F1 | Imola ’94: La vittoria immortale di Ayrton Senna
Ci sono degli eventi che anche a distanza di anni ti fanno ricordare esattamente dove ti trovavi e cosa stavi

Ci sono degli eventi che anche a distanza di anni ti fanno ricordare esattamente dove ti trovavi e cosa stavi facendo in quell’esatto momento. Vi ricordate dove eravate il 1° maggio 1994? Molti di voi non erano ancora nati, altri invece erano davanti alla TV, altri ancora seduti sulle tribune o nei prati dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola.
Io all’epoca avevo 5 anni, avrei iniziato di lì a poco ad appassionarmi a quel meraviglioso sport che è la Formula 1. C’è un’immagine però che mi ritorna alla mente dopo tutto questo tempo, l’unica che ricordo di quel weekend: la Simtek distrutta di Roland Ratzenberger, morto dopo un impatto violentissimo alla curva Gilles Villeneuve. Il tragico destino del pilota austriaco che aveva debuttato quell’anno in Formula 1 con tanti sacrifici, di lì a poco si sarebbe incrociato con quello di un grande, forse il miglior pilota nella storia della Formula 1.
Nessuno poteva immaginare che il giorno dopo quel tragico evento di Ratzenberger, avrebbe perso la vita Ayrton Senna. Ecco, purtroppo di “Beco”, non ho nessun ricordo però, mi ha sempre suscitato curiosità ed interesse. Mi chiedevo perché la mia mamma (che ha la foto di Ayrton nel cassetto del comodino), ogni volta che si parlava di lui arrivava alle lacrime e perché da quel momento non ha più visto una gara di Formula 1.
E lì, ancora bambina, mentre mi appassionavo anche di motociclismo grazie al mito di Valentino Rossi, ho capito che i piloti avevano qualcosa di speciale. Non erano solo sportivi che indossavano un casco e andavano veloci ma che erano persone, dietro alle quali si nascondeva un mondo incredibile.
Ayrton, l’ho scoperto poi, era incredibile.
Per lui correre era essenziale come per un essere umano lo è respirare e nutrirsi. Arrivava da una famiglia benestante ma viveva in un contesto, quello brasiliano, dove purtroppo ogni giorno era testimone della povertà e si sentiva in dovere di ridare tutto quello che la fortuna gli aveva dato, non solo in termini materiali con le tante donazioni ma regalando emozioni. Ha dato tutto fino a quando qualcuno ha deciso che il suo compito qui, sulla vita terrena, era finito.
C’è chi sostiene che Ayrton fosse a conoscenza del suo destino e che per quel motivo, il suo sguardo in griglia era cupo, quasi rassegnato. Io nel volto di Senna ho letto tristezza per quanto accaduto prima allo sfortunato collega, preoccupazione per la pericolosità della pista, frustrazione perché costretto a guidare una macchina scomoda, non competitiva e per colpa della quale portava i segni addosso, stanchezza perché probabilmente era reduce da una notte insonne con mille pensieri in testa. Forse era arrivato il momento di dire basta, forse non valeva più la pena rischiare così tanto. Aveva già vinto tutto.
La sera prima, Ayrton aveva parlato al telefono con l’amico Angelo Parrilla, scomparso due anni fa, che per il brasiliano è stato come un secondo papà, avendolo preso sotto la sua ala quando ragazzino arrivò in Italia ai tempi del kart.
“Se mi dai una mano, facciamo i kart in Brasile”, gli disse dopo avergli manifestato i suoi dubbi sulla voglia di continuare a correre. Probabilmente sarebbe stato quello il suo futuro, dare agli altri quello che aveva ricevuto lui in tutti quegli anni vittoriosi.
Ma quel mattino, Ayrton ha deciso che prima doveva portare a termine qualcosa. Dopo avere letto un passo della Bibbia che portava sempre nella sua 24 Ore, poco dopo indosserà il casco e la tuta, portando con sè la bandiera austriaca
nell’abitacolo della sua Williams.
E poi fu silenzio, rabbia e sgomento.
Nel titolo ho voluto scrivere che quel giorno Senna è uscito vittorioso da Imola, perché ha conquistato una vittoria che in pochi hanno l’onore e il privilegio di avere: l’amore della gente. Se si chiede ai piloti di Formula 1 chi è il loro idolo, un buon 80% risponderà senza esitare: Senna. Ed è sorprendente che a fare il suo nome siano i più giovani, come il nostro Kimi Antonelli o Charles Leclerc e Pierre Gasly, per citarne alcuni.
Ayrton ha conquistato e continuerà a conquistare milioni di persone.
E non c’è vittoria migliore di questa.
“Ho capito che un vincitore vale quanto un vinto, ho capito che la gente amava me. Potevo fare qualcosa, dovevo cambiare qualche cosa”. (“Ayrton”, Lucio Dalla).