Gaza, Netanyahu insiste: “Contatti con Paesi per trasferire palestinesi”. E il suo ministro parla di “16 voli già partiti”
“Siamo attualmente in contatto con Paesi che vedono la possibilità di accogliere molti abitanti di Gaza“. Sono le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’incontro di lunedì sera alla Casa Bianca con il presidente statunitense. Proprio questo, spiega Netanyahu è stato uno degli argomenti affrontati con Donald Trump durante il faccia a faccia: “È […] L'articolo Gaza, Netanyahu insiste: “Contatti con Paesi per trasferire palestinesi”. E il suo ministro parla di “16 voli già partiti” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Siamo attualmente in contatto con Paesi che vedono la possibilità di accogliere molti abitanti di Gaza“. Sono le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’incontro di lunedì sera alla Casa Bianca con il presidente statunitense. Proprio questo, spiega Netanyahu è stato uno degli argomenti affrontati con Donald Trump durante il faccia a faccia: “È importante, perché alla fine è quello che deve accadere“, ha sottolineato il presidente israeliano che torna così sull’argomento dopo il no secco ricevuto dai Paesi arabi e dell’area mediorientale, e che ha provocato pesanti critiche della comunità internazionale.
Lunedì, tra l’altro, il ministro degli Interni israeliano Moshe Arbel ha annunciato in conferenza stampa che sono partiti dall’aeroporto di Ilan e Asaf Ramon, vicino a Eilat, oltre 16 voli con a bordo cittadini di Gaza in partenza dalla Striscia. Secondo quanto riporta il Jerusalem Post, Arbel ha aggiunto che il numero “aumenterà nel prossimo futuro”. Nessun altro dettaglio su numeri e destinazioni.
Era stato lo stesso Trump a lanciare la contestatissima idea di trasformare la Striscia nella “riviera del Medio Oriente”, deportandone tutti gli abitanti in altri Stati. A fine marzo il sito di notizie americano Axios, aveva rilevato – citando “due funzionari israeliani” – che Benjamin Netanyahu ha incaricato l’agenzia di intelligence estera Mossad di trovare Paesi, soprattutto in Africa, che accettino di accogliere un gran numero di palestinesi sfollati dalla Striscia di Gaza. Secondo Axios, “Netanyahu sta anche cercando modi per trasferire un gran numero di palestinesi, potenzialmente in Paesi a migliaia di miglia di distanza”, aggiungendo che “si sono già svolti colloqui con la Somalia e il Sud Sudan, due Paesi poverissimi e travagliati da conflitti nell’Africa orientale, così come altri Paesi tra cui l’Indonesia, secondo i due funzionari israeliani e un ex funzionario statunitense. Netanyahu, scrive il sito, avrebbe dato al Mossad l’incarico segreto diverse settimane fa, ma l’ufficio del primo ministro israeliano ha rifiutato di commentare.
Intanto il presidente Usa insiste: Gaza è “un’incredibile porzione di territorio importante”, una forza di pace degli Stati Uniti che “controlli e possieda” la Striscia sarebbe una buona cosa, ha detto Donald Trump dopo aver incontrato Netanyahu, suggerendo ancora una volta di “trasferire i palestinesi in altri Paesi”. Trump ha anche aggiunto che in questo modo creerebbe “una zona di libertà” a Gaza. Al momento, la Striscia è “un posto fantastico in cui nessuno vuole vivere“, ha sottolineato.
Poco prima, nel “vertice tripartito” al Cairo, il presidente francese Emmanuel Macron, quello egiziano Abdel Fattah al Sisi e il re giordano Abdallah II hanno respinto categoricamente lo “spostamento dei palestinesi dalle loro terre” e “ogni tentativo di annessione dei territori palestinesi”, riferisce l’agenzia egiziana Mena pubblicando il testo della dichiarazione congiunta. Quasi in contemporanea alla visita di Macron “migliaia di cittadini egiziani” si sono radunati nei pressi dell’aeroporto della città del Sinai settentrionale, per respingere l’idea della deportazione dei palestinesi dalla Striscia e affermare il proprio sostegno alle decisioni del presidente egiziano e “alla posizione dell’Egitto riguardo alla causa palestinese”, ha riferito l’emittente pubblica egiziana Al-Qaera.
Anche il parroco cattolico di Gaza, padre Gabriel Romitelli, replica duramente all’ipotesi formulata da Donald Trump di trasformare la Striscia in una riviera turistica: “Non si possono spostare e privare le persone dei loro diritti, primo tra tutti quello alla vita e poi a stare nella loro terra, di avere assistenza e proprietà, i loro affetti e i loro affari. La pace vera si deve costruire sulla giustizia e non sull’ingiustizia”, ha detto il parroco. “Bisogna rispettare il diritto di ogni essere umano, a prescindere dalla sua cittadinanza, dalla sua religione, la sua situazione”, ha aggiunto padre Gabriel Romitelli a Vatican News . “Il popolo palestinese di questa parte di Terra Santa è costituito da due milioni e 300 mila persone, sono persone umane!” E “uno dei diritti umani riconosciuto universalmente – ha concluso – è il diritto ad avere la propria terra“.
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