Dazi: la Ue decide ma congela i controdazi dopo la svolta di Trump e si prepara a trattare ma con il bazooka sul tavolo
La Ue "Pronta a sospendere i dazi in caso di intesa equa", ma scattano quelli di risposta alle tariffe su alluminio e acciaio. Si lavora sul bazooka. Oggi riunione d'urgenza L'articolo Dazi: la Ue decide ma congela i controdazi dopo la svolta di Trump e si prepara a trattare ma con il bazooka sul tavolo proviene da FIRSTonline.


La retromarcia di Trump sui dazi era prevista da alcuni, sperata da molti. È arrivata ieri dopo il quarto giorno consecutivo di crollo dei mercati azioniari con un post sul social Truth. Annunciata una pausa di 90 giorni sui dazi a tappeto, concedendo a tutti i Paesi una base comune del 10%, ad eccezione della Cina, che vedrà imposte ancora più alte, dal 104% al 125%. Il motivo spiega Trump è “la mancanza di rispetto che la Cina ha mostrato nei confronti dei mercati mondiali”.
Trump: dalla tregua ai negoziati. Fa eccezione solo la Cina
Solo poche ore prima Trump aveva esortato il Paese “ad essere calmo” mentre Cina e Unione Europea stavano già perfezionando le risposte per far fronte alle ricadute finanziarie che si estendevano ai mercati obbligazionari. La Ue ha intanto già deciso ieri un calendario di ritorsioni a partire dal 15 aprile come risposta per i dazi di marzo (non rientranti nella pausa dei 90 giorni) su acciaio e alluminio per 21 miliardi di euro. Pechino ha imposto tariffe aggiuntive sulle importazioni dagli Stati Uniti per un totale dell’84%. Tutto sembrava quindi destinato a seguire il percorso di una guerra commerciale tra dazi e contro dazi dagli esiti disastrosi. “Quando si colpisce gli Stati Uniti d’America, il Presidente Trump risponderà con ancora più forza”, aveva dichiarato la portavoce Karoline Leavitt ai giornalisti lasciando intendere che non si stava aprendo alcuno spiraglio per eventuali negoziati.
Il passo indietro di Trump ha riportato subito il mercato azionario in territorio positivo. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha annunciato l’intenzione di incontrarsi questa settimana con i suoi omologhi di Giappone, Vietnam e Corea del Sud per lavorare ad accordi bilaterali. E per il 17 aprile è stato confermato l’incontro di lavoro con la premier italiana Giorgia Meloni, iniziativa bilaterale che ha già suscitato dubbi e perplessità a Bruxelles e soprattutto a Parigi.
Una tregua di 90 giorni per i dazi era già stata ventilata alcuni giorni fa. Ne aveva accennato in un’apparizione a Fox News il consigliere economico nazionale Kevin Hassett. La notizia era stata subito smentita favorendo altre “montagne russe” nei mercati azionari. Ma ieri l’escalation dei dazi da parte della Cina e le turbolenze delle Borse hanno spinto la Casa Bianca a confermare la pausa di tre mesi.
Ue: oggi riunione d’emergenza per decidere il da farsi
La nuova situazione verrà presa in esame oggi dal vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per l’industria Stéphane Séjourné. Sarà lui a presiedere una riunione d’emergenza del Forum dell’industria.
L’obiettivo della riunione di oggi è di consentire al commissario di perfezionare l’analisi della situazione dell’industria europea nel nuovo contesto e preparare la risposta e le misure di protezione nei confronti degli Stati Uniti. Séjourné discuterà i diversi scenari, i rischi relativi alla chiusura del mercato americano e gli effetti collaterali (sovracapacità cinese e di altri Paesi) e le possibili misure di ritorsione con impatto più limitato sulla nostra economia europea.
Al meeting parteciperanno associazioni professionali europee generali e settoriali: Business Europe, Ert, Europa Bio (biotecnologie), Acea (settore automobilistico), Cecimo (tecnologie di produzione), MedTech Europe (settore medicale), Orgalim (settori tecnologici), l’Associazione dei Produttori di Vetro, Eurometaux, Eurofer (settore siderurgico), Efpia (settore farmaceutico), Sea Europe e Boating Europe (settori marittimi), AeroSpace (difesa e aeronautica), Ebf (banche), Cefic (settore chimico), Cosmetics Europe, Clepa (produttori di apparecchiature) gli amministratori delegati delle aziende dei settori più interessati: biotecnologie (SwiftPharma), automotive (Mercedes, Valeo, Bosch), tecnologia (Siemens, Imec, Asml, GF Maching Solutions, Velatia), trasporti (Airbus), siderurgia (Tata); le parti sociali: IndustriAll e Ces (sindacati), Beuc (consumatori).
Ue: “Pronti a sospendere i dazi di ritorsione”
Ieri è stata anche la giornata in cui la Ue ha deciso i dazi di ritorsione per quasi 21 miliardi di euro di prodotti statunitensi come soia, motociclette e succo d’arancia per rispondere alle tariffe di Donald Trump su acciaio e alluminio. Una decisione presa a 26 con il voto contrario della sola Ungheria di Orban.
I controdazi dovrebbero partire in tre tranche, la prima il 15 aprile. “Siamo pronti a sospenderli se ci sarà un’intesa equa” hanno spiegato ieri i funzionari della Commissione. Ora lo stop di 90 giorni costituisce, per Bruxelles, quel “reale impegno” che finora era mancato.
La presidente della Commissione tuttavia è intenzionata ad andare avanti per la sua strada dando il via libera alle contromisure che rispondono all’offensiva di Trump su acciaio e alluminio (risalente a marzo), e non alla tempesta scatenata dalla Casa Bianca il 2 aprile. Dei quattro allegati che compongono la lista dei dazi europei solo il primo elenco sarà operativo il 15 aprile. Il secondo e il terzo allegato saranno effettivi il 16 maggio, il quarto il primo dicembre. Il 15 aprile i controdazi colpiranno prodotti come le moto Harley, Levi’s o burro di arachidi, mirtilli rossi, mais dolce, sigarette e tabacco da masticare.
Questa la risposta immediata di Bruxelles. “L’UE – spiegano alla Commissione – ritiene che i dazi statunitensi siano ingiustificati e dannosi, in quanto causano danni economici a entrambe le parti e all’economia globale. L’Ue ha espresso la sua chiara preferenza per la ricerca di soluzioni negoziate con gli Stati Uniti, che siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose”.
Ma in caso di un mancato accordo è sempre pronto a scattare il vero Bazooka che potrebbe riguardare misure molto pesanti sulle grandi società americane, i cosiddetti giganti del Web che godono ancora in Europa di misure molto vantaggiose.