Equo compenso nei contratti pubblici: criticità e prospettive alla luce del decreto correttivo

lentepubblica.it Con l’introduzione del D.Lgs. 209/2024, così detto Decreto correttivo, il legislatore ha tentato di risolvere il complesso tema dell’applicabilità dell’equo compenso ai contratti pubblici relativi a servizi di ingegneria e architettura, regolati dal D.Lgs. 36/2023. Focus del Dott. Luca Leccisotti. Tuttavia, la soluzione individuata ha sollevato numerose critiche per la mancanza di un impianto tecnico-giuridico […] The post Equo compenso nei contratti pubblici: criticità e prospettive alla luce del decreto correttivo appeared first on lentepubblica.it.

Feb 18, 2025 - 11:59
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Equo compenso nei contratti pubblici: criticità e prospettive alla luce del decreto correttivo

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Con l’introduzione del D.Lgs. 209/2024, così detto Decreto correttivo, il legislatore ha tentato di risolvere il complesso tema dell’applicabilità dell’equo compenso ai contratti pubblici relativi a servizi di ingegneria e architettura, regolati dal D.Lgs. 36/2023. Focus del Dott. Luca Leccisotti.


Tuttavia, la soluzione individuata ha sollevato numerose critiche per la mancanza di un impianto tecnico-giuridico solido e per la natura compromissoria delle scelte adottate. Questo intervento normativo ha infatti privilegiato un pragmatismo che, pur mirando a bilanciare le esigenze dei professionisti con quelle delle stazioni appaltanti, rischia di lasciare irrisolti molti nodi fondamentali.

Il presente articolo analizza le principali novità introdotte dal correttivo, soffermandosi sulle criticità e sugli impatti operativi per gli operatori economici e le amministrazioni.

L’evoluzione normativa

Il contesto precedente

Il dibattito sull’equo compenso ha origini nella Legge n. 49/1993, che stabilisce il principio dell’inderogabilità dei minimi tariffari per le prestazioni professionali, vincolandone l’applicazione ai parametri fissati dai decreti ministeriali. La questione della compatibilità di questa disciplina con i contratti pubblici è emersa a causa della mancanza di chiarezza normativa e delle divergenze interpretative tra i tribunali amministrativi.

Il nuovo quadro normativo

Il Decreto correttivo introduce una disciplina autonoma per i contratti pubblici, esplicitando che l’equo compenso, come definito dalla Legge 49/1993, non si applica integralmente ai contratti regolati dal D.Lgs. 36/2023. In particolare, vengono delineate nuove modalità per il calcolo dei compensi e per la suddivisione dell’importo a base di gara, volte a bilanciare l’interesse pubblico e la tutela dei professionisti.

Principali novità del decreto correttivo

  1. Principio del risultato

Il comma 15-bis dell’articolo 41 richiama il principio del risultato, limitandolo però al primo periodo del comma 2 dell’articolo 1 del Codice, concentrandosi esclusivamente sulla concorrenza tra operatori economici. Questa scelta ignora aspetti cruciali quali la trasparenza, l’economicità e l’efficienza amministrativa, riducendo il principio a una dimensione parziale.

  1. Suddivisione dell’importo a base di gara

L’importo totale è suddiviso in:

  • 65% come prezzo fisso: Non soggetto a ribasso, ai sensi dell’articolo 108, comma 5.
  • 35% ribassabile: La competizione economica si concentra solo su questa quota, che incide per un massimo del 30% nell’attribuzione dei punteggi complessivi.
  1. Revisione dei punteggi economici

L’articolo 2-bis dell’Allegato I.13 introduce un nuovo metodo per il calcolo dei punteggi economici, che limita il peso della componente economica e privilegia la qualità dell’offerta.

  1. Contratti di importo inferiore a 140.000 euro

Per gli affidamenti diretti sotto soglia, il correttivo consente una riduzione del compenso calcolato secondo i parametri ministeriali, fino a un massimo del 20%.

Criticità della disciplina

  1. Mancanza di coerenza sistemica

La scelta di applicare il principio del risultato in modo selettivo crea incoerenze con altri principi fondamentali del Codice, quali l’efficienza e la semplicità. Questa impostazione rischia di generare ulteriori incertezze interpretative.

  1. Limiti alla concorrenza economica

Confinare la competizione economica al 35% dell’importo totale e limitarne l’incidenza al 30% dei punteggi complessivi riduce significativamente lo spazio per il confronto concorrenziale, con potenziali ricadute sull’efficienza e sull’economicità degli appalti.

  1. Possibili contenziosi

L’assenza di una razionalità evidente nella suddivisione delle quote ribassabili potrebbe alimentare contenziosi, in particolare per quanto riguarda la verifica delle offerte anomale e i criteri di aggiudicazione.

  1. Compatibilità con l’ordinamento comunitario

La Commissione Ambiente del Senato ha evidenziato il rischio di conflitti con il divieto europeo di tariffe minime inderogabili, sollevando dubbi sulla conformità della disciplina agli obblighi comunitari.

Implicazioni operative

Per le Stazioni Appaltanti

  1. Redazione dei Bandi:
    • Predisporre documenti di gara chiari, che recepiscano correttamente le nuove disposizioni.
  2. Verifica delle Offerte:
    • Monitorare con attenzione i ribassi economici per individuare eventuali anomalie.

Per i Professionisti

  1. Adeguamento alle Regole:
    • Adottare strategie competitive conformi ai nuovi criteri di valutazione.
  2. Tutela dei Diritti:
    • Ricorrere agli strumenti giuridici disponibili per contestare eventuali discriminazioni o incongruenze normative.

Conclusioni

Il Decreto correttivo introduce modifiche significative alla disciplina dell’equo compenso nei contratti pubblici, ma lascia aperti molti interrogativi sul piano giuridico e operativo. La mancanza di una coerenza sistematica e di una razionalità evidente rischia di generare incertezze e contenziosi, compromettendo l’obiettivo di garantire trasparenza ed efficienza.

Per garantire l’efficacia delle nuove regole, sarà fondamentale un impegno congiunto delle istituzioni e degli operatori economici per promuovere un’applicazione uniforme e consapevole delle disposizioni normative.

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