Ecco come il Pentagono rassicura gli alleati sugli F-35

Il Pentagono ha ufficialmente negato le affermazioni secondo cui i caccia F-35 contengono un "kill switch" azionabile da remoto in grado di disattivare il jet di Lockheed Martin. La dichiarazione giunge mentre alcuni partner stanno riconsiderando l'acquisto e l'Ue mette in discussione la sua dipendenza dalle armi americane. Tutti i dettagli

Mar 19, 2025 - 13:02
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Ecco come il Pentagono rassicura gli alleati sugli F-35

Il Pentagono ha ufficialmente negato le affermazioni secondo cui i caccia F-35 contengono un “kill switch” azionabile da remoto in grado di disattivare il jet di Lockheed Martin. La dichiarazione giunge mentre alcuni partner stanno riconsiderando l’acquisto e l’Ue mette in discussione la sua dipendenza dalle armi americane. Tutti i dettagli

No, non c’è un “kill switch” sui caccia americani F-35 in grado di disattivarne il funzionamento, parola del Pentagono.

Il 18 marzo il Joint Program Office (Jpo), collegato al Dipartimento della Difesa americano che gestisce il programma F-35, ha rilasciato una dichiarazione con cui precisa che non esiste un “kill switch” sul jet da combattimento stealth che gli Stati Uniti potrebbero usare per renderlo inefficace, riportava ieri Breaking Defense.

La rassicurazione è diventata “necessaria” sulla scia delle recenti prese di posizioni di due alleati americani.

La precisazione arriva infatti dopo che Portogallo prima e Canada poi hanno entrambi dichiarato pubblicamente di aver rivalutato le loro future esigenze di caccia in mezzo alle tensioni con Washington. Non solo, con le tensioni tra l’amministrazione di Donald Trump e i paesi dell’Unione europea, anche la Germania potrebbe riconsiderare l‘acquisto di caccia stealth americani a favore di soluzioni europee, come il Rafale della francese Dassault o l’Eurofighter.

Non solo, si teme che il governo degli Stati Uniti possa decidere di bloccare l’accesso agli aggiornamenti software e ai pezzi di ricambio necessari per rendere l’F-35 completamente operativo.

Allo stesso tempo, visto il disimpegno americano paventato da Trump, anche l’Ue sta spingendo affinché i governi dei paesi membri sfruttino i prestiti Ue per acquistare sistemi di difesa dai produttori europei.

Tutti i dettagli.

LA DICHIARAZIONE DEL PENTAGONO

“Non c’è un kill switch”, ha affermato il Joint Program Office (Jpo) per il programma F-35 in una dichiarazione. “Il programma opera in base ad accordi consolidati che garantiscono a tutti gli operatori dell’F-35 le capacità necessarie per sostenere e far funzionare efficacemente i loro aerei. La forza del programma F-35 risiede nella sua partnership globale e rimaniamo impegnati a fornire a tutti gli utenti la piena funzionalità e il supporto di cui hanno bisogno” ha aggiunto.

LA POSIZIONE DEL JPO

Nella sua dichiarazione, il JPO ha ribadito che la natura internazionale del programma è tra i suoi maggiori punti di forza.

“L’F-35 è concepito, sviluppato e continua a essere gestito e sostenuto come una piattaforma congiunta/di coalizione, costruita su solide partnership con alleati degli Stati Uniti e nazioni partner in tutto il mondo”, prosegue la dichiarazione. “Fin dal suo inizio, l’F-35 rappresenta uno sforzo collaborativo, integrando le competenze e i contributi di più paesi per garantire che soddisfi le esigenze operative di tutti i suoi utenti”.

E QUELLA DEL PRINCIPALE APPALTATORE MILITARE

Anche Lockheed Martin, prime contractor del programma, ha affermato che l’azienda “si impegna ad aiutare i nostri clienti a rafforzare la loro potenza aerea e la loro sicurezza con l’F-35”.

“Il programma F-35 ha recentemente superato 1 milione di ore di volo in 16 servizi militari che hanno pilotato l’aereo. Restiamo impegnati a fornire l’affidabile e capace F-35 per consentire ai nostri clienti di completare le loro missioni e tornare a casa sani e salvi” ha concluso il colosso della difesa americano.

KILL SWTICH SÌ O NO?

Ad alimentare le perplessità tra i paesi partner dell’F-35 la rinnovata tesi secondo cui i velivoli dispongono di un “kill switch” che può tenerli a terra dal Pentagono.

È quanto ha denunciato di recente l’eurodeputato francese Christophe Gomart, già capo dell’intelligence francese (DRM, Direction du Renseignement Militaire) in un’intervista al quotidiano Le Point. Secondo l’ex militare, la capacità operativa dei caccia europei F-35 dipende in larga parte dall’approvazione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Non si è mai materializzata alcuna prova effettiva di un kill switch, ricordava di recente Defense One.

