F1 | Ferrari imbarazzante in Australia, la strategia (horror) non c’entra nulla
Imbarazzante. Non c’è altro modo per descrivere un ottavo e decimo posto alla gara d’esordio del 2025. Dopo i proclami,

Imbarazzante. Non c’è altro modo per descrivere un ottavo e decimo posto alla gara d’esordio del 2025. Dopo i proclami, troppi probabilmente, dell’inverno, la Ferrari si presenta a Melbourne con una monoposto lenta, brutta, per larghi tratti inguidabile e inguardabile. Il supplizio che i tifosi della Rossa sono stati costretti a seguire nella primissima mattinata italiana è onestamente da mani nei capelli, anche perché tutti avevano in mente le belle prestazioni fornite lo scorso anno dalla squadra trainata da un ottimo Frederic Vasseur, capace di tagliare quei rami secchi che fino alla metà del 2024 non hanno permesso alla monoposto di essere realmente competitiva per vincere il mondiale. Senza l’aggiornamento cannato di Barcellona da mister Cardile, oggi parleremmo di una Ferrari campione costruttori probabilmente, e il lavoro di Tondi sotto questo punto di vista, colui che ha preso le redini dopo lo scempio spagnolo di metà 2024, è stato magistrale per riportare la macchina a giocarsela con la McLaren fino all’ultima curva di Abu Dhabi e salutare con il binocolo Red Bull e Mercedes.
Questo però è il passato: si sa, la Formula 1 corre velocissima non solo in pista, ma anche fuori, e il credito dura fino a un certo punto. Non ci è piaciuta affatto l’uscita di Vasseur nel dopo gara di ieri, quando ai microfoni di Sky, ha sottolineato come il problema principale della Ferrari in Australia fosse la strategia, sicuramente pessima, delittuosa, degna di Monaco e Silverstone 2022 con Binotto team principal e Rueda a capo delle tattiche in gara: “Il quadro generale non è cambiato: la McLaren è davanti, come già si era visto nei test, e dietro di loro ci siamo noi, Red Bull e Mercedes. Qui, però, la strategia ha avuto un peso determinante. Probabilmente il ritmo di venerdì rappresenta meglio il nostro vero potenziale”.
Il team principal della Ferrari, Frederic Vasseur, a Melbourne – XPB
Così parlava ieri il manager francese, il quale in questi anni non si è mai aggrappato a scuse, sottolineando come ci fosse da lavorare per riprendere la retta via, e lo ha fatto sin da Bahrain 2023, quando i problemi della monoposto vennero subito a galla, grazie soprattutto al lascito della gestione precedente. La schiettezza di Fred è sempre stata apprezzata, ma questa volta si ha la sensazione che anche in Ferrari non si aspettassero una passerella del genere, una mancanza di passo così netta, evidente, e che getta nello sconforto i tifosi e una nazione che da un’infinità di anni sogna di ritornare in vetta al mondiale. Il quadro generale della SF-25 è stato allarmante a Melbourne, pista da sempre atipica e che non mostra mai al 100% le reali forze in pista. È evidente però che la strategia sia solo l’ultimo dei problemi dell’Albert Park, un probabile terzo, quarto o quinto posto di Leclerc e Hamilton non avrebbe cancellato in alcun modo le evidenti difficoltà della monoposto nella terra dei canguri.
Ferrari SF-25 ribaltata, rischio calcolato?
La SF-25 è una lontana parente della monoposto che lo scorso anno ha sfiorato il mondiale costruttori. Una vettura nuova, con una sospensione anteriore diversa rispetto al passato e in stile McLaren, ovvero la pull-rod, ma che ha bisogno di tempo per essere compresa. La stessa scuderia di Woking, dopo averla implementata nel 2022, ha impiegato mesi prima di trarne benefici, tant’è che a inizio 2023, Norris e Piastri vagavano nelle retrovie. Non è solo questione di sospensione però, ci mancherebbe, ma viene da chiedersi come mai il progetto SF-24 sia stato completamente accantonato all’ultimo anno di un’era regolamentare.
