinosa è la questione del freno all’indebitamento, con i socialdemocratici che ne chiedono un allentamento per consentire maggiori investimenti nel settore della difesa, mentre i conservatori si mostrano irremovibili. “Il freno all’indebitamento rimane”, ha ribadito alla vigilia del primo incontro fra le delegazioni Thorsten Frei, segretario parlamentare del gruppo dell’Unione, sostenendo che allentare tale vincolo significherebbe “risolvere i problemi attuali a spese delle generazioni future”.

Il fattore tempo complica ulteriormente il quadro: una modifica costituzionale, necessaria per interventi sul freno all’indebitamento o per la creazione di un fondo speciale per la difesa, richiederebbe una maggioranza qualificata dei due terzi, ottenibile solo con il concorso dei Verdi. E tale maggioranza sarebbe disponibile solo fino al 25 marzo, quando scadrà il mandato dell’attuale Bundestag. Con la prossima assemblea, AfD e Linke disporranno di una minoranza di blocco.

Le trattative saranno portate avanti da due delegazioni composte da nove negoziatori ciascuna, comprendenti i vertici dei rispettivi partiti e figure di spicco dei governi regionali. La composizione delle squadre riflette la volontà di affrontare la trattativa con impegno e urgenza, consapevoli che il futuro politico della Germania dipenderà in larga misura dalla capacità di superare le divergenze e costruire un governo stabile in grado di affrontare le sfide incombenti.

L’esito di questi colloqui esplorativi non è scontato. Se da un lato l’opzione di una Grosse Koalition  rosso-nera (seppure in formato mignon rispetto a quelle passate) appare come la più probabile, dall’altro le profonde divisioni emerse durante la campagna elettorale potrebbero complicare il raggiungimento di un accordo soddisfacente per entrambe le parti. In ogni caso, la decisione finale sulla partecipazione dell’Spd a un eventuale governo sarà rimessa ai membri del partito, aggiungendo un ulteriore elemento di incertezza al già complesso puzzle politico tedesco.