Fine vita, la protesta della Chiesa: “Legge della Toscana una sconfitta”, Cappato: “Vittoria per la libertà di scelta”
Emma Bonino: "Rappresenta uno spartiacque importante che occorre replicare anche in altre Regioni, di modo che la politica e il Parlamento assumano una posizione, ponendo fine ad accanimenti che non hanno alcun rispetto della dignità umana" L'articolo Fine vita, la protesta della Chiesa: “Legge della Toscana una sconfitta”, Cappato: “Vittoria per la libertà di scelta” proviene da Il Fatto Quotidiano.

L’approvazione della legge regionale sul fine vita da parte del Consiglio regionale della Toscana ha provocato il duro commento del cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza episcopale toscana. “Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti”.
Di segno opposto e contrario la riflessione di Marco Cappato, impegnato per anni in prima fila sul tema del fine vita e processato per questo. “Oggi abbiamo ottenuto una grande vittoria per la libertà di scelta fino alla fine della vita. La Regione Toscana è la prima in Italia ad approvare la nostra legge ‘Liberi subito’, che definisce tempi e procedure certe per l’aiuto medico alla morte volontaria, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale ottenuta grazie alla mia disobbedienza civile per Dj Fabo. Questo successo è solo l’inizio: vogliamo portare la proposta in tutte le Regioni” ha dichiarato il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. La storica sentenza della Consulta, emessa il 25 settembre 2019, aveva stabilito che “non punibile chi a certe condizioni agevola il proposito di suicidio”.
“Questa proposta Toscana, con la raccolta firme sull’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni, è stata portata avanti con estrema determinazione dal gruppo regionale di +Europa, con Federico Eligi, che ha raccolto trasversalmente la disponibilità di molti partiti di opposizione. È un enorme passo avanti per la libertà di scelta su come vivere e come morire e rappresenta uno spartiacque importante che occorre replicare anche in altre Regioni, di modo che la politica e il Parlamento assumano una posizione, ponendo fine ad accanimenti che non hanno alcun rispetto della dignità umana” dichiara la leader di +Europa Emma Bonino. Pochi giorni fa proprio in Toscana una 70enne, che aveva requisiti e da mesi aspettava che l’Asl fornisse il farmaco e la strumentazione, è morta. Al momento sono solo cinque le persone che hanno potuto accedere al fine vita, due delle quali in Veneto che per l’anno scorso per un solo voto aveva visto sfumare la possibilità di approvare una legge regionale su cui cui si era espresso anche il governatore Luca Zaia.
“La legge sul suicidio medicalmente assistito approvata oggi dal Consiglio Regionale della Toscana, oltre che barbara e disumana, perché spingerà alla ‘morte di Stato’ migliaia di malati, fragili, anziani, persone sole ed emarginate che si sentiranno un ‘pesò per i familiari e la società, è anche palesemente incostituzionale, perché pretende di legiferare su una materia che potrebbe essere affrontata solo dal legislatore nazionale – afferma in una nota il presidente di Pro Vita&Famiglia Antonio Brandi che chiede al Governo “di impugnare immediatamente la legge toscana con un ricorso in Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sulla base delle motivazioni già esposte dall’Avvocatura dello Stato quando si è espressa contro le iniziative regionali”. “Simili proposte di legge, infatti, – ricorda Brandi – sono state già respinte dai Consigli Regionali di Veneto, Lombardia e Piemonte. In gioco non c’è solo il rispetto della Costituzione, ma soprattutto la tutela delle vite più fragili, che dovrebbero essere difese, curate e accompagnate nella fase finale con vicinanza, cura e compassione tramite un’applicazione effettiva delle cure palliative previste dalla Legge 38/2010″.
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