Dal 2026 infatti, questa generazione di monoposto non vedrà più la pista. E qui entra in gioco una narrazione che già serpeggia dal dopo gara di ieri: la Ferrari valuterà il da farsi dopo le prime gare per capire se varrà la pena sviluppare la vettura per il prosieguo del campionato. Ma davvero? Cioè, cambi concezione, metti da parte comunque una buona base come la SF-24 (parole di Vasseur più o meno di dodici mesi fa), probabilmente perché arrivata al limite con gli sviluppi, e poi, dopo che comprendi che il progetto non va bene, lo accantoni subito perché devi pensare al 2026?
Charles Leclerc e Lewis Hamilton a Melbourne – XPB
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È chiaro e lampante che non puoi in alcun modo sbagliare la macchina del prossimo anno, anche se questa leggenda andrebbe un po’ ridimensionata, e la McLaren ne è l’esempio migliore: 2022 da mani nei capelli, 2024 campione del mondo. Insomma, la possibilità per recuperare all’interno di un’era regolamentare c’è, devi solo saperlo fare. La Ferrari ne è un’altra dimostrazione, ma alla rovescia: la F1-75 del 2022 nacque benissimo, poi venne partorita la SF-23 del 2023, e quindi la SF-24 del 2024. Un’altalena di emozioni che obiettivamente ha stufato, e non c’è bisogno di spiegare il perché.
Strategie horror e piloti imprecisi, l’Australia va dimenticata
Tornando ai fatti di ieri, la strategia messa in atto dal muretto Ferrari, capitanato dal buon Ravin Jain è degna del suo predecessore Inaki Rueda. Pochi giri di parole, come fai a non richiamare Hamilton e Leclerc con il diluvio universale in atto? Non c’è bisogno di guardare i radar o studiare chissà cosa per capirlo, bastava soltanto allungare un braccio fuori dal muretto e appurare come fosse in atto una tempesta, lo abbiamo visto mentre Verstappen, saggiamente e dopo una lunga discussione con Lambiase, rientrava ai box, mentre dall’altro lato del rettilineo principale, i due piloti della Rossa si addentravano in un Albert Park ormai allagato con le gomme hard.
Il muretto Ferrari in Australia – Scuderia Ferrari
Dentro al calderone non possiamo, infine, non mettere la condotta di gara dei piloti: Leclerc è autore di un’ottima partenza, divorando in un sol boccone Tsunoda e Albon, presenze indesiderate e inattese in qualifica, poi però il nulla. Il passo in confronto con la Mercedes di Russell, checché se ne dica, non è mai stato all’altezza, ed evidentemente in condizioni fredde e di pioggia, la SF-25 fa ancora un’enorme fatica, ma non solo nei confronti della McLaren o della Red Bull, persino con la Williams il buon Hamilton non è riuscito ad avere la meglio. Con tutto il rispetto per lo storico team di Grove, che fino a qualche mese fa faticava ad avere pezzi di ricambio, questa situazione è inaccettabile.
Charles, dal canto suo, non manca nell’errore in condizioni di pista umida quando è tornato a piovere. In queste specifiche situazioni, il monegasco non è mai sembrato un asso, se non in un’occasione nel 2018 quando guidava la Sauber in Brasile. Dopodiché, sembra soffrire rispetto a piloti più blasonati sotto l’acqua, come Verstappen o Hamilton: Lewis infatti era riuscito magistralmente a risalire la china, ma anche qui, episodio sporadico di una gara pressoché anonima e nella quale si è evidenziato come non abbia ancora dimestichezza con la sua monoposto e nel rapporto con Riccardo Adami, un qualcosa che va affinato nel tempo. Ma quanto tempo?
In conclusione, il problema principale della Ferrari targata Melbourne non riguarda certamente i piloti, men che meno la strategia, seppur imbarazzante, anch’essa sì, come le prestazioni di una macchina lenta, brutta a vedersi e chi più ne ha, più ne metta. C’è da lavorare, è palese, e le risposte vanno trovate subito, perché ora si torna immediatamente in pista, a Shanghai, su un tracciato non proprio amico della Rossa in passato. Successivamente avremo il trittico Giappone-Bahrain-Arabia Saudita. E poi? E poi bisognerà prendere una decisione a quanto pare, ovvero continuare con lo sviluppo pesante sulla vettura per provare giocarsi qualcosa, o accompagnarla tristemente verso fine stagione pensando già al regolamento che verrà. C’è un senso logico? Probabilmente sì, ma è ben nascosto e non facile da trovare.