IL DIBATTITO IN ITALIA

Da parte sua il generale Luca Goretti, Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana, ha ricordato che comunque gli “F35 in garage ce l’abbiamo noi, possiamo quindi operare con il velivolo”.

Eppure secondo gli esperti militari, è vero e risaputo che l’F-35 può essere bloccato da remoto se usato per finalità non condivise dagli Stati Uniti, come notato di recente dal professor Germano Dottori.

A Startmag l’analista Emmanuele Panero, responsabile del Desk Difesa e Sicurezza del CeSI, aveva evidenziato che “l’acquisizione di sistemi d’arma da un qualsiasi Paese terzo, benché a seguito di un programma congiunto come quello del Joint Strike Fighter F-35 di Lockheed Martin, implica tipicamente che lo stesso mantenga un cosiddetto capacity edge, ma questo non stravolge l’operatività della piattaforma”.

IL COMMENTO DEGLI ESPERTI OLTREOCEANO

“[Non] è un kill switch elettronico. Gli Stati Uniti non possono nemmeno prendere il controllo remoto dell’F-35”, ha osservato a Breaking Defense Stacie Pettyjohn, direttrice del programma di difesa presso il Center for a New American Security, think tank con sede a Washington.

“Ma interrompendo il supporto alla manutenzione, le spedizioni di pezzi di ricambio e tagliando fuori gli F-35 stranieri dalle reti informatiche statunitensi, l’aereo verrebbe rapidamente ostacolato. Senza questi aggiornamenti software, gli F-35 potrebbero volare, ma sarebbe molto più probabile che venissero abbattuti dalle difese aeree nemiche. Inoltre, senza i manutentori e i pezzi di ricambio degli Stati Uniti, sarebbe difficile mantenere l’aereo in volo a lungo, poiché si tratta di un sistema d’arma incredibilmente complesso”, ha aggiunto Pettyjohn.

LE MOSSE DI PORTOGALLO E CANADA

Nonostante la rassicurazione del Pentagono, persistono preoccupazioni tra gli alleati chiave sulla capacità di Washington di limitare la manutenzione, i pezzi di ricambio e gli aggiornamenti software critici.

Inoltre, sta pesando il crescente scetticismo nei confronti delle politiche di difesa degli Stati Uniti che stanno spingendo diversi paesi europei a rivalutare le loro strategie di approvvigionamento di jet da combattimento.

Come detto all’inizio, Lisbona ha annunciato che non sostituirà la sua flotta di F-16 con gli F-35. Anche Ottawa ha fatto sapere che sta attivamente prendendo in considerazioni possibili alternative al caccia stealth F-35 e che terrà colloqui con i produttori di aeromobili rivali.

La Germania è sottoposta a crescenti pressioni da parte della sua industria della difesa nazionale per spostarsi verso aerei di fabbricazione europea. Il 17 marzo Thomas Pretzl, presidente del comitato aziendale centrale di Airbus Defence and Space, ha esortato Berlino a riconsiderare il suo acquisto pianificato di 35 F-35A, sostenendo che la dipendenza da jet di fabbricazione americana potrebbe comportare rischi strategici a lungo termine.

LA VIA BUY EUROPEAN

Quale strada quindi per gli alleati europei?

Come ricostruiva ieri il Corriere della Sera, “sette Paesi Ue, calcola Jefferies, hanno flotte composte solo da caccia Made in Usa. Se si tiene conto non solo dei jet in attività ma anche di quelli ordinati, poi, in Europa il «domestico» Eurofighter cede il passo all’F-35 americano (381 a 399 che potrebbero diventare 424 se il Parlamento italiano autorizzerà la commessa da 7 miliardi di altri 25 F35)”.

Non ha dubbi il presidente francese Emmanuel Macron che ha colto l’incertezza che circonda il programma F-35 per sostenere un’industria della difesa europea più forte.

“Ho chiesto agli industriali, su sistemi in cui abbiamo i migliori prodotti, di andare a cercare gli Stati europei che hanno preso l’abitudine di comprare americano”, ha annunciato Macron, ripreso da Mattinale Europeo. “A quelli che comprano Patriot, dobbiamo proporre il Samp/T franco-italiano di nuova generazione. A quelli che comprano F-35, dobbiamo proporre il Rafale. È così che aumenterà la velocità di produzione”, ha sostenuto il presidente francese.

LE PAROLE DI VON DER LEYEN

Nel suo discorso all’Accademia militare reale danese a Copenaghen, ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che l’Ue istituirà un meccanismo europeo di vendita militare.  Per la difesa “dobbiamo acquistare più prodotti europei” e “unire la nostra domanda e l’approvvigionamento è ancora più importante”, ha precisato von der Leyen. “Gli Stati membri devono poter contare pienamente sulle catene di fornitura della difesa europea. Soprattutto in tempi di urgente necessità e un mercato europeo lo garantirebbe”, ha concluso.