Ecco come le squadre di calcio della serie A faranno gol con le scommesse
Perché le squadre di calcio brindano con il ripristino della pubblicità delle scommesse. L'approfondimento di Stefano Feltri tratto da Appunti

Perché le squadre di calcio brindano con il ripristino della pubblicità delle scommesse. L’approfondimento di Stefano Feltri tratto da Appunti
C’è una strana coincidenza temporale. Nello stesso giorno si commemora un calcio che non c’è più, quello raccontato dalla voce di Bruno Pizzul, e intanto in Senato la commissione Cultura prende una decisione politica importante, approva una risoluzione che è la base per la riforma del calcio italiano.
C’è una novità significativa: torna la possibilità di promuovere le scommesse sportive, per cancellare una delle riforme all’epoca più drastiche e poi dimenticate del Movimento Cinque stelle al governo, nel 2018.
Il decreto Dignità voluto dall’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio aveva l’obiettivo di vietare “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro”.
Il ragionamento era semplice: non ti puoi lamentare della ludopatia, delle trappole nelle quali finiscono tante persone che si impoveriscono e rovinano la vita, se poi la pubblicità di quel prodotto tossico che è il gioco d’azzardo è consentita. Un ragionamento semplice ma un po’ ipocrita, perché proprio lo Stato è un grande beneficiario della passione degli italiani per il gioco d’azzardo, visto che il gettito è 11,2 miliardi di euro.
LOBBY ALL’ATTACCO
Dal primo giorno, c’è una potente categoria che ha iniziato a lamentarsi del decreto dignità: le squadre di calcio di Serie A, che avevano spesso come sponsor principale sulle maglie proprio le società di scommesse online sul calcio.
In realtà, il divieto è stato aggirato fin da subito: l’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni, nel 2019 ha preso una decisione molto contestata: non si può fare pubblicità alle società di scommesse, ma è consentito segnalare i siti di informazione creati dalle stesse società di scommesse.
Il sito di scommesse Star Casinò non può fare pubblicità, ma il sito informativo abbinato, starcasino.sport invece sì.
Le Iene hanno denunciato di recente che perfino un consigliere di amministrazione dell’Inter che si è dimesso da poco, Andrea Carassai, è a capo di una azienda che fornisce servizi al settore delle scommesse online. Lo sponsor principale dell’Inter è Betsson, una società di scommesse, anche se nel solito schema che prevede di pubblicizzare il sito di informazione Betsson Sport e non la piattaforma di gioco.
Non sembra una norma particolarmente invasiva, eppure da anni le società del settore, e soprattutto quelle di Serie A che ambiscono ad avere più ricavi dal gioco online, fanno una notevole pressione di lobbying per rimuovere ogni divieto.
La Juventus, in un documento depositato in Senato nell’ambito dei lavori per la riforma del calcio, lamenta che il settore è abbandonato dalla politica, e cita proprio il problema delle scommesse online:
“A tutto ciò si aggiunge l’assenza di ogni forma, non dico di aiuto economico, ma di supporto al sistema calcio Italia: negli anni, infatti, ai club sono state vietate le sponsorizzazioni da parte delle società di betting nell’ambito del cd. “decreto dignità” per il quale non sono mai stati misurati i risultati, è stato cancellato il cd. “decreto crescita” che prevedeva delle agevolazioni fiscali per gli atleti d’elite senza valutarne i benefici e sulla falsariga di un populismo secondo il quale agevolazioni fiscali per gli atleti stranieri toglievano spazio ai giocatori italiani (ipotesi non corroborata da alcun dato)”
Pure una società di taglia diversa, l’Hellas Verona, sostiene che i ritardi del calcio italiano siano dovuti anche all’assenza di fondi sufficienti dalle società di scommesse online:
“È mancata la parte in cui governo, squadre, Enti terzi (nella fattispecie le società di Betting) hanno condiviso progetti e (soprattutto) fondi (anche sotto forma di sgravi e quant’altro per la parte pubblica) per la costruzione e privatizzazione degli impianti”
La Lega Calcio vuole più soldi dalle scommesse, e ne vuole di più per la serie A. In realtà i numeri non tornano molto, l’amministratore delegato della Lega di Serie A, Luigi De Siervo, ha ripetuto in questi anno che dal divieto delle scommesse online i club hanno un danno di 100 milioni di euro l’anno, mentre la differenza nella raccolta di scommesse tra Lega e Premier League, per esempio, è di oltre 40 miliardi di euro.
Semplicemente il campionato inglese è più ricco e più interessante di una Serie A le cui squadre più forti in Europa non riescono più a vincere.
L’ANALISI DEL DECRETO DIGNITÀ DI LEONARDO BISON
Leonardo Bison è un collaboratore del Fatto Quotidiano che si è occupato di calcio e scommesse. Cosa è cambiato con il decreto Dignità del 2018? E che bilancio possiamo farne?
Nel 2018 il decreto dignità ha vietato semplicemente la pubblicità diretta e indiretta delle scommesse del gioco d’azzardo. Un divieto molto esteso, il più esteso in Europa e in Occidente, è andato male.
O meglio è andato molto peggio del previsto perché le società di scommesse hanno chiesto chiarimenti e l’Agcom nel 2019 ha chiarito che era permessa la pubblicità che non invitasse al gioco ma, diciamo, illustrasse il gioco e come si fa a giocare consapevolmente.
Quindi già adesso vediamo tutte le domeniche operatori che ci illustrano le quote per questa o quella partita, vediamo banner di società, di siti che hanno lo stesso nome di società di scommesse ma sono siti informativi, per esempio con .sport al posto di .com o cose del genere.
Quindi sicuramente il bilancio non è positivo perché è stato un divieto largamente aggirato. Il problema è che tutti gli operatori e chi si occupa di gioco d’azzardo e di assistere le persone ludopatiche chiaramente dicono che se un divieto non basta va esteso, non va eliminato. Diversa è l’opinione della Serie A dello sport professionistico che vede soprattutto i soldi persi.
Con la crescita globale del gioco d’azzardo, del gioco d’azzardo online, le società di scommesse sono i migliori pagatori in questo momento e quindi vedono soprattutto i soldi persi dalle mancate sponsorizzazioni.
Quali sono i club che avrebbero i benefici maggiori?
Ne beneficerebbero tutti, se vogliamo parlare di club, quindi di società private e non di comunità sociale italiana.
Per esempio l’Inter, che ha fatto un accordo con Betsson, che è una società di scommesse, ma è stato permesso perché sulle maglie si sponsorizza con appunto Puntosport e quindi risulta un sito informativo. L’Inter prende 150 milioni di euro in cinque anni da Betsson.
Negli altri club più piccoli potrebbero prendere naturalmente cifre inferiori, ma sembrano molto importanti. Facciamo l’esempio della Premier League, in cui ci sono 11 club su 20 che hanno un’agenzia di scommesse come main sponsor. Parliamo solo del main sponsor, non dei side sponsor.
Quindi sono una montagna di soldi che verrebbero riversati sulla Serie A, ma non solo sulla Serie A, cioè su tutto lo sport professionistico.
Ci sono altri favori che questo governo sta facendo al mondo del calcio e in particolare alla Serie A?
Sì, qualche favore c’è stato, c’è stata soprattutto la possibilità di spalmare i debiti delle società indebitate in deroga, tra i quali quelli della Lazio, del presidente Claudio Lotito, che è anche un senatore di Forza Italia, ma questo è soprattutto un favore alla lobby delle società di scommesse e dell’azzardo con la scusa di finanziare il calcio, perché mi sembra giusto ribadirlo, noi parliamo di un gioco online, che è più che raddoppiato in meno di dieci anni in Italia e questo vale in tutto il mondo.
Quindi associare lo sport professionistico all’azzardo, considerando che l’azzardo è particolarmente attrattivo per i giovani uomini, ci dicono i giovani maschi, ci dicono le statistiche, può essere importante soprattutto per le agenzie di scommesse e andare a impattare sull’intero sport professionistico italiano o sull’intera immagine dello sport professionistico in Italia, come già avviene per esempio negli Stati Uniti, dove le società di scommesse si associano a qualsiasi campionato professionistico.
GIOCARE (NON) RESPONSABILMENTE
Il centrodestra ha recepito in pieno le richieste della Serie A e delle società di scommesse. Ma, come spesso accade in questi casi, nessuno ha il coraggio di rivendicare l’obiettivo ultimo, cioè avere più giocate, più soldi, più incassi per lo Stato, pur sapendo che incentivare il gioco d’azzardo è pericolosissimo.
Il senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, ha presentato la riforma del calcio spiegando che una parte dei soldi che verranno raccolti dall’incentivo all’azzardo andrà a finanziare progetti contro la ludopatia.
Come promuovere i superalcolici e in contemporanea incentivare i progetti per disintossicarsi dall’alcol.
Il paragone tra gioco d’azzardo e calcio si può fare su più livelli. Anche la pubblicità per l’alcol è lecita, accompagnata dall’ipocrita slogan “bevi responsabilmente”, che nessuno sa cosa voglia dire: bere poco? bere e non guidare? bere soltanto a casa propria?
Non si sa, quello che si sa è che l’evidenza scientifica ricordata senza sosta dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Istituto superiore di Sanità è che l’alcol fa male, sempre, anche soltanto un bicchiere. Quindi non c’è alcun modo innocuo di bere.
E lo stesso vale per il gioco: non si può giocare responsabilmente, perché l’intero settore dell’azzardo, legale o illegale, si fonda sul fatto che il banco vinca sempre, che le probabilità siano a favore dell’organizzatore.
Gli economisti direbbero che il valore atteso della scommessa è sempre negativo: puoi vincere una volta, certo, ma il sistema è strutturato in modo da generare un trasferimento di risorse dai giocatori alle aziende che organizzano le scommesse. Altrimenti da dove arriverebbero tutti quei milioni da investire sulle sponsorizzazioni delle varie squadre?
L’unico modo per giocare responsabilmente è non giocare affatto.
E neppure vale la pena nascondersi dietro la distinzione tra gioco legale e illegale: come dimostrano molte inchieste giudiziarie, la criminalità organizzata riesce a infiltrare anche il sistema del gioco legale. E le scommesse online oggi si intrecciano con un altro casinò nel quale molti rischiano di perdere tutto, quello delle criptovalute, usate proprio su molte piattaforme di betting.
La società Tether, che ha creato la criptovaluta USDT, si è comprata di recente il 5 per cento della Juventus.
E’ chiaro che un sistema del calcio che si regge sull’azzardo e su spennare i tifosi spingendoli verso giochi sempre in perdita non può poi lamentarsi se anche alcuni dei giocatori più noti cedono alla tentazione delle scommesse, che a loro sarebbero vietate per l’ovvia ragione che possono influenzare le probabilità di vittoria della propria squadra e degli avversari.
Ma se i giocatori-scommettitori, anche dopo che sono stati scoperti e sanzionati, vengono addirittura chiamati in nazionale – è il caso di Sandro Tonali e di Nicolò Fagioli – non possiamo poi lamentarci della ludopatia. Anzi, la lotta della lobby ai limiti del decreto Dignità dimostra che la ludopatia è il pilastro su cui si regge il calcio italiano.