Gabriele Mainetti, niente è proibito
Neanche fare un film di kung fu all’Esquilino. Con una protagonista cinese che non parla una parola di italiano. Ma sempre con l’occhio al grande pubblico. Dialogo, a dieci anni da ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’, con un autore che pensa e gira in grande, ma che nella sperimentazione continua a trovare la sua libertà. Il nuovo ‘La città proibita’, le ispirazioni, le ambizioni, i classici, Roma, il genere, l’inclusivity (ma senza manuale). E le storie, «che devono riguardarmi sempre: devo essere io il primo a piangere» The post Gabriele Mainetti, niente è proibito first appeared on Rolling Stone Italia.

Neanche fare un film di kung fu all’Esquilino. Con una protagonista cinese che non parla una parola di italiano. Ma sempre con l’occhio al grande pubblico. Dialogo, a dieci anni da ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’, con un autore che pensa e gira in grande, ma che nella sperimentazione continua a trovare la sua libertà. Il nuovo ‘La città proibita’, le ispirazioni, le ambizioni, i classici, Roma, il genere, l’inclusivity (ma senza manuale). E le storie, «che devono riguardarmi sempre: devo essere io il primo a piangere»